Biosimilari: sì di Salute Donna onlus al loro utilizzo ma prudenza sullo switch

Salute Donna onlus è favorevole all’uso dei biosimilari nei nuovi pazienti oncologici ma pone attenzione sul passaggio dal farmaco biologico originatore al biosimilare (switch) nel paziente già in cura; chiede garanzie del medico prescrittore al paziente sull’efficacia dei biosimilari e più controlli di qualità.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Favorevoli all’utilizzo dei biosimilari; favorevoli al loro uso sui pazienti oncologici di nuova diagnosi; ma cauti rispetto allo switch, l’eventuale passaggio dal farmaco biologico originatore al biosimilare, nei pazienti già in cura con l’originatore, specie se questo funziona.
È questo il parere dei pazienti espresso da Salute Donna onlus, che risponde favorevolmente ma con una certa dose di prudenza al nuovo Position Paper congiunto di oncologi e farmacisti, presentato ieri al Ministero della Salute da AIOM, SIF, SIFO, Cipomo e Fondazione AIOM. Le Società scientifiche hanno aderito appieno alla posizione della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di fronte a tutte le Associazioni dei pazienti presenti all’evento, ribadendo che la scelta del trattamento deve rimanere una decisione affidata solo al medico prescrittore, principio valido anche per i pazienti già in cura, in cui la scelta dell’eventuale passaggio (switch) da una terapia all’altra rientra nell’esclusivo giudizio clinico.
«Siamo favorevoli ai biosimilari e certi che tali farmaci possano garantire la sostenibilità del sistema dando a tutti i pazienti l’opportunità di accedere alle terapie innovative – dichiara Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna onlus – non poniamo veti alla prescrizione del biosimilare nel paziente oncologico di nuova diagnosi. La nostra preoccupazione riguarda, invece, i pazienti già in cura con un farmaco biologico che funziona bene e per i quali il medico decide di cambiare terapia e di passare al biosimilare. Poniamo, quindi, forte attenzione a questo passaggio, il cosiddetto switch. Tale scelta a nostro avviso deve essere fatta dal clinico con prudenza e secondo precisi parametri che non siano quelli legati al risparmio e ai bilanci aziendali. Come Associazione dei pazienti non abbiamo alcuna preclusione sull’accesso ai biosimilari del paziente naive, ma chiediamo garanzie sullo switch».
Il costo dei farmaci anticancro nel nostro Paese è stato di 4,5 miliardi di euro nel 2016 e l’arrivo dei biosimilari in Oncologia potrebbe determinare risparmi importanti, fino al 20%, permettendo di liberare risorse tali da garantire l’accesso a terapie innovative.
Ma quando il farmaco biologico originatore funziona perché scegliere di cambiare passando al biosimilare? Chi garantisce la stessa efficacia e qualità delle cure?
Salute Donna onlus chiede in tal senso garanzie precise: un’attenta valutazione dello switch; un consenso informato, che sia veramente tale per il paziente ma anche per il medico prescrittore, che in questo modo viene responsabilizzato e assicura i pazienti sull’efficacia dei biosimilari, soprattutto quando lo switch si ripete più volte; rigorosi controlli su come e dove vengono prodotti i biosimilari; informazioni corrette ai pazienti e agli oncologi prescrittori.
«Salute Donna onlus – commenta Annamaria Mancuso – avverte una latente discordanza tra i clinici sull’utilizzo dei biosimilari ma al contempo si affida alla competenza e alle linee guida delle Società scientifiche, in primis AIOM, e tuttavia prosegue nell’indefesso impegno di far sentire forte la voce dei pazienti a tutela dei loro diritti».
Ufficio Stampa
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