ASCOLI PICENO, TEATRO VENTIDIO BASSO. STAGIONE DI PROSA e RAGAZZI 2018/19

Apertura stagione di prosa il 10 E 11 Ottobre 2018. MASSIMO LOPEZ E TULLIO SOLENGHI "LOPEZ & SOLENGHI SHOW"
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) ASCOLI PICENO, TEATRO VENTIDIO BASSO.
STAGIONE DI PROSA e RAGAZZI 2018/19

Da ottobre ad aprile una nuova ricca, diversificata e come sempre curiosa stagione di prosa e una proposta per tutta la famiglia attende il pubblico del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno. Il cartellone - promosso dal Comune di Ascoli Piceno con l’AMAT, il contributo di Regione Marche, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e il sostegno di Bim Tronto – offre una proposta ampia e diversificata, di tanti “colori e sfumature” come solo il teatro è capace di restituire e si compone di tredici titoli, di cui otto del cartellone di prosa, un fuori abbonamento di danza e quattro per i ragazzi.

L’inaugurazione della stagione il 10 e 11 ottobre è con Lopez e Solenghi show, insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale. Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, scketch, performance musicali, improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Il 10 e 11 novembre Veronica Pivetti diretta da Emanuele Gamba si cimenta in Viktor und Viktoria, commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale. Monica Casadei, eclettica coreografa emiliana, presenta con la compagnia Artemis Danza il 23 e 24 novembre Il barbiere di SivigliaSiviglia. Dopo le tragiche vicende di Traviata, Tosca, Carmen, Anna Bolena e Lucia di Lammermoor, alle quali ha consacrato le creazioni degli ultimi anni, Monica Casadei apre una parentesi sul mondo dell’opera buffa dando vita a una speciale versione coreografica del capolavoro rossiniano. Alessandro Preziosi è Vincent Van Gogh, in manicomio, nell’omonimo spettacolo diretto da Alessandro Maggi al Ventidio Basso il 18 e 19 dicembre. La pièce è una sorta di thriller psicologico attorno al tema della creatività artistica che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Il testo di Stefano Massini è vincitore del Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 per la “scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva”. Realtà, immaginazione, paura e fantasia si mescolano in Mi amavi ancora…, vicenda avvincente, testo premiato dall'Accademia Francese per la Nuova Drammaturgia, firmata dall’autore Florian Zeller e qui interpretata da Ettore Bassi e Simona Cavallari diretti dalla regia di Stefano Artissunch. Leo Gullotta diretto dalla regia di Fabio Grossi è il protagonista il 9 e 10 febbraio di Pensaci, Giacomino di Luigi Pirandello, testo scritto nel 1917 dal premio Nobel agrigentino e tutt’ora di grande contemporaneità. Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano: Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, Il Gabbiano di Anton Čechov al Teatro Ventidio Basso il 12 e 13 marzo. Un grande classico, I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij, conclude la stagione in abbonamento il 29 e 30 marzo nella nuova interpretazione di due giganti della scena, Glauco Mauri e Roberto Sturno diretti dalla regia di Matteo Tarasco.

Il 21 ottobre un appuntamento fuori abbonamento impreziosisce la stagione con protagonista la danza interpretata da un’artista d’eccezione, l’étoile di fama internazionale Eleonora Abbagnato, stella del firmamento mondiale. Puccini, questo il titolo dello spettacolo, porta la firma per coreografia e regia di Julien Lestel. Il coreografo francese ha creato questo balletto ispirato alle eroine pucciniane e alle celebri arie da Manon Lescaut, La Bohème, Suor Angelica, Tosca, Madame Butterfly per la sua compagnia con sede a Marsiglia che si esibì per la prima volta nel 2014. Lo spettacolo di Lestel è impreziosito dai costumi affascinanti di Patrick Murru e dalle magiche luci di Lo-Ammy Vaimatapako, ed è una Produzione Daniele Cipriani Entertainment.

Una stagione di teatro per tutta la famiglia attende il pubblico dal 28 ottobre con quattro appuntamenti domenicali che hanno come fil rouge in tema della “paura”, esorcizzata, superata e vissuta come occasione di confronto con essa in una positiva e divertente esperienza di crescita. Si inizia con Cappuccetto rosso de La luna nel letto che lascia spazio il 16 dicembre a un altro grande classico, Pollicino del Teatro del Piccione. Il 10 marzo la rassegna prosegue con Bu bu settete! Fammi ridere che io non ho paura di ATGTP per concludersi il 7 aprile con La storia di Hansel e Gretel della compagnia Crest.

PROGRAMMA.

PROSA.

