La locazione non incentivata, di Clerici Assoedilizia

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana.
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L’ESPERTO MARIO BREGLIA: FISCO ANCORA TROPPO PESANTE
Il ballo del mattone resta un lent «Meno tasse e più ristrutturazioni»
Matteo Palo

MILANO
«Con le condizioni che ci sono oggi sul mercato,dovremmo assistere a un boom. La verità è che, invece, le cifre non sono così positive come dovrebbero essere».

Per Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari, i numeri sull’andamento dell’edilizia vanno letti con attenzione.

Analizzati in controluce, dicono che il settore non si è ancora ripreso del tutto. Alcuni elementi, come una tassazione ancora molto sfavorevole, continuano a penalizzarlo. Per rimettere in moto il comparto, allora, serve un’operazione di ampio raggio sulle ristrutturazioni nei grandi centri urbani.

Presidente, come vede questa ripresa?

«Diciamo la verità. È ancora molto fragile. Per darle qualche numero, al momento siamo ancora a 420-430mila compravendite in un anno. È la metà rispetto ai massimi, ma comunque è ancora molto poco rispetto a quello che possiamo considerare un livello equilibrato, intorno alle 600mila transazioni.
Con le condizioni attuali, sono numeri che stupiscono».

Quali condizioni?

«I tassi di interesse per i mutui così bassi, i costi delle case ridotti del 25% rispetto all’inizio della crisi e la domanda abitativa che, in base a tutte le indagini, risulta molto alta. C’è voglia di comprare case, ma questo non succede».

Secondo lei perché?

«Certamente contribuisce il clima di incertezza di questi mesi. Ma, allo stesso tempo, vanno considerati altri fattori, come un prodotto che è ancora molto scadente. In questi anni non si è costruito. Così chi compra non trova abitazioni nuove, ma immobili da ristrutturare, sui quali cioè c’è da spendere ancora altro denaro».

Questo si collega ai problemi che le imprese di costruzioni continuano ad avere…

«Se non riparte il residenziale, le imprese restano bloccate. E dobbiamo considerare che, in questi anni, non abbiamo fatto altro che mettere sul mercato l’invenduto che c’era all’inizio della crisi. Da 500mila abitazioni invendute siamo passati a 150mila».

Come si rimette in movimento il mercato?

«Escluso che si possa puntare sul nuovo. La ricetta per le imprese è lavorare sulle ristrutturazioni urbane. Bisogna lanciarsi sulle grandi ristrutturazioni nelle zone centrali, dove la gente vuole vivere. Anche attraverso operazioni di suddivisione».

Non hanno senso gli spazi pensati decenni fa?

«No, oggi ci sono aree dove abbiamo grandi appartamenti abitati dal vecchietto che vive da solo in una casa di cento metri quadri e non ce la fa a pagare l’Imu. È un modello che non può funzionare. Queste ristrutturazioni, poi, potrebbero dare una spinta anche agli affitti».

In che senso?

«Queste abitazioni potrebbero anche essere affittate. Ma il mercato delle locazioni va incentivato, perché nel nostro Paese è quasi scomparso. Sconta ancora una tassazion penalizzante; poche cose sono disincentivate come l’affitto in Italia. Solo riuscendo a mettere insieme queste spinte si possono riavviare le costruzioni».
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