Stato-Comuni. La “copertura” ICI – L’ esenzione da questa imposta è stata realizzata in modo errato

Problemi di bilancio del Comune di Milano – Intervento a Federlombarda Edilizia
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In merito alla polemica tra Stato e Comuni-Anci sulla copertura del taglio ICI.
L’esenzione ICI per la prima casa attuata in modo errato.
Squilibri nella finanza locale.

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici: “Lo Stato, con l’esenzione ICI per le abitazioni principali in proprietà realizzata in modo errato (attraverso l’eliminazione diretta dell’obbligo tributario) ha modificato unilateralmente il sistema della finanza locale, riducendo il gettito fiscale a favore dei comuni e producendo squilibri nella finanza comunale che stentano ad essere assorbiti. Lo Stato ha dunque intaccato l’autonomia impositiva degli enti locali creando problemi di bilancio agli stessi: senza poi essere in grado di supplire con adeguati e congrui trasferimenti compensativi. Quella esenzione avrebbe dovuto,viceversa, attuarsi riconoscendo ai contribuenti dell’ICI (ovviamente solo per l’abitazione principale in proprietà) di detrarre fiscalmente l’imposta versata al Comune dalle imposte dovute all’erario. In tal modo si sarebbe realizzata la vera indifferenza dei comuni a fronte del beneficio fiscale concesso ai contribuenti.
Così non è : come è concepita, l’esenzione ICI presenta aspetti applicativi assai problematici. Tanto da aver innescato una seria querelle tra Stato, Comuni ed ANCI, l’Associazione rappresentativa degli stessi. Da un lato, infatti, risulta complicato e controvertibile l’accertamento, sul piano “storico”, della riduzione del gettito conseguente all’introduzione dell’esenzione.
E d’altro lato il sistema adottato rende ardua, se non impossibile, la compensabilità, da parte dello Stato, degli incrementi annuali del gettito, che potrebbero intervenire come effetto ordinario del meccanismo operativo di quell’imposta ( ad esempio a seguito dei riclassamenti e delle rivalutazioni catastali ). Se questa è dunque la modalità di intervento dello Stato nell’attuare il federalismo fiscale non possiamo certamente essere d’accordo.
Trasferire funzioni, competenze, oneri agli enti locali e ridurre progressivamente i trasferimenti, gli investimenti, le spese dirette erariali in sede locale, come fa lo Stato, costringe gli enti locali a calcare la mano con le tasse e con gli oneri parafiscali di cui hanno la disponibilità propria.
Ed allora ecco nei diversi comuni l’aumento del carico ICI (con aliquote maggiori od operazioni selvagge di riclassamento degli immobili), degli oneri di urbanizzazione e dei contributi di costruzione, delle tasse per l’occupazione del suolo pubblico e per i passi carrabili, della Tarsu, l’istituzione della TIA (tariffa di igiene ambientale, rifiuti+pulizia città; in molti comuni ha sostituito la Tarsu – solo rifiuti – a far tempo dal 2002 ), di addizionali Irpef, l’ecopass, il ricorso sempre più frequente al project financing, i pedaggi sulle tangenziali, la rigida politica delle contravvenzioni comunali e via dicendo.

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