10 E 11 OTTOBRE:
MASSIMO LOPEZ E TULLIO SOLENGHI
LOPEZ & SOLENGHI SHOW
JAZZ COMPANY
GABRIELE COMEGLIO.

10 E 11 NOVEMBRE:
VERONICA PIVETTI
VIKTOR und VIKTORIA
REINHOLD SCHUNZEL
GIOVANNA GRA
EMANUELE GAMBA

23 E 24 NOVEMBRE:
ARTEMIS DANZA
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
MONICA CASADEI.

18 E 19 DICEMBRE:
ALESSANDRO PREZIOSI
VINCENT VAN GOGH
L’ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO
STEFANO MASSINI
ALESSANDRO MAGGI.

12 E 13 GENNAIO:
ETTORE BASSI E SIMONA CAVALLARI
MI AMAVI ANCORA....
FLORIAN ZELLER
STEFANO ARTISSUNCH.

9 E 10 FEBBRAIO:
LEO GULLOTTA
PENSACI, GIACOMINO
LUIGI PIRANDELLO
FABIO GROSSI

12 E 13 MARZO
MASSIMO RANIERI
IL GABBIANO
ANTON ČECHOV
GIANCARLO SEPE

29 E 30 MARZO
GLAUCO MAURI E ROBERTO STURNO
I FRATELLI KARAMAZOV
FËDOR DOSTOEVSKIJ
MATTEO TARASCO

FUORI ABBONAMENTO

21 OTTOBRE:
PUCCINI
ELEONORA ABBAGNATO
JULIEN LESTEL.

RAGAZZI:

28 OTTOBRE:
LA LUNA NEL LETTO
CAPPUCCETTO ROSSO.

16 DICEMBRE:
TEATRO DEL PICCIONE
POLLICINO.

10 MARZO:
ATGTP
BU BU SETTETE!
FAMMI RIDERE CHE IO NON HO PAURA.

7 APRILE:
CREST
LA STORIA DI HANSEL E GRETEL.

PROSA
10 / 11
OTTOBRE
LOPEZ & SOLENGHI
SHOW

scritto da Massimo Lopez e Tullio Solenghi
con la Jazz Company
diretta dal M. Gabriele Comeglio

Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno Show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale. Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, scketch, performance musicali, improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un esilarante siparietto di vita domestica, e poi i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, e quello recente di Dean Martin e Frank Sinatra, che ha sbancato la puntata natalizia di Tale e Quale Show. In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia spassosa ed emozionale del loro inconfondibile “marchio di fabbrica”.

La scintilla del ritorno insieme sul palco è scoccata proprio a Tale e Quale Show. Carlo Conti ci vide esordire con un’altra accoppiata, quella di Simon e Garfunkel e da nostro affezionato fan espresse il desiderio di volerci rivedere di nuovo in scena insieme. Da lì è partito tutto, anche se l'idea di tornare a lavorare in coppia ronzava già da tempo nelle nostre teste, agevolata dal fatto che, abitando nello stesso condominio, la frequentazione e l’amicizia non si sono mai interrotte. In sede di scrittura e composizione del tutto, l'idea dominante è stata subito quella di riappropriarci del nostro marchio di fabbrica che ci ha contraddistinto fin dall’esordio col Trio, coniugandolo su nuovi contenuti. Ne è così scaturito un racconto scenico senza un apparente filo conduttore, un po' a scatole cinesi, dove una semplice frase o una singola intonazione possono agevolare la scena successiva. Rispetto ai precedenti spettacoli si è poi aggiunta una consistente parte musicale, coadiuvata da cinque musicisti che sono in scena accanto a noi. Il divertimento è predominante, ma non mancano momenti di profonda emozione, come quello in cui ricordiamo Anna e l'applauso che ne scaturisce ogni sera sembra non finire mai. Anche per noi che lo viviamo dal palco rappresenta un momento magico in cui riannodiamo le fila della nostra identità. Quei dodici anni passati insieme hanno inevitabilmente scolpito po’ di ognuno di noi negli altri due, è per questo che salendo sul palco ogni sera avvertiamo la meravigliosa sensazione di portare una parte di Anna con noi. Una grande complicità in tutto questo ci viene dal nostro pubblico, che sera dopo sera ci dimostra il suo immutato affetto, con la gioia di ritrovare dei vecchi amici, quasi dei parenti ritrovati: questa è la netta sensazione che ricaviamo dai loro applausi, dalle loro risate, dalle loro emozioni.

PROSA
10 / 11
NOVEMBRE
VIKTOR
und VIKTORIA

commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel
versione originale Giovanna Gra
con Veronica Pivetti
con Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci e Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti
regia Emanuele Gamba
scene Alessandro Chiti
costumi Valter Azzini luci Alessandro Verazzi
musiche originali e arrangiamenti Maurizio Abeni
aiuto regia Vittorio Testa
produzione a.ArtistiAssociati, Pigra srl

Il mondo dello spettacolo non è sempre scintillante e quando la crisi colpisce anche gli artisti devono aguzzare l’ingegno. Ecco allora che Viktoria, talentuosa cantante disoccupata, si finge Viktor e conquista le platee... ma il suo fascino androgino scatenerà presto curiosità e sospetti. Tra battute di spirito e divertenti equivoci si legge la critica ad una società bigotta e superficiale (la nostra?) sempre pronta a giudicare dalle apparenze.
La Berlino degli Anni Trenta fa da sfondo ad una vicenda che, con leggerezza, arriva in profondità. Veronica Pivetti si cimenta nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale.

