Raffaella Di Marzio, sulla strage di Altavilla: «Il Diavolo era nella loro coscienza ma lo vedevano in altri»

Il padre ha fatto suoi i messaggi aggressivi e di odio sui social e questo ha condizionato negativamente e psicologicamente anche la figlia
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ROMA – I segnali prima della strage erano scritti sui social, ma chi li conosceva ha fatto finta di niente. Normalmente sono i genitori a controllare cosa seguono sui social i propri figli. In questo caso, è stato il padre, con le sue idee di odio, a influire negativamente sul fragile stato psicologico della figlia 17enne, coinvolgendola persino a prendere parte attiva all’esorcismo assassino.

Secondo Raffaella Di Marzio, psicologa, esperta di questioni religiose e direttrice del centro studi Lirec: «Il Diavolo si era insinuato prima e radicato poi nelle loro coscienze ed essi lo vedevano in altri, anche nella loro famiglia, come un nemico da combattere con ogni mezzo, persino con l’omicidio». «Questo piccolo gruppo si era creata una divinità propria, il Diavolo, – prosegue l’esperta – che in realtà era la proiezione mentale, il riflesso ossessivo di ciò che interiormente apparteneva loro e che nulla ha a che vedere con le religioni cristiane, che diffondono invece un messaggio evangelico basato sull’amore altruistico».

Il problema non sono le presunte sette, come hanno erroneamente dichiarato alcuni in questi giorni, invocando addirittura nuove leggi in materia di manipolazione mentale, che possono causare solo altri danni a quei gruppi che vivono amorevolmente la loro fede. Il problema è il linguaggio incontrollato di odio di cui molti si nutrono per sopperire la mancanza di un vero scopo nella loro vita. 

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