8 marzo, 9 donne, 10 Castelli in Emilia

Biografie al femminile che regalano sorprese: Maria, Lina, Bruna, Babette, Giacoma, Bianca e Camilla, Barbara, Paola, Donella. Conosciamole meglio visitando castelli e borghi nel Circuito Castelli del Ducato di Parma, Piacenza, Pontremoli.
Fontanellato, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) 8 marzo: abbiamo colto l'opportunità per presentarvi e raccontarvi in sintesi alcune storie delle grandi donne dei Castelli del Ducato connesse al luogo d'arte o al maniero dove hanno vissuto.
Lo spunto che ci offre ogni biografia può essere un motivo in più per approfondire la visita.

VIGOLENO (Piacenza)
Novecento Jet-Set che non ti aspetti sulle tranquille colline emiliane di Vigoleno.
La Principessa Maria Ruspoli Gramont amante della Bella Vita e dell’Arte.
Chi direbbe che un suggestivo borgo dell’Appennino emiliano, sia stato un vivace micro-centro del jet set internazionale dove hanno soggiornato in vacanza divi del cinema, scrittori, intellettuali, artisti? A trasformare Vigoleno in un incredibile salotto mondano fu la bellissima Principessa Maria Ruspoli Gramont, amica di Gabriele D'Annunzio, Max Ernst, Anna Pavlova, Alexandre lacovleff, Jean Cocteau, la diva del cinema Mary Pickford e l’attore Douglas Fairbanks, la scrittrice Elsa Maxwell, il pianista Arthur Rubinstein. Li ospitò tutti nel maniero. Regalano sorprese che non ti aspetti i Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli perché custodiscono storie uniche.
Nel 1933, l’artista surrealista Max Ernst trascorse un periodo di vacanza proprio a Vigoleno su invito della principessa: qui dipinse "La foresta imbalsamata", olio su tela (cm 162x253), oggi conservato alla Menil Collection di Houston, un frottage dove la perfetta fusione dei verdi, dei gialli e dei blu delle piante in primo piano con l'azzurro e il verde smeraldo del cielo crea un'atmosfera mistica e inquietante. Anche tra le due guerre la principessa Maria Ruspoli Gramont visse per lunghi anni a Vigoleno. Una pietra murata nella terrazza-giardino del castello ne ricorda la mirabile opera di restauro. Ma lo stile agiato ed eclettico di vita ed il restauro del castello le costarono la fortuna che aveva ereditato dal primo marito, l'anziano duca Antoine XI Agenor de Gramont: nel 1935, dopo aver dilapidato la sua ricchezza, ritornò in Francia e sposò Francois Victor Hugo (1889-1981), figlio dello scrittore. Anche questo matrimonio non fu felice e finì in un divorzio.
Vuoi conoscere tutta la lunga storia della Principessa Maria? Visita il Borgo di Vigoleno ed il Mastio Fortificato. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

COMPIANO (Parma)
Gli anni Sessanta di una Marchesa al Castello di Compiano. Dall’Argentina all’Appennino.
Chi era la Marchesa Lina Raimondi Gambarotta? E' stata l’ultima abitante del Castello di Compiano, dove vive dal 1966 fino alla morte, nel 1987. Nasce nel 1903, figlia del conte Raimondi, e da contessina vive la Belle Epoque, a contatto con personalità come D’Annunzio e Marinetti. Dopo il matrimonio con il marchese Gambarotta, si trasferisce in Argentina. Là vive per 40 anni, occupandosi di architettura e arredamento d’interni. Una professione / passione, che la porta a viaggiare per il mondo incrementando la collezione d’arte e antiquariato di famiglia. Rimane presto vedova, senza figli, con la grande compagnia di molti amici cani. Negli anni Sessanta rientra in Italia e acquista il Castello di Compiano: lo restaura, lo arreda preziose collezioni, porta in questo luogo dalla storia antica la propria nobile eleganza. L’intento è quello di ridare alla comunità un Castello nuovamente ricco e prestigioso: alla sua morte difatti Castello e collezioni divengono del Comune di Compiano, come da sue volontà. La nobildonna ha attraversato tutta la storia del Novecento, portando nella nostra contemporaneità immagini ed emozioni legati a un mondo che non c’è più. Oggi i visitatori vengono accompagnati dalle guide alla scoperta proprio delle stanze al piano nobile dove la Marchesa viveva: l’atmosfera sembra ben più antica rispetto ai soli 30 anni che ci separano dalla sua presenza qui.
Vuoi conoscere tutta la lunga storia della Marchesa Raimondi? Visita il Castello di Compiano. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