In una Berlino stordita prima dai fasti e poi dalla miseria della repubblica di Weimar un’attrice di provincia, Susanne Weber (Veronica Pivetti), approda in città spinta dalla fame e in cerca di scrittura. Il freddo le ha congelato le membra, e anche il cuore non è rimasto illeso. L’incontro con un collega attore, Vito Esposito (Yari Gugliucci) immigrato italiano, sembra cambiarle la vita. E mentre la città subisce gli umori delle nascenti forze nazionalsocialiste di Hitler in lotta con gli spartachisti dell’estrema sinistra, Susanne e Vito s’immergono negli eccessi della vita notturna weimeriana. La coppia condivide fame, scene e battute e, alla fine, si scambieranno anche... sesso ed identità! Ed è per proprio per l’affamata ditta che Susanne si sacrifica e diventa... Viktor und Viktoria, cioè un acclamato ed affascinante en travesti, anche grazie all’aggiunta di un colorato, buffo e stravagante fallo di cotone che diventa l’emblema del loro piccolo grande segreto. Viktor und Viktoria viene acclamato in tutti i teatri d’Europa. Una brillante compagnia capitanata dalla caustica Baronessa Ellinor Von Punkertin (Pia Engleberth) in cui spiccano Lilli Shultz (Roberta Cartocci), buffa e biondissima ballerina di fila di cui Vito è innamorato e un attrezzista dai modi bruschi e obliqui, Gerhardt (Nicola Sorrenti) miete successi ovunque. Ma, tornati a casa per l’ultima recita, un incontro fatale con il fascinoso conte Frederich Von Stein (Giorgio Borghetti) sfiorerà il cuore gelato di Susanne. Purtroppo, anche il conte ha un segreto e la liaison si complica. E, mentre a Berlino la situazione politica degenera precipitosamente, la nostra protagonista sarà costretta a fare le sue scelte: sentimentali e di vita. Non tradire mai Vito, l’amico inseparabile, né il conte, ormai padrone del suo cuore. Riuscirà Susanne/Viktor ad abbandonarsi fra le braccia del suo inaspettato amore senza che la scelta le risulti fatale? Sullo sfondo di una Berlino anni trenta, una spassosa Veronica Pivetti ci racconta una storia piena di qui pro quo, cambi di sesso, scambi di persona e ricca di intrecci sentimentali senza esclusione di colpi.

PROSA
23 / 24
NOVEMBRE
IL BARBIERE
DI SIVIGLIA

coreografia, scene, luci Monica Casadei
musiche Gioachino Rossini
elaborazione musicale e brani originali Luca Vianini
costumi Daniela Usai
live painting Giuliano Del Sorbo
assistente alla drammaturgia musicale e costumi Davide Tagliavini
assistenti al coreografo Antonio Bissiri, Vittorio Colella, Teresa Morisano
produzione Compagnia Artemis Danza
in collaborazione con AMAT e Comune di Pesaro
coproduzione Italian Festival in Bangkok, Festival Orizzonti, Armonie d’Arte Festival
in collaborazione con Rossini Opera Festival e Teatro Comunale di Bologna
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Emilia Romagna Assessorato alla Cultura
si ringrazia A.N.G.E.L.O. Vintage Palace

In occasione dei centocinquant’anni dalla morte di Gioachino Rossini, Monica Casadei con la Compagnia Artemis Danza affronta uno dei titoli più celebri del maestro pesarese, Il Barbiere di Siviglia. Uno spettacolo che Monica Casadei ha immaginato come un avveniristico “balletto d’azione” e che, come di consueto, coinvolge in una contaminazione di linguaggi tutto il corpo creativo di Artemis, che si arricchisce dei costumi realizzati dall’artista visiva Daniela Usai, del live painting di Giuliano Del Sorbo e delle elaborazioni musicali del compositore Luca Vianini, che si confronta con Rossini.
Ma chi è davvero Figaro? Nella lettura di Monica Casadei Figaro è il prototipo dell’uomo di successo nel mondo di oggi. L’eroe rossiniano diventa l’emblema di chi riesce a soddisfare con efficacia, vivacità e savoir faire le aspettative di una società che impone ogni giorno di raggiungere i propri obiettivi ottimizzando tempi ed energie. Sul piano coreografico, il personaggio di Figaro si moltiplica nei corpi dell’intera compagnia, dove, senza distinzioni di gender, gli interpreti agiscono con la determinazione, l’energia e il rigore di una squadra speciale: tonici, grintosi e iper-concentrati, la loro danza manipola il tempo e lo spazio senza tregua, tesse e scioglie in continuazione una rete infinita di cambi di direzioni, incroci di traiettorie e intarsi di movimenti. Quasi seguissero le rotte di affollatissime e rumorose highways, i danzatori si districano con lucidità ed energia marziale, ingranaggi sapienti del folle meccanismo del vivere sociale. Ne risulta una performance d’azione, caratterizzata da un’atmosfera sospesa tra un passato-ombra e un presente lampeggiante e frenetico: l’immagine irraggiungibile di un uomo perfetto appare e scompare sotto gli occhi del pubblico per moltiplicarsi nei danzatori e nei loro virtuosismi tecnici. I costumi storici sono il frutto di una collaborazione con il Rossini Opera Festival e con il Teatro Comunale di Bologna, mentre i gli abiti sartoriali sono stati realizzati in collaborazione con A.N.G.E.L.O Vintage Palace (Lugo di Romagna), polo di riferimento del vintage in Italia.

