Meloni torna in Senato tra elusioni, battute e qualche sonnellino

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Redazione Interno Redazione Interno   -   Giorgia Meloni, assente dal question time da oltre un anno e mezzo, è tornata a confrontarsi con i senatori, in un’Aula dove non sono mancati gli episodi che hanno attirato l’attenzione più delle risposte della premier. Mentre Claudio Lotito, senatore di Forza Italia, sembrava cedere al torpore pomeridiano, Matteo Renzi ha colto l’occasione per pungolare la presidente del Consiglio, riaccendendo il dibattito sulla riforma elettorale.

La premier, da parte sua, ha mantenuto uno stile che ormai le è consueto: lunghe dissertazioni, spesso circostanziate ma scarsamente incisive, tanto da spingere Stefano Patuanelli (M5S) a citare, con ironia, il conte Mascetti di Amici miei: «Noi da lei ci aspettavamo una risposta elusiva e inconcludente…». La battuta, che ha strappato sorrisi persino tra i banchi della maggioranza, ha sottolineato una certa frustrazione dell’opposizione di fronte a un dialogo percepito come monologo.

Sul tema delle preferenze, Meloni ha ribadito la sua apertura, mentre Matteo Salvini ha frenato, sostenendo che una riforma in tal senso potrebbe danneggiare la Lega. La discussione, dopo i rumors degli ultimi giorni, sembrava essersi sopita, ma l’intervento di Renzi ha riportato la questione sotto i riflettori, costringendo la premier a prendere posizione.

Non sono mancati gli scontri sui temi caldi: dalla gestione dei fondi per la sanità – con Meloni che ha scaricato sulle regioni la responsabilità delle liste d’attesa – alla crisi internazionale, con FdI che ha esaltato l’anticipo del nuovo Patto Ue su migrazione e asilo. Intanto, Forza Italia ha spostato l’attenzione sul fisco, chiedendo interventi per i redditi medi, in un dibattito che resta però ancora in superficie.