METAMORFOSI DEI SENSI DI SALVATORE GURRADO, UN ALTRO VIAGGIO PRESERVATO NEI VERSI DEL POETA A CURA DI GIOIA LOMASTI

Poesia e arte del verso
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Esce nel mese di Marzo 2022 la nuova opera poetica Metamorfosi dei Sensi del poeta e filosofo Salvatore Gurrado, l'opera è distribuita da Youcanprint Edizioni, isbn 9791220395243 , a cura di Gioia Lomasti che ne ha curato l'introduzione e da Marcello Lombardo. "Che sia compiuto il ricordo di questo presente".

Comincia così la mia introduzione all'opera Metamorfosi dei Sensi di Salvatore Gurrado, parole che appaiono parte di un monito al presente e un epitaffio celestiale che ho voluto riservare al poeta. L'autore tratteggia la traiettoria dell'arte del verso in antinomia del suo vissuto. Proprio con questo modus operandi, il modo di scrivere a cui siamo lungamente abituati, fa parte dell'esserne poeta e scrittore, che nel corso della sua carriera abbiamo imparato a conoscere e conoscerlo; Gurrado ci ha abituati a lunghe riflessioni di tipo filosofico esistenziale. La nuova collana si inebria di un titolo lungamente comune alla storia del pensiero, cioè "la metamorfosi", che di primo impatto ci ricorda Kafka, (Die Verwandlung in tedesco); è il racconto più noto dello scrittore boemo Franz Kafka. L

'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1915, dal suo editore Kurt Wolff a Lipsia. Oppure si può attribuire alla metamorfosi della vita, come in Luigi Pirandello "uno, nessuno, centomila". Ma l’autore Salvatore Gurrado a questa "metamorfosi "aggiunge i "sensi", e io credo che proprio nei sensi si possa trovare la "keyword", una sorta di chiave che apre le porte alla ricerca di qualcosa di profondo, che rimanda alla coscienza. L’autore si ipotizza che abbia inconsapevolmente protetto il contenuto in quella carica aulica e nella connessione sentimentale che preserva quest'ultimo figlio tra fogli di luce. Abbracciare la poesia, significa proprio abbracciare qualcuno che si ama, fino in fondo, a costo della vita stessa.

Tale investitura viene corroborata e demarcata nelle parole, che lo stesso autore, ha fatto sue nelle diverse collane poetiche precedenti alla suddetta, la continua lotta contro la malattia fin dalla nascita, una terribile Leucemia acuta che spinge il dolore ad esserne lenito attraverso la scrittura. Egli dice di sé che non è mai stato facile amarsi, visto la lotta per la sopravvivenza, rendendolo un dominatore che veniva comunque presieduto, se pure abbia vinto  questa sua malattia.

Conclude infine: "le ferite da lei lasciate" (si riferisce alla malattia),  sono pronte a riaprirsi,  alla presentazione di un nuovo disagio esistenziale. Quando si parla di Salvatore Gurrado, dobbiamo essere consapevoli  che siamo di fronte al poeta,  allo scrittore e al filosofo, queste tre dimensioni diventano l'una  il respiro dell’altra. Per quanto concerne l’aspetto poetico, a tratti ricorda quella "gioia Leopardiana", l’illusione della bellezza della natura, rispetto alla crudeltà dell’uomo. Invece nell’aspetto filosofico, pare che l’autore abbia inventato una nuova lingua solcata nei meandri della coscienza più profonda, a tratti anche moderna ed incurante delle regole del gusto. Una lingua che da sempre insegue il gran mito della verità, quella prettamente filosofica e contraddistinta da frammenti di angoscia. Nel libro l’autore spezza le metafore attraversando il dolore per ritrovarne la sua pace. Vive nella sua coscienza scritta, quella sorta di "Tristitia", la consapevolezza dell’intangibilità dell’oggetto del desiderio.

Comprime nel suo essere i versi del poeta Paul Valery, "occorre essere leggero come un uccello e non una piuma", per dare alla parola scritta una direzionalità e non una mera necrofila del dire, del comunicare un fine a sé stesso, come una sorta di rumori casuali. La parola per il poeta viene prima delle parole, la parola per il poeta non è un reticolo di celle inquadrate e tutte uguali, ma al contrario è sempre in relazione e grazie a lei ne subisce la metamorfosi. Possiamo dire che non vi è e  non vi sarà mai una prosecuzione, non perché alla scomparsa di un personaggio poetico o di una persona cara si voglia assurdamente fermare il tempo, non perché non sia mai stato attuale o presente, ma perché ostinato nemico di quel intervallo cronologico che dispone lungo una linea della storia passata e scorre verso il futuro della società. Unicamente non rientrava nel "nostro tempo", non lascia successori ma la sua scrittura come interminabile patrimonio interiore.

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