TEATRO COMUNALE WALTER CHIARI CERVIA. DAVIDE ENIA: L’abisso

Mercoledì 12 e giovedì 13 dicembre 2018 ore 21
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Stabile di Palermo,
Accademia Perduta/Romagna Teatri
DAVIDE ENIA
L’abisso
di DAVIDE ENIA.

Musiche composte ed eseguite in scena da GIULIO BAROCCHIERI

spettacolo realizzato in collaborazione con Festival Internazionale di Narrazione di Arzo
e tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio editore)
vincitore del Premio letterario internazionale “Mondello”

Mercoledì 12 e giovedì 13 dicembre alle ore 21 al Teatro Comunale Walter Chiari di Cervia andrà in scena il racconto urgente, profondo, attuale di Davide Enia, L’abisso – quello del Mediterraneo che ingoia i migranti e quello interiore di un uomo di mare – che il palermitano, scrittore, drammaturgo, interprete e regista di se stesso ha tratto dal suo nuovo romanzo in presa diretta da Lampedusa, Appunti per un naufragio (Premio Mondello 2018).
Davide Enia torna in scena con il gesto, il canto, il cunto, per affrontare l’indicibile tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo. Epopea di eroi odierni, tra vita e morte, che diventa metafora di un naufragio individuale e collettivo. Lo spettacolo, che vede in scena anche Giulio Barocchieri, autore ed esecutore delle musiche originali, è frutto della co-produzione di Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo e Accademia Perduta - Romagna Teatri.

Davide Enia sarà inoltre protagonista dell’Incontro con gli Artisti che si terrà nel secondo giorno della sua permanenza cervese, giovedì 13 dicembre alle ore 18, presso il Ridotto del Teatro Walter Chiari (l’ingresso all’incontro è gratuito).

Dopo le rappresentazioni al Comunale Walter Chiari di Cervia, lo spettacolo replicherà in Romagna al Teatro Masini di Faenza (17 dicembre), al Teatro Mentore di Santa Sofia (25 gennaio), al Teatro Galli di Rimini (17 febbraio), al Teatro Goldoni di Bagnacavallo (18 febbraio), al Teatro Diego Fabbri di Forlì (19 febbraio).

“Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa assieme a mio padre. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più.
Io ero senza parole. Era la Storia quella che ci era accaduta davanti. La Storia che si studia nei libri e che riempie le pellicole dei film e dei documentari.
Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Rispetto al materiale che avevo precedentemente studiato, in quello che stavo reperendo di persona c’era una netta differenza: durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, il vuoto improvviso che frantumava la frase consegnando il senso a una oltranza indicibile. In questa assenza di parole, in fondo, ci sono cresciuto. Nel Sud, lo sguardo e il gesto sono narrativi e, in Sicilia, «‘a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice», la miglior parola è quella che non si pronuncia.
Ne L’abisso si usano i linguaggi propri del teatro (il gesto, il canto, il cunto) per affrontare il mosaico di questo tempo presente.
Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo.” (Davide Enia)

NOTE DI REGIA
Come raccontare il presente nel momento della crisi. Questa domanda nasconde continue insidie. In assoluto, il continuo rischio di spettacolarizzare la tragedia. Il lavoro è indirizzato, quindi, verso la ricerca di una asciuttezza continua, in cui parole, gesti, note, ritmi, cunto devono risultare essenziali, irrinunciabili, necessari alla costruzione del movimento interno.
Questo ha determinato il carattere performativo del lavoro in scena, in cui si riproietta se stessi nel preciso stato emotivo che ha generato tutto, immergendosi dentro quell’esatta condizione del sentimento, in un loop che si ripete replica dopo replica, in un ritorno continuo che non ha esito se non il suo essere rivissuto, parola dopo parola, gesto dopo gesto, suono dopo suono, trauma dopo trauma, cunto dopo cunto.

Biglietti: prevendite e prenotazioni telefoniche (tel. 0544 975166) da martedì 11 dicembre dalle ore 10 alle ore 13 presso gli uffici del Teatro Comunale con ingresso dal Viale della Stazione.
Nelle sere di spettacolo, la Biglietteria del Teatro aprirà alle ore 20.
Prevendite on line: www.vivaticket.it
Prezzi: da 20 a 12 euro - Info: 0544/975166 e www.accademiaperduta.it

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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