BUSSETO (Parma)
Il Novecento letterario di Bruno. Da Busseto Bruna Pederzani Paltrinieri, in arte Bruno Paltrinieri.
Chi era Bruna Pederzani Paltrinieri? Scrittrice e giornalista (Busseto 5 Settembre 1907 -Milano 9 Ottobre 1992) per oltre quarant'anni visse e lavorò a Milano. Direttrice didattica, collaborò ai giornali e riviste come critico di letteratura e di teatro giovanile. Per quasi un decennio fu critica televisiva del quotidiano milanese “L'Italia”. Scrisse tre commedie, trasmesse in Tv e pubblicò libri per ragazzi fra cui Il Principe fantastico (1969), Soste nel girotondo (1980), Bob risponde a tutti e Mattutino Verdiano. Collaborò diffusamente con” Avvenire” e allo “Specchio del libro per ragazzi”. Utilizzò sempre lo pseudonimo di Bruno Paltrinieri. Le sono stati assegnati il “Premio Castello” e il “Premio della Cultura” dalla Presidenza del Consiglio.
Vuoi scoprire le terre verdiane e la Busseto di Bruna Paltrinieri? Visita i Luoghi Verdiani.

COLORNO (Parma)
Settecento alla francese. Babette, dallo sfarzo della Reggia di Versailles alla vita quotidiana alla Reggia di Colorno che trasformò in uno scrigno delle meraviglie.
Cosa avrà provato la piccola Luisa Elisabetta, chiamata affettuosamente dai famigliari Babette, quando arrivò nel Ducato di Parma, dopo i primi dodici anni di vita vissuti nello sfarzo di Versailles in Francia? Senz’altro il suo arrivo alla Reggia di Colorno ha trasformato una corte, un palazzo, una mentalità. Chi era Babette? Nacque il 14 agosto 1727 da Luigi XV e Maria Leszczynska. Cresciuta nella bellezza della Reggia di Versailles, appena dodicenne fu promessa in sposa all’Infante Filippo di Borbone, figlio cadetto del Re di Spagna e lo raggiunse nel Ducato di Parma nel 1750, un anno dopo la sua nomina a Signore dello Stato padano.
La sua influenza sulla cultura e il modo di vita nel Ducato non fu indifferente: i mutamenti favoriti dalla presenza della Duchessa furono di ampia portata e si esplicarono non solo nella politica, l’influenza francese in quel periodo era notevole, ma anche in quella quotidiana della corte che venne investita da una ventata di rinnovamento e novità. Non bisogna, poi, tralasciare l’importante seguito di artisti d’oltralpe, quali Petitot, Boudard, Coutant d'Ivry, Guiard, Carlier, Bigaud, che donarono nuova linfa al panorama artistico del Ducato.
Fu, tuttavia, a Colorno che Babette riuscì a ricreare gli splendori della corte di Versailles, restaurando e rivisitando gli interni restaurò magnificamente il Palazzo, lo rese un delizioso scrigno di meraviglie e il giardino della Reggia con il gusto e le forme plastiche che contraddistinguevano l’antica dimora paterna., venne restaurato con bellissimi giochi d’acqua, aiuole fiorite, statue e scenografiche fontane.
Vuoi conoscere meglio tutta la lunga storia di Babette? Visita la Reggia di Colorno. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

