Giornata Mondiale Ozono: i problemi con la catena del freddo (e la soluzione italiana)

La Giornata Mondiale dell’Ozono che cade il 16 settembre serve, innanzitutto, a ricordare un successo: quello del Protocollo di Montréal del 1987 con cui le nazioni hanno di fatto sostituito i dannosissimi gas CFC, noti come clorofluorocarburi, o freon, usati soprattutto per frigoriferi e condizionatori, con gli HFC.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - società)

Il 16 settembre si festeggia la Giornata ONU per ricordare i risultati del Protocollo di Montreal nella riduzione del buco dell’ozono e mostrare le nuove sfide delle startup per abbattere l’inquinamento degli HFC

 

 

La Giornata Mondiale dell’Ozono che cade il 16 settembre serve, innanzitutto, a ricordare un successo: quello del Protocollo di Montréal del 1987 con cui le nazioni hanno di fatto sostituito i dannosissimi gas CFC, noti come clorofluorocarburi, o freon, usati soprattutto per frigoriferi e condizionatori, con gli HFC.

 

Allo stesso tempo, la giornata istituita nel 1994 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha un altro scopo: mostrare le nuove sfide che l’umanità dovrà affrontare per gli HFC. Questi gas, detti anche gas-F, provocano un effetto serra che è 2000-3000 volte quello della CO2: tra tutti gli F-gas il peggiore è lo R23 il cui effetto serra è 14800 volte quello della CO2.

 

La buona notizia è che la tecnologia è un valido aiuto per ridurre le emissioni, specie nel settore del freddo, responsabile del 10% delle emissioni di CO2 a livello mondiale:

 

«Le attività da realizzare nella catena del freddo, per renderla più sostenibile e rispettosa dell’ambiente, sono ancora tante. Le nuove tecnologie, la tradizione ingegneristica italiana nel settore del freddo e la nostra capacità inventiva storica, lasciano ben sperare sulla nascita di soluzioni che dal nostro manifatturiero possano poi essere esportate nel resto del Pianeta, diventando degli standard mondiali», spiega Mauro Margherita, Ceo di Turboalgor, startup nata in seno al Gruppo Angelantoni, che ha ideato una tecnologia che riduce l’impatto degli HFC sul Pianeta, garantendo, al contempo, l’efficienza degli impianti di refrigerazione.

 

I numeri del freddo sull’ambiente

 

Dal 1990 a oggi, le emissioni di gas fluorurati nella UE sono aumentate del 60%. La refrigerazione (sia domestica che industriale, a livello mondiale) è responsabile di oltre il 17% della bolletta elettrica mondiale, che sulla base del mix energetico attuale, equivale a 1,5 gigatonnellate CO2/anno. 

 

In Italia, stando a un report Legambiente, il quantitativo di gas refrigerante immesso sul nostro mercato, ha un potenziale effetto serra di 250 milioni di tonnellate, che equivalgono a circa il 50% delle emissioni di gas serra a livello nazionale. L’Italia ha poi sugli F-gas un triste primato: il numero più alto di attività illegali nel mercato nero: 42 segnalazioni registrate nel 2020 di illeciti, rispetto al totale delle 228 a livello europeo. 

 

Senza cambiamenti nell’utilizzo degli HFC, si stima che questi avranno un impatto del 20% sul riscaldamento globale entro il 2050. 



Un turbo che abbatte l’inquinamento del freddo

 

La soluzione di Turboalgor consente l’abbattimento dell’inquinamento degli impianti di refrigerazione industriali utilizzando la stessa tecnologia del turbo delle automobili: il turbo consente di recuperare parte dell'energia che viene persa nella valvola di laminazione, dove il liquido refrigerante passa da una alta a una bassa pressione. Inserendo uno scambiatore di calore e un turbocompressore, è possibile recuperare parte di questa energia, nonché incrementare la potenza frigorifera dell'impianto. 

 

Pensata per impianti frigoriferi nel settore della refrigerazione (bassa temperatura) e del raffreddamento (media temperatura), la tecnologia potrà presto essere applicata anche agli impianti di condizionamento industriali, ai chiller e alle pompe di calore.

 

Oggi la soluzione si applica a impianti che usano tutti i possibili fluidi refrigeranti organici, gli HFC (da 20 fino a 300 kW), ma si può applicare anche agli impianti che usano fluidi frigorigeni naturali, come la CO2 e l’ammoniaca, e per potenze superiori ai 300 KW. Attualmente è in corso di sperimentazione la tecnologia per impianti che usano l’anidride carbonica, di cui è iniziata la fase di testing.

 

«Il mondo della refrigerazione è molto ampio, basti pensare solo a quanti sono i refrigeranti utilizzati, ed in forte evoluzione in questi ultimi anni, anche a causa delle regolamentazioni F-Gas. Dopo che la turbomacchina per tutti gli HFC sta prendendo piede sul mercato, a partire da quello italiano dove abbiamo cominciato a vendere, adesso stiamo valutando come portarci anche su altri mercati, in primis Europei. Nel frattempo il prototipo patentato per la CO2 transcritica, dove i valori di saving sono anche più importanti, è stato realizzato e montato al banco di test», continua Mauro Margherita, Ceo di Turboalgor.

 

 

Un team a trazione femminile e round per 8 milioni di euro

 

Tra le 10 finaliste della tappa italiana dello Startup World Cup 2020, Turboalgor può contare su tre brevetti internazionali ed un quarto in corso di deposito, un team di 11 persone, di cui 5 donne, e clienti come Cesare Fiorucci S.p.A, Di Battista Food, Battisti Salumi e STEF Italia.

 

Una tecnologia green che, per i risparmi energetici garantiti in bolletta, ha attirato investitori pubblici e privati. Fino a oggi la startup perugina ha raccolto 8 milioni di euro di finanziamento (a scommetterci anche Banca Intesa).

 

La tecnologia è estremamente flessibile: industria farmaceutica, chimica, alimentare, tutto il settore della logistica e del trasporto del refrigerato, la grande distribuzione, sono tantissimi i settori di mercato in cui può trovare spazi.