PROSA
18 / 19
DICEMBRE
VINCENT
VAN GOGH
L’ODORE ASSORDANTE
DEL BIANCO

di Stefano Massini
testo vincitore del Premio Tondelli Riccione Teatro 2005
con Alessandro Preziosi
e con Francesco Biscione
Massimo Nicolini, Roberto Manzi
Alessio Genchi, Vincenzo Zampa
regia Alessandro Maggi
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta
musiche Giacomo Vezzani
supervisione artistica Alessandro Preziosi
coproduzione Khora.teatro, TSA - Teatro Stabile d’Abruzzo
in collaborazione con Festival dei due mondi – Spoleto


Le austere pareti di una stanza del manicomio di Saint Paul. Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco? È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire da quelle mura, la sua prima speranza è riposta nell’inaspettata visita del fratello Theo che ha dovuto prendere quattro treni e persino un carretto per andarlo a trovare. Attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Vincent Van Gogh in manicomio, interpretato da Alessandro Preziosi, lo spettacolo è una sorta di thriller psicologico attorno al tema della creatività artistica che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Il testo vincitore del Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 per la “scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva” (dalla motivazione della giuria) firmato da Stefano Massini con la sua drammaturgia asciutta ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.

Sospensione, labilità, confine. Sono questi i luoghi, accidentati e mobili, suggeriti dalla traiettoria, indotti dallo scavo. Soggetti interni di difficile identificazione, collocati nel complesso meccanismo dell’organicità della mente umana. Offerti e denudati dalla puntuale dinamicità e dalla concretezza del testo, aprono strade a potenziali orizzonti di ricerca. La scrittura di Massini, limpida, squisitamente intrinseca e tagliente, nella sua galoppante tensione narrativa, offre evidentemente la possibilità di questa indagine. Il serrato e tuttavia andante dialogo tra Van Gogh - internato nel manicomio di Saint Paul de Manson - e suo fratello Theo, propone non soltanto un oggettivo grandangolo sulla vicenda umana dell’artista, ma piuttosto ne rivela uno stadio sommerso. Lo spettacolo è aperto contrappunto all’incalzante partita dialogica. Sottinteso. Latente. Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale incarnata da Alessandro Preziosi, si lascia vivere già presente al suo disturbo. È nella stanza di un manicomio che ci appare. Nella devastante neutralità di un vuoto.
Alessandro Maggi

PROSA
12 / 13
GENNAIO
MI AMAVI
ANCORA...

di Florian Zeller
testo Premiato dall'Accademia Francese per la Nuova Drammaturgia
con Ettore Bassi e Simona Cavallari
e con Giancarlo Ratti e Malvina Ruggiano
regia Stefano Artissunch
scene Matteo Soltanto
costumi Marco Nateri

Lo scrittore e drammaturgo Pierre è morto in un incidente d'auto. Nel tentativo di mettere ordine ai documenti, Anne, la sua vedova, scopre gli appunti presi per la stesura di una futura commedia, che trattava di un uomo sposato, scrittore, appassionato e innamorato di una giovane attrice. Fiction o autobiografia? Il dubbio si agita ed inizia un'indagine febbrile. Anne si persuade che il testo narri l'infedeltà di Pierre e va alla ricerca della donna, sua antagonista, senza riuscire a rivelare la verità o l'illusione della stessa: è il dolore che la fuorvia?
Oppure finalmente ha aperto gli occhi? Per rispondere a questa domanda, si appella ai suoi ricordi ed anche a Daniel, migliore amico di Pierre, un personaggio brillante e forse segretamente innamorato di lei, che con molta dolcezza cerca di rassicurarla, ma ci riesce solo a metà. Anne persevera nella sua ricerca e decide di contattare l'attrice Laura Dame che è menzionata nelle note della commedia del marito. Sospetta che sia lei l'amante. Scruta il passato, domanda a chi la circonda, cammina in un pericoloso labirinto. Quanto deve essere cercata la verità? Flashback in situazioni inaspettate, lo spettatore si immedesima in questi personaggi in una ricerca fatta di dubbi e apprensioni, in cui si mescolano realtà, immaginazione, paura, risate e fantasia.