SALSOMAGGIORE TERME - CASTELLO DI SCIPIONE DEI MARCHESI PALLAVICINO (Parma)
Alla scoperta di Giacoma Pallavicino, una donna "moderna" del Cinquecento.
E' considerata una delle prime donne emancipate dell’ ”Era Moderna”: è la Marchesa Giacoma Pallavicino, che visse nel Cinquecento ed è strettamente collegata al Castello di Scipione. La sua sua storia è davvero appassionante: importante figura femminile del Rinascimento, figlia di Bernardino Pallavicino di Zibello, andò sposa giovanissima, nel 1529, all’anziano cugino Giangerolamo Pallavicino di Scipione. Da questo matrimonio “politico”, che le fu imposto per rafforzare il legame tra i due rami della famiglia, prende vita una storia piena di colpi di scena. Assassinato il marito dai cugini per averle donato in vita una cospicua parte delle sue proprietà, Giacoma, che non ebbe figli, si ritroverà sola a lottare contro le congiure famigliari ma soprattutto, alla guida di un Castello, amministrando in prima persona un enorme patrimonio, fatto eccezionale per l’epoca.
La giovane vedova sfidò le convenzioni decidendo di non risposarsi e scrivendo più volte a Ignazio di Loyola di potere entrare nella sua Compagnia di Gesù ma fu da lui rifiutata per il solo fatto di essere donna. Con determinazione fonderà da sola la sua propria compagnia di sorelle laiche, la “Compagnia di Giovani Donne Spirituale” dedicando la sua vita ad aiutare i più deboli e in particolare le giovani donne non maritate, tra cui anche quelle della sua famiglia, e i bambini, a cui destinerà tutti i proventi delle sue proprietà. Le sue sofferte vicende famigliari e le sue battaglie furono raccolte da Katherine Mc Iver, una delle maggiori storiche dell’arte americane, nell’importante libro Women, Art and Architecture in Northern Italy, dove viene definita come uno dei primi esempi di donna emancipata dell’”Era Moderna.”
Vuoi conoscere tutta la lunga storia di Giacoma? Visita il Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.



SAN SECONDO PARMENSE (Parma)
Cinquecento d’armi e d’amori. Nobili rampolli di grandi dinastie danno vita a straordinarie Corti di Pianura.
Bianca Riario de' Rossi, figlia della Leonessa di Romagna Caterina Sforza, divenne Signora della Contea di San Secondo.
Bianca Riario, figlia della grande Caterina Sforza e di Girolamo Riario, nipote prediletto di Papa Sisto IV, nasceva a Forlì nel 1478. Durante la prigionia della madre Caterina, nel 1500 in Castel Sant'Angelo, ne assisteva amorevolmente l'ultimo rampollo, Giovannino, il futuro grande condottiero e Bande Nere. Vedova di Astorre Manfredi, fatto gettare dal Valentino con una pietra al collo nel Tevere sotto Castel Sant’Angelo, sposava in Roma nel marzo del 1503 Troilo I de' Rossi e, il 28 luglio dello stesso anno, giungeva a San Secondo, accolta con molti onori. Assieme al marito curava la rinascita della Rocca e della famiglia. Dal matrimonio nascevano numerosi figli: celeberrimi il conte Pier Maria II, valente condottiero, e Gian Girolamo, vescovo di Pavia e governatore di Roma, oltre che insigne letterato e poeta. Rimasta vedova di Troilo I, dal 3 giugno 1521 Bianca Riario diventava reggente della Contea di San Secondo fino alla maggiore età del figlio Pier Maria II, conseguita nella primavera del 1523. Determinante era l'aiuto, portato a lei ed ai suoi figli dal fratello Giovanni e dalle sue Bande Nere, nel 1522, per contrastare le insidie di famelici parenti, il vescovo di Treviso Bernardo Rossi e Filippo Maria di Corniglio. Bianca moriva in data imprecisata, certamente dopo il 1523, molto probabilmente in Firenze. La sua immagine resta scolpita in una medaglia bronzea, realizzata da Niccolò Fiorentino e conservata nel Museo Civico Archeologico di Bologna.
Vuoi conoscere tutta la lunga storia di Bianca? Visita la Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

