Verso il referendum sul Jobs Act: Meritocrazia Italia mette in evidenza luci e ombre

Meritocrazia Italia invoca equilibrio e chiede di non perdere di vista l’esigenza di bilanciare diritti dei lavoratori ed esigenze delle imprese
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Lo scorso 20 gennaio la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque quesiti referendari, quattro dei quali concernenti il mondo del lavoro e, nello specifico, il Jobs Act.

Le proposte di modifica concernono aspetti chiave della legislazione introdotto con il d.lg. n. 23 del 2015 e rappresentano un momento cruciale per una revisione totale del mercato del lavoro futuro. Tra i principali punti di intervento, c’è l’abolizione del contratto a tutele crescenti. Il quesito ha a oggetto la reintroduzione del reintegro obbligatorio per i lavoratori licenziati ingiustamente, superando il sistema attuale, basato su indennizzi economici. In prospettiva, anche una revisione delle indennità per licenziamenti ingiustificati e, nello specifico, l’eliminazione del limite massimo di sei mensilità per il risarcimento delle aziende con meno di 15 dipendenti, rimettendo ai giudici la decisione in merito all’importo, proporzionato al caso specifico. Con l’obiettivo di combattere il lavoro precario, un ulteriore quesito punta a reintrodurre causali obbligatorie per i contratti a tempo determinato, rivedendo, e limitando, durata e rinnovi. Infine, sul tema della responsabilità solidale negli appalti, si punta al ripristino della responsabilità condivisa tra committenti, appaltatori e subappaltatori in materia di sicurezza sul lavoro, rafforzando la protezione dei lavoratori coinvolti.

Ci si chiede se il referendum rappresenti davvero un’opportunità di tutela maggiore per i lavoratori o non rappresenti il pericolo di un ritorno al vecchio rigore normativo.

Alcuni potenziali miglioramenti sono innegabili, specie con riferimento al diritto al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato, contro abusi da parte delle aziende.

Inoltre, in tema di stabilità occupazionale, la limitazione sui contratti a tempo determinato e l’introduzione di causali specifiche potrebbero incentivare le aziende a scegliere di stabilizzare i propri dipendenti.

Non ultimo, l’estensione della responsabilità solidale negli appalti tenderebbe a scongiurare casi di sfruttamento, aumentando garanzie e tutele per i lavoratori coinvolti in rapporti complessi.

C’è un altro lato della medaglia. L’approvazione dei quesiti referendari porterebbe con sé anche alcuni rischi.

Il reintegro obbligatorio potrebbe scoraggiare le aziende, soprattutto piccole e medie imprese, dall’assumere, in quanto la norma, più rigida, potrebbe creare difficoltà nella gestione dei dipendenti. Inoltre, la maggiore severità, anche in materia di contratti a tempo determinato, potrebbe ostacolare quella flessibilità di cui le aziende necessitano per adattarsi ai continui cambiamenti e alle fluttuazioni del mercato.

Gli effetti sull’occupazione, poi, sarebbero incerti: il timore dei costi più elevati e di una maggiore difficoltà nel gestire le risorse umane potrebbe portare le aziende a fare un passo indietro, con un impatto negativo sui livelli di occupazione a svantaggio soprattutto dei giovani e delle categorie meno qualificate, nonché, in un mercato globale, scoraggiare investitori internazionali a causa della rigidità delle norme a scapito della flessibilità, quale vantaggio competitivo.

Per certo, l’eventuale abrogazione di norme chiave del Jobs Act (ri)modificherebbe radicalmente il mondo del lavoro, dando avvio a un periodo di transizione complesso e in fase di costituzione, durante il quale azienda e dipendenti potrebbero ritrovarsi senza linee guida specifiche.

Meritocrazia Italia invoca equilibrio e chiede di non perdere di vista l’esigenza di bilanciare diritti dei lavoratori ed esigenze delle imprese. Per i lavorati, è fondamentale la tutela dagli abusi e la protezione dalla precarietà, ma senza impelagarsi in un sistema eccessivamente rigido che rischia di limitare e ostacolare le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro, già difficile, specie a giovani e categorie in fase di formazione. Per le imprese, è fondamentale preservare margini di flessibilità,  quale vantaggio competitivo nel mercato nazionale e internazionale, con possibilità di adattamento ai cambiamenti e crescita.

Il referendum sul Jobs Act offre l’opportunità di ripensare il rapporto tra tutele e flessibilità, ma richiede un’approfondita riflessione sui rischi derivanti da un’eccessiva rigidità normativa. L’eventuale approvazione dei quesiti referendari dovrà necessariamente essere accompagnata da misure che sostengano la crescita economica e l’occupazione, evitando che le norme introdotte mettano un freno alla competitività del sistema produttivo italiano, ma facendo in modo che le stesse guidino verso un modello di lavoro inedito, equilibrato, sostenibile ed equo per tutti gli attori coinvolti.

Stop war.

Roma, lì  05 Febbraio 2025                       

Meritocrazia Italia 

Il Presidente Walter Mauriell

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