Non mi capita spesso di leggere un testo teatrale ed arrivare a commuovermi, dicendo questo non voglio tradire la sua introspezione immaginandola solo come materia emotiva ma credo proprio che la fortuna di questo giovane autore vincitore di numerosi premi in Francia ed in tutti i palcoscenici del mondo, sia una raffinata ed eccellente scrittura ricca di colpi di scena e densa di umorismo, dove il passato ed il presente giocano a nascondino come la verita e la menzogna. Zeller ci pone di fronte a poche certezze e ci solleva sempre molti dubbi come scrive nelle sue note: “possiamo davvero conoscere l'altro, o la sua faccia rimane ancora, pur essendo familiare, una maschera, una chimera, una Pirandelliana ricostruzione? Stefano Artissunch

PROSA
9 / 10
FEBBRAIO
PENSACI,
GIACOMINO


di Luigi Pirandello
lettura drammaturgica e regia Fabio Grossi
con Leo Gullotta
e con Liborio Natoli, Rita Abela, Federica Bern
Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio
Francesco Maccarinelli, Valerio Santi
Sergio Mascherpa
scene e costumi
 Angela Gallaro Goracci
musiche
 Germano Mazzocchetti
luci
 Umile Vainieri
regista assistente Mimmo Verdesca
produzione Compagnia Enfi Teatro e Teatro Stabile Catania


Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi. La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più. Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre. Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

PROSA
12 / 13
MARZO
IL GABBIANO


di Anton Čechov
adattamento e regia Giancarlo Sepe
con Massimo Ranieri
produzione Diana Oris


Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, che per la prima volta insieme metteranno in scena uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre: Il Gabbiano di Anton Čechov. Una grande produzione, un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo, in un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe.
La storia di Treplev, scrittore incompreso, del suo amore per Nina, il suo rapporto di odio/amore con la madre Irina, una anziana e famosa attrice, e poi tutti gli altri splendidi personaggi con le loro intense storie scritte magistralmente dal giovane Čechov, rivivranno in questo originale spettacolo. Una pietra miliare del teatro mondiale in una inedita grande edizione!

PROSA
29 / 30
MARZO
I FRATELLI
KARAMAZOV


di Fëdor Dostoevskij
con Glauco Mauri e Roberto Sturno
e con [in ordine di entrata] Paolo Lorimer, Pavel Zelinskij
Laurence Mazzoni, Luca Terracciano, Giulia Galiani, Alice Giroldini
regia Matteo Tarasco
scene Francesco Ghisu costumi Chiara Aversano
musiche Giovanni Zappalorto luci Alberto Biondi
produzione Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana


Per ben due volte la nostra compagnia ha raccontato Dostoevskij. Due assoluti capolavori: L’idiota e Delitto e castigo. Dostoevskij, Shakespeare e Beckett sono stati i tre grandi autori che mi hanno aiutato a tentare di capire la vita: la immensa tavolozza dei colori dell’animo umano di Shakespeare, la tragedia del vivere che diventa farsa e la farsa del vivere che diventa tragedia di Beckett e Dostoevskij che mi ha fatto capire la magnifica responsabilità che ha l’uomo di comprendere l’uomo. Dostoevskij non giudica mai: racconta la vita anche nei suoi aspetti più negativi con sempre una grande pietà per quell’essere meraviglioso e a volte orrendo che è l’essere umano. La famiglia Karamazov devastata da litigi, violenze, incomprensioni, da un odio che può giungere al delitto, oggi come oggi appare, purtroppo, un esempio di questa nostra società così incline all’incapacità di comprendersi e di aiutarsi. Anche il sentimento dell’amore spesso viene distorto in un desiderio insensato di violenza. Così sono i Karamazov - Così siamo noi? Ma Dostoevskij è un grande poeta dell’animo umano e anche da una terribile storia riesce a donarci bellezza e poesia. Glauco Mauri

I fratelli Karamazov, l'ultimo romanzo scritto da Fëdor Dostoevskij, è ritenuto il vertice della sua produzione letteraria, un capolavoro della letteratura dell'Ottocento e di ogni tempo. Pubblicato a puntate su “Il Messaggero Russo” a partire dal gennaio 1879, fu completato solo pochi mesi prima della morte dello scrittore. La trama del romanzo si sviluppa attorno alle vicende dei membri della famiglia Karamazov, ai loro feroci conflitti nel cui contesto matura l'assassinio di Fëdor, il capofamiglia, e al conseguente processo nei confronti di Dimitrij, il figlio primogenito accusato del parricidio. L’opera, ambientata nell’Impero Russo di fine Ottocento, va oltre i confini di spazio-tempo, è il dramma spirituale che scaturisce dal conflitto morale tra fede, dubbio, ragione e libero arbitrio.