Cinquecento d’armi e d’amori. Camilla Gonzaga De’ Rossi da Mantova ci regala il Palio di San Secondo Parmense, tra le più importanti rievocazioni storiche in Italia.
Un bellissimo ritratto, eseguito da Parmigianino, ora al Prado di Madrid, ci trasmette un’immagine di donna dolce, ma allo stesso tempo decisa e forte, anche solo con la semplicità di un gesto, attorniata da tre dei suoi numerosi figli, l’erede dinastico Troilo II, il cardinale di Pavia Ippolito, e Federico. Chi era Camilla Gonzaga e perché fu tanto importante per la Rocca di San Secondo Parmense?
Camilla nasceva a Mantova ai primi del 1500 da Giovanni, fratello del marchese Francesco II e da Laura Bentivoglio, figlia di Giovanni signore di Bologna. Viveva a Mantova fino al 1519, poi a Vescovado nel cremonese. Il 13 febbraio del 1523 veniva stipulato il contratto matrimoniale con il Conte di San Secondo Pier Maria II de' Rossi, figlio primogenito di Troilo I e di Bianca Riario. La dote di Camilla ammontava a seimila ducati ed era corrisposta parte in denari, parte in gioielli, parte in abiti ed arredi, fra i quali venivano elencati cinque famosi arazzi gonzagheschi con scene mariane: "cinque pezzi di pane di razzo grandi uno della presentacione della madonna, un della dispenciacione della madonna, uno della anonciacione della madonna, una della vesetacione da santa helesabeta l'altro della asomption della madonna". E questo matrimonio resta il pretesto storico del Palio delle Contrade. A San Secondo Camilla svolgeva un ruolo fondamentale nella politica rossiana, ben integrando il marito nell’attività diplomatica e politico-familiare: frequenti erano i suoi viaggi a Mantova, numerose le lettere inviate al cugino Federico II per richieste di aiuto contro i vari nemici, in particolare contro le mire espansionistiche farnesiane attuate da Papa Paolo III. Per le due doti e le sue qualità si faceva apprezzare dalla duchessa Caterina d’Asburgo, moglie di Francesco III Gonzaga, e dalla moglie del duca di Parma Ottavio Farnese, Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, che nel 1559 accompagnava nelle Fiandre. Pure ottimi rapporti teneva con Isabella di Portogallo, moglie di Alessandro Farnese, sempre aiutando il figlio Troilo II nel mantenimento di buoni rapporti diplomatici col potente casato limitrofo. Un ritratto, eseguito da Parmigianino, ora al Prado di Madrid, ci trasmette un’immagine di donna dolce, ma allo stesso tempo decisa e forte, anche solo con la semplicità di un gesto, attorniata da tre dei suoi numerosi figli, l’erede dinastico Troilo II, il cardinale di Pavia Ippolito, e Federico. Un bell'affresco letterario ci è stato tramandato dal figlio Federico, epilogo degli Elogia virorum rosciorum. Interessante resta pure una encomiastica lettera a lei indirizzata da Pietro Aretino. Camilla Gonzaga moriva nel 1585 a San Secondo.
Vuoi conoscere tutta la lunga storia di Camilla Gonzaga? Visita la Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense durante il tradizionale Palio, ogni primo weekend di giugno. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

