LA POLITICA NEMICA DELLE RIFORME

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
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A Palazzo Mezzanotte il Premio “Eccellenze d’Impresa” 2019 (VI edizione)
LA POLITICA NEMICA DELLE RIFORME

L’Italia, per crescita, si piazza agli ultimi posti in Europa. Nel quadriennio 2015-2018 il Pil ( prodotto interno lordo) è aumentato di 4,6 punti, poco più di un punto all’anno. In realtà il sistema imprenditoriale ha registrato un incremento dell’ 11,5%, più della media europea. Come si spiega la discrepanza? Con la zavorra dell’ inefficienza della pubblica amministrazione e della giustizia civile , della burocrazia, del costo del debito pubblico. E’ la concreta dimostrazione
di quanto la parte pubblica, che supera il 50 % della nostra economia, pesi negativamente sulla stessa, nel suo complesso.

E’ emerso con lampante evidenza al convegno “L’Italia in Europa: l’onere delle scelte pubbliche sulla competitività delle imprese” a Palazzo Mezzanotte di Milano, sede della Borsa, dove è avvenuta la cerimonia di consegna del Premio Eccellenze d’Impresa 2019, tappa conclusiva del programma per la celebrazione del valore e delle eccellenze della piccola media impresa italiana promosso da GEA-Consulenti di Direzione, Harvard Business Review Italia ed ARCA FONDI SGR con il patrocinio di Borsa di Milano.

Compito di Eccellenze di Impresa è contribuire allo sviluppo di successo delle piccole e medie imprese italiane facendo emergere eccellenze nascoste e premiando le migliori performance in termini di innovazione, internazionalizzazione, crescita e sviluppo delle risorse umane e dei talenti. Tra gli invitati il pres. di Assoedilizia Achille Colombo Clerici.

A introdurre i lavori Ugo Loser, amministratore delegato Arca Fondi; Luigi Consiglio, presidente GEA; Enrico Sasson, direttore responsabile Harvard Business Review. L’Italia, hanno detto, è il secondo Paese manufatturiero d’Europa dopo la Germania, conta 1.500 prodotti leader nel mondo. L’esportazione è uno dei pilastri dell’economia. Ma le sue aziende sono troppo piccole, più del 50% non arrivano a 10 addetti. Se le dimensioni si accrescessero a livello degli altri Paesi industrializzati, la produttività ne trarrebbe vantaggio e ciò si tradurrebbe in un aumento del 10% del Pil. Per far crescere le aziende occorrono però risorse finanziarie che non sempre le banche sono disposte a concedere: ecco quindi la necessità di rivolgersi ad altre forme di finanziamento, in primis la Borsa.

A seguire gli interventi chiave di Elsa Fornero, economista, e di Piercarlo Padoan, deputato.

Fornero ha ricordato come tutte le istituzioni internazionali – dall’UE all’Ocse – insistono sulla necessità per l’Italia ed altri Paesi di ‘fare le riforme’: del mercato finanziario, del lavoro, della burocrazia, della previdenza, per citare. Sulla loro necessità sono d’accordo tutti gli esperti, molto meno i politici in quanto le riforme hanno un costo sociale. E il calo del consenso, che si traduce in un calo di voti, terrorizza i partiti i quali temono di perdere le elezioni come insegna il caso Schroeder : nel 2003 la Germania era stremata dal costo della riunificazione e il cancelliere socialdemocratico varò contro il parere del suo partito e dei sindacati una riforma ‘lacrime e sangue’ che dieci anni portò il suo Paese alla guida d’Europa. Ma perse le elezioni. Bisogna convincere il popolo a rinunciare a qualcosa oggi per assicurare domani maggiore tranquillità e benessere. Con una fondamentale premessa: i sacrifici devono essere sostenuti da tutti, in proporzione al reddito. Ma il destino della riforma delle pensioni da lei varata in un momento di emergenza non sembra andare in questa direzione.

D’accordo Padoan, che aggiunge altre cause al momento difficile dell’Italia: il contesto internazionale con la guerra dei dazi scatenata dall’America di Trump ma anche l’incertezza della politica nazionale che induce gli imprenditori a rimandare gli investimenti necessari per migliorare la produttività delle aziende. Il governo, con il reddito di cittadinanza e soprattutto l’irrazionale ‘quota 100’ sembra voler sottrarre risorse vitali agli investimenti. Se i fondamentali del Paese sono forti, è indispensabile indicare al più presto, sin dalla prossima legge di bilancio, quale direzione prendere per i prossimi anni. Una visione strategica che manca peraltro nell’intera Europa con i Paesi del Nord contrapposti a quelli del Sud.

La tavola rotonda successiva, coordinata da Federico Fubini, notista economico nonché vicedirettore del Corriere della Sera (“il valore aggiunto per lavoratore è di 61.000 euro in Italia, 76.000 in Francia, 77.000 in Germania, oltre 100.000 in Gran Bretagna”) ha visto gli interventi di Alberto Borgia, presidente AIAF; Silvia Candiani, amministratore delegato Microsoft; Marco Fortis, vicepresidente Fondazione Edison; Federico Ghizzoni, presidente Rothschild; Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato Borsa italiana; Corrado Passera, amministratore delegato Illimity.
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