Scuola-lavoro: alternanza SI, alternanza NO – A due anni dall’inizio, bilancio dei risultati

L’alternanza scuola-lavoro ha previsto da subito un articolazione diversa a seconda degli istituti a cui è stata applicata, distinguendo le scuole tecniche, che prevedono un totale di 400 ore di apprendimento in azienda, dai licei, per i quali il periodo da passare obbligatoriamente in azienda è la metà
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A due anni di distanza dall’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro come misura preparatoria dei ragazzi all’ingresso nel mondo del lavoro, ecco sopraggiungere un primo bilancio degli effetti, positivi e negativi, che questa misura ha avuto su scuole, aziende e studenti.

L’alternanza scuola-lavoro ha previsto da subito un articolazione diversa a seconda degli istituti a cui è stata applicata, distinguendo le scuole tecniche, che prevedono un totale di 400 ore di apprendimento in azienda, dai licei, per i quali il periodo da passare obbligatoriamente in azienda è la metà. Nell’incontro tra studenti e imprenditori, sono questi ultimi a sostenere oneri importanti per accogliere i ragazzi in azienda, come ad esempio visite mediche e polizze assicurative.

Sommando i vari elementi, il quadro che emerge da un’analisi biennale dell’andamento del progetto vede una diffusione, e soprattutto un’accoglienza, dell’alternanza scuola-lavoro a macchia di leopardo nel territorio nazionale, a cui corrisponde anche una diversa percezione dell’utilità e delle potenzialità del progetto stesso.

Se da un lato, infatti, nelle regioni del centro del nord Italia l’alternanza ha trovato un tessuto imprenditoriale aperto e desideroso di accogliere i ragazzi e inserirli nei loro progetti, dall’altro la situazione si ribalta completamente nel sud Italia. Qui, infatti, l’alternanza viene troppo spesso concepita più come un dispendio di tempo e risorse che come un’opportunità formativa, e tale sentire è condiviso sia dagli insegnanti, per i quali l’alternanza è solo un ostacolo in più alla prosecuzione del programma scolastico, che dagli imprenditori, per i quali il problema principale rimane l’onere da sostenere per accogliere i ragazzi nell’azienda, a fronte anche di un sostegno finanziario stanziato dal governo di appena 100 milioni in due anni.

Le istituzioni, dal canto loro, continuano a sostenere l’importanza di promuovere e favorire sempre di più l’alternanza scuola-lavoro, come ribadisce anche il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, anche attraverso progetti specifici e tutor dedicati alla creazione di percorsi utili per i ragazzi, come proposto da Sabrina De Santis, responsabile Education di Federmeccanica.

Come individuato dal Centro Studi Economico Finanziario ESG89, il problema sta nella percezione stessa del progetto, che ripropone, ancora una volta, quella dicotomia nord-sud che ha sempre gravato pesantemente sullo sviluppo delle imprese italiane. Promuovere il progetto e favorirlo in tutte le sue declinazioni richiede, quindi, non solo stanziamenti adeguati, ma soprattutto una conoscenza e un’approvazione diffusa del progetto stesso da parte di tutti gli attori coinvolti. Solo quando gli imprenditori comprenderanno che i giovani formati durante il periodo scolastico sono loro stessi le risorse utili che potranno contribuire in futuro alla crescita aziendale, l’alternanza scuola-lavoro passerà dall’essere un obbligo al diventare una necessità promossa dalle stesse imprese su tutto il territorio italiano.

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