MONTECHIARUGOLO (Parma)
Cinquecento d’armi e d’amori. Dal Castello di Montechiarugolo, le vicissitudini crudeli di una donna peregrina in Italia: Barbara Torelli, cantata da poeti e letterati.
Nel loggiato del Castello di Montechiarugolo si trova scritto: “Nota che adì 10 otobre de 1491 la magnifica madonna mogliera di Messer Hercule Bentivoglio se partì da qui per andare a marito a Pisa”. Si tratta di Barbara Torelli (figlia di Marsilio e sorella di Cristoforo e Francesco) che a 19 anni aveva sposato Ercole Bentivoglio di Pisa e dal quale era stata ripudiata nel 1503. Ridotta in povertà dai Bentivoglio (che rifiutarono di restituirle anche la ricca dote), si rifugiò presso gli Estensi a Ferrara, sposando qui nel 1508 il poeta di corte Ercole Strozzi. Pochi giorni dopo le nozze Strozzi venne assassinato, e Barbara andò dapprima a Venezia poi vagò a lungo per l’Emilia. Nel 1520, tornata a Ferrara, riottenne parte della doto sotto forma di terreni, ma morì tuttavia in povertà a Bologna nel 1534. Poeti e letterati si sono impadroniti del personaggio, soprattutto dopo la morte dello Strozzi, ma anche nei secoli più vicini a noi, come il Carducci e il Flora.
Esiste anche un sonetto di Girolamo Baruffaldi (1675-1755):
Spenta d’amor la face, il dardo è rotto
e l’arco e la faretra e ogni sua possa
poiché Marte crudel la pianta ha scossa
a la cui ombra cheta io dormia sotto.
Deh, perché non poss’io la breve fossa
seco entrar, dove hallo il destin condotto
colui che appena cinque giorni ed otto
Amor legò pria della gran percossa?
Vorrei col foco mio quel freddo ghiaccio
intiepidire e rimpastar col pianto
la polve e ravvivarla a nuova vita.
E vorrei poscia, baldanzosa e ardita,
mostrarla a lui, che ruppe il caro laccio,
e dirgli: Amor, mostro crudel, può tanto.

Vuoi conoscere tutta la lunga storia di Barbara Torelli? Visita il Castello di Montechiarugolo. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

FONTANELLATO (Parma)
Cinquecento d’arte e d’amore. Il legame tra Paola Gonzaga con la Saletta di Diana e Atteone affrescata dal Parmigianino in Rocca Sanvitale a Fontanellato.
La Sala del Parmigianino, il gioiello più prezioso della Rocca Sanvitale di Fontanellato, affrescata dal pittore nel 1523, è fortemente connessa con la storia e la figura di Paola Gonzaga, sorella della più celebre Giulia, vedova di Vespasiano Colonna e contessa di Sabbioneta. Paola sposò il conte Galeazzo Sanvitale. La stanza fu affrescata in 40 giornate lavorative dal ventenne Parmigianbino solo con la luce di candele.
Vuoi conoscere le interpretazioni suggestive che suggerisce la vista della Saletta di Diana e Atteone e scoprire perché Paola Gonzaga viene ritratta nell’affresco? Visita la Rocca Sanvitale sdi Fontanellato.

SALA BAGANZA (Parma)
Quattrocento d’armi e intrighi. Donella de’ Rossi, eroina d’animo imperterrito, difese strenuamente la Rocca Sanvitale di Sala Baganza
Nasce intorno all’anno 1435 dal Magnifico Pier Maria Rossi, conte di Berceto e marchese di San Secondo e da Antonia Torelli. Nel 1454 sposa il primo conte di Sala, Giberto III Sanvitale. La celebre e discussa unione fu frutto di un tentativo di alleanza tra le due famiglie, acerrime avversarie nei giochi politici e territoriali.
Nell’agosto nel 1482, approfittando dell’assenza di Giberto III e il figlio Bernardino impegnati nella difesa della Rocca di Oriano, Amuratte Torelli, cugino di Donella, attaccò la Rocca di Sala. Inaspettatamente trova l’opposizione di Donella, ostinata nel difendere le proprietà sue e del marito, colpisce mortalmente il cugino, preservando così la Rocca dall’attacco nemico. Decisiva non solo per la battaglia, ma anche per le sorti future dei Sanvitale, che grazie a questo atto di coraggio, manterranno il dominio incontrastato sulla zona per oltre un secolo e mezzo Coraggiosa, leale e forte, così è arrivata a noi la figura di Donella, prima contessa di Sala.
Vuoi conoscere tutta la lunga storia di Donella? Visita la Rocca di Sala Baganza. Le guide ti appassioneranno con una vicenda intensa, ricca di colpi di scena.

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