I fratelli Karamazov è un romanzo cupo e disperato, che oscilla pericolosamente nell’incerto territorio in cui danzano avvinghiati Eros e Thanatos; è una storia assoluta, spietata, estrema, senza margini di riscatto, senza limiti, un duello tra uomini completamente sopraffatti dai nervi e avvinghiati in un ineludibile legame economico.
Con il rigore di un giudice istruttore, lo scrupolo di uno scienziato e l’insistenza di un investigatore, Fëdor Dostoevskij ci conduce in un viaggio negli abissi oscuri dell’animo umano, descrivendo un mondo che perde i suoi referenti culturali e svilisce i valori etici più profondi, un mondo ove l’interesse personale diviene la mozione primaria d’ogni atto, ove trionfa il soddisfacimento sfrenato del desiderio. L’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij ha la grandezza e la forza di un inferno dantesco, è una comédie humaine alla russa, dove bestie umane si agitano sulla scena del mondo, dove il denaro, il fango e il sangue scorrono insieme. Dostoevskij sembra scagliare un monito all’umanità ferita e spaesata: “conoscerai un grande dolore e nel tuo dolore sarai felice. Cerca la felicità nel tuo dolore”. Oggi la lingua non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente. La parola sembra soccombere nelle paralizzanti spire dell’ossessione comunicativa, stritolata da un’angoscia semantica. Proprio per questo ci sembra necessario rileggere e mettere in scena il capolavoro di Dostoevskij che ci restituisce il coraggio di essere nuovamente eloquenti e profondamente umani. Matteo Tarasco
FUORI ABBONAMENTO
21
OTTOBRE
PUCCINI
ELEONORA
ABBAGNATO


coreografia Julien Lestel
musica Giacomo Puccini
con Eleonora Abbagnato
e con Giorgia Calenda, Giacomo Castellana, Claudio Cocino
Virginia Giovanetti, Federica Maine, Flavia Morgante
Michele Satriano, Alessio Rezza, Arianna Tiberi
costumi Patrick Murru
luci Lo-Ammy Vaimatapako
una coproduzione Italia/Francia
Daniele Cipriani Entertainment, Compagnie Julien Lestel


Manon Lescaut, La Bohème, Tosca, Madama Butterfly… Le eroine di Puccini, che il più delle volte hanno dovuto affrontare un destino tragico, saranno in scena per ballare sulle note delle arie più belle. Composta da venti ballerini, la coreografia è un tributo all’opera, alla musica classica, ma soprattutto all’illustre compositore. Come un’eco di questi brani che tutti conoscono, le opere sinfoniche illustrano la padronanza dell’orchestrazione eccezionale di Giacomo Puccini e le molteplici innovazioni armoniche.

JULIEN LESTEL
Formato presso la Scuola di Ballo del Ballet National de l’Opera di Parigi e al Conservatorio di Parigi dove ha vinto il primo premio, Lestel ha fatto parte di compagnie prestigiose come il balletto di Monte Carlo, il Ballet National de l’Opéra de Paris, il Zurich Ballet, dove è stato nominato primo ballerino, e del Balletto Nazionale di Marsiglia. Julien Lestel ha lavorato con coreografi importanti come Nureyev, Robbins, Kylian, Forsythe, Preljocaj, Roland Petit, Pina Bausch, Lucinda Childs, Carolyn Carlson, David Dawson, Thierry Malandain. Ha partecipato come coreografo e ballerino a eventi prestigiosi e lavorato con registi come Jean-Eric Ougier e con celebri artisti come gli attori Macha Meril, Marie-Christine Barrault, Pierre Arditi, i pianisti François René e Jean-Marc Luisada Duchâble, il violinista Laurent Korcia. Nel 2006 crea la Compagnia Julien Lestel diventando coreografo e maestro.

RAGAZZI
28
OTTOBRE
CAPPUCCETTO
ROSSO


con i danzatori EleinaD Claudia Cavalli, Erica Di Carlo
Francesco Lacatena, Marco Curci, Roberto Vitelli
drammaturgia, regia, scene e luci Michelangelo Campanale
coreografie Vito Cassano
assistente alla regia Annarita De Michele
costumi Maria Pascale
video Leandro Summo
si ringraziano Filomena De Leo, Rina Aruanno
Maria De Astis, Licia Leuci
produzione Compagnia La luna nel letto
in coproduzione con Teatri di Bari e Cooperativa Crest
con la preziosa collaborazione della Compagnia Eleinad
con il sostegno di Artinscena


Un lupo si prepara a cacciare. Qualsiasi animale del bosco, può andar bene; l’importante è placare la fame. Ma la sua preda preferita è Cappuccetto Rosso. Come in un sogno ricorrente o in una visione, cura ogni dettaglio della sua cattura: un sentiero di fiori meravigliosi è l’inganno perfetto. Questo però gli costerà la vita. Così è scritto, da sempre. In questo show che chiamiamo vita, egli non è soltanto un lupo, ma il lupo, che non vince… ma non muore mai.

Michelangelo Campanale dirige un gruppo di danzatori-acrobati affrontando la più popolare tra le fiabe: Cappuccetto Rosso, che arriva da lontano e grazie alla scrematura del tempo racconta argomenti legati alla vita, in maniera semplice, ma esatta.
Le relazioni tra i personaggi e la dinamica della storia si rivelano sulla scena attraverso il corpo, il linguaggio non parlato, ispirato all’immaginario dei cartoni animati di inizio ‘900; le luci, i costumi e le scene si compongono in una danza di simboli, citazioni pittoriche (Goya, Turner, Bosch, Leonardo da Vinci), che ridisegnano la fiaba con la semplicità di ciò che vive da sempre e per sempre.

RAGAZZI
16
DICEMBRE
POLLICINO


testo e regia Manuela Capece e Davide Doro
con Simona Gambaro e Paolo Piano
luci e fonica Simona Panella e Cosimo Francavilla
scene e costumi Teatro del Piccione / Compagnia Rodisio
produzione Teatro del Piccione / Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse


L’avete mai visto un bosco. Intricato e buio, ma così buio che non ci si vede l’un l’altro a dieci passi di distanza.
Un bosco così scuro che ci si può veramente perdere. Avete mai sentito i versi degli animali di notte. Siete mai stati inseguiti da un coltellaccio così grosso e spaventoso da farvi tremare come una fogliolina al vento.
Avete mai avuto lo stomaco vuoto e affamato, così vuoto e affamato da fare rumore, un rumore che rimbomba dentro la pancia e sale su fino alla testa, dentro al cervello che sembra di diventare matti. Ti sei mai sentito solo.
Il più piccolo, il più timido, il più povero di tutti, quello che non parla mai, quello che non ne fa una giusta.
Ti sei mai trovato in pericolo. In pericolo per davvero. Cosa faresti… Questa è la storia di un bambino molto molto piccolo e dei suoi fratelli che una notte in mezzo al bosco scoprono di essere stati abbandonati.

Tracce, sassi bianchi lasciati sulla strada. La strada percorsa per diventare ciò che sei. Pollicino è un invito a diventare grandi senza paura o, perlomeno, a dar voce alla paura sana, intrinseca in ogni distacco.
La paura, la fatica, il coraggio, la curiosità, la gioia che ti hanno accompagnato durante quel viaggio compiuto. La fame di una casa troppo stretta, il buio del bosco, l'odore dell'orco, l'intuito della fuga, la pienezza del tesoro conquistato, la felicità di un ritorno a casa. Grazie alla semplicità con cui la fiaba sa raccontare, attraverso ogni tempo e ogni luogo, una storia buia può farsi luminosa e diventare un piccolo inno alla vita.

RAGAZZI
10
MARZO
BU BU
SETTETE!
FAMMI RIDERE
CHE IO
NON HO PAURA


ideazione e regia Gianfrancesco Mattioni
Silvano Fiordelmondo, Diego Pasquinelli
con Silvano Fiordelmondo e Simone Guerro
musiche originali Simone Guerro e Nicola Paccagnani
scene e costumi Marina Montelli
produzione ATGTP

Chi ha paura del lupo cattivo,
chi ha paura del buio,
chi ha paura della maestra,
chi ha paura dell’’uomo nero,
chi ha paura della strega malefica,
chi ha paura dei ragni,
chi ha paura di volare,
chi ha paura di star solo,
chi ha paura di essere abbandonato…


Quanti sono disposti a confessare le proprie paure? Pochi, quasi nessuno. Tutti abbiamo paura, ma non dobbiamo aver paura di ammetterlo!
A volte basta una risata per vincere la paura! E’ proprio questo il percorso che faranno due strani individui: il professor ARISTIDE MENELAO FANFULLA da LODI, studioso di “paura” e il suo aiutante MIRO VLADIMIRO, timoroso quanto basta a scatenare processi di identificazione nei bambini. I due professori hanno la pretesa di liberare chiunque da qualsiasi paura, e lo faranno tramite la narrazione di storie originali e racconti che si perdono all’alba dei tempi fino all’epilogo finale, dove il buon Vladimiro supererà definitivamente le sue e le vostre paure.

Il Teatro Pirata, con la solita ironia, i pupazzi e le scenografie di Marina Montelli, una colonna sonora originale, mette in scena magiche suggestioni e momenti indimenticabili in cui le paure più profonde e inconfessate si scioglieranno grazie ad un divertente gioco teatrale.
Vi aspettiamo… per farvi ridere dalla PAURA!!!
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RAGAZZI
7 APRILE
LA STORIA DI HANSEL E GRETEL.


testo Katia Scarimbolo
scene luci e regia Michelangelo Campanale
con Catia Caramia, Paolo Gubello
Maria Pascale, Luigi Tagliente
costumi Cristina Bari
produzione Crest

spettacolo vincitore Premio “L’uccellino azzurro” [Molfetta, 2009]
e Premio speciale “L’uccellino azzurro” [Molfetta, 2015]


Nella regione tedesca dello Spessart esiste ancora una fitta foresta, difficile da attraversare con i suoi pochi e aspri sentieri, resi ancora più difficoltosi da giganteschi e ombrosi pini e faggi, i cui rami intralciano il cammino. Per i contadini della zona è “il bosco della strega”, per via di un rudere con i suoi quattro forni e della storia di una donna bellissima che, con i suoi dolci magici, catturava quanti, perdendosi nel bosco, arrivavano nei pressi della sua casa. Sembra essere questa l’origine della fiaba di Hansel e Gretel, racconto “ombroso” come il bosco, reso ancora più inquietante dalla presenza di una donna che appare ai due fratellini bellissima, accogliente e materna, ma strega che inganna e mangia i bambini. Nello spettacolo, come nella fiaba, la sua presenza getta una luce mutevole su ogni passaggio della storia: il giornaliero inganno dell’immagine nasconde verità opposte o semplicemente più complicate. La casa, il bosco, il sentiero illuminato dai magici sassolini, le piume lucenti del cigno, tutto gira e si trasforma, per poi ritornare con una luce nuova, come il sole ogni mattina.
“Cosa è buono? Cosa è brutto? Ciò è vero o ciò appare… non lasciatevi ingannare!”.

In tempi di recessione economica, raccontare ai bimbi della società dei consumi una favola che prende avvio proprio dalla prosastica difficoltà di un padre e di una madre a sfamare i figli può non essere un esercizio di stile. Del resto, le favole non lo sono mai. Quali ansie d’abbandono, paura di non vedere soddisfatti i propri bisogni, quali fantasmi prendono corpo in bambini che sentono minacciata la propria avidità di benessere? Uno spettacolo sospeso tra realtà e favola, perché i bambini imparino a dare valore alle cose e soprattutto alla loro capacità di discernere e conquistarle, a superare la dipendenza passiva, quella dai genitori e quella… dall’abbondanza.



Informazioni:
Nuovi abbonamenti dal 24 settembre presso biglietteria del teatro 0736 298770.

ABBONAMENTI
da lunedì 17 a sabato 22 settembre
prelazione con conferma turno e posto
lunedì 24 e martedì 25 settembre
prelazione con possibilità di cambio turno e/o posto
da mercoledì 26 settembre
nuovi abbonamenti

biglietteria del Teatro dal lunedì al sabato 9.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30

PROSA [8 spettacoli]
- platea e palco centrale di I e II ordine 200 euro
- palco laterale I e II ordine, palco centrale III ordine 165 euro
- palco laterale III ordine, palco IV ordine 136 euro
- speciale studenti* 100 euro
RAGAZZI [4 spettacoli]
posto unico numerato 27 euro 13 euro ridotto fino a 14 anni

BIGLIETTI
da lunedì 17 settembre vendita biglietti per lo spettacolo fuori abbonamento Puccini
da mercoledì 3 ottobre vendita biglietti per lo spettacolo Lopez & Solenghi show
da venerdì 12 ottobre vendita biglietti per tutti gli spettacoli

biglietteria del Teatro dal martedì al sabato 9.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
nei giorni di spettacolo botteghino del teatro da 45 minuti precedenti l’inizio della rappresentazione

PROSA
- platea e palco centrale I e II ordine 28 euro ridotto 23 euro
- palco laterale I e II ordine, palco centrale III ordine 23 euro ridotto 19 euro
- palco laterale III ordine, palco IV ordine 19 euro ridotto 16 euro
- loggione 14 euro ridotto 11 euro
- speciale studenti* 14 euro
* riservato agli studenti delle scuole medie superiori e universitari, nei posti di palco laterale III e IV ordine
PUCCINI fuori abbonamento
- platea e palco centrale I e II ordine 35 euro ridotto 30 euro
- palco laterale I e II ordine, palco centrale III ordine 30 euro ridotto 25 euro
- palco laterale III ordine, palco IV ordine 25 euro ridotto 20 euro
- loggione 20 euro ridotto 15 euro
riduzione fino a 25 anni e oltre 65 anni. Per Il barbiere di Siviglia e Puccini anche per iscritti scuole danza
RAGAZZI
posto unico numerato 8 euro 4 euro ridotto fino a 14 anni 0,50 euro da 0 a 3 anni

biglietteria del Teatro dal martedì al sabato 9.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30; domenica di spettacolo dalle ore 16.30-

INIZIO SPETTACOLI:
feriali h 20.30 - domenica h 17.30

INFORMAZIONI:
BIGLIETTERIA DEL TEATRO 0736 298770
www.ilteatroventidiobasso.it
AMAT 071 2072439.
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CALL CENTER 071 2133600.
Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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