Comunicati Stampa
Politica e Istituzioni

Monarchia dei partiti

Un tempo c'era la monarchia. Un solo re, tanti principi e baroni, tanti signorotti ed un popolo alla fame.
, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Dal 1948 c'è la repubblica con un presidente, un parlamento, una Corte Costituzionale, tante regioni, tante province, migliaia di comuni, migliaia di enti inutili e centinaia di migliaia di politici che fanno capo ai grandi notabili romani ma il popolo è sempre quello che conta niente.

Il potere prima era della monarchia oggi è del popolo che lo esercita nei modi previsti dalla Costituzione. Ma ad esercitarlo in definitiva sono sempre quei pochi notabili che da oltre cinquant'anni in un modo o nell'altro riescono a trovare il modo di rimanere al potere anche contro le intenzioni del popolo sovrano. Da qualche tempo in Sicilia si parla di mettere mano alla legge elettorale per rendere più governabili gli enti locali con l'istituzione dello sbarramento al 5%.

In verità si vuole trovare il modo per chiudere la porta alla rappresentanza democratica delle minoranze per blindare il potere dei maggiori partiti. Insomma, siamo in una situazione di monarchia assoluta dei partiti. I notabili della politica possono considerarsi i monarchi non di territori ma di fette della politica e combattono per mantenere il potere ed incrementare la loro sfera di influenza sugli altri e per la loro sopravvivenza politica.

Oggi parlano tutti della inutilità delle province e fanno finta di dimenticare che è stato permesso alla Regione Siciliana con un colpo di mano incostituzionale di reintrodurre con una legge regionale con la denominazione "regionali" queste istituzioni che per Costituzione sono state abolite dall'ordinamento regionale. Lo Statuto del 1946 non è stato modificato e non poteva esserlo visto che le modifiche possono essere effettuate solo attraverso una legge di revisione costituzionale. La Sicilia rappresenta quindi l'anomalia nelle anomalie.

Si parla, per le amministrative, di una vittoria della democrazia perchè il presidente della Regione, della Provincia e i sindaci dei Comuni vengono eletti con voto disgiunto da quello dei partiti che lo appoggiano. Ma in realtà la legge elettorale è senza capo nè coda ma ha un unico obiettivo: quello di confondere l'elettorato e di trarre vantaggio dalle variabili e dalla complessità del sistema di voto.

Innanzi tutto con argomentazioni e norme macchiavelliche le elezioni dei presidenti dei consigli pronviciali e comunali e dell'ARS sono lo stesso giorno di quelle dei deputati e dei consiglieri e questa commistione crea non pochi problemi agli elettori. Ma la votazione nello stesso giorno e con la stessa scheda del presidente/sindaco e consigliere comunale è stata fatta perchè in definitiva i notabili hanno voluto blindare le candidature dei presidenti e dei sindaci che loro decidono. In pratica la lobby politica decide chi deve presentarsi e dove. Una assicurazione delle coalizioni che così si garantiscono quei voti che con una vera votazione disgiunta potrebbero andare ad altri candidati. Così si impedisce a personalità del mondo civile di competere ad armi pari contro i prestanome dei partiti. Ne abbiamo avuto una chiara dimostrazione nelle recenti comunali di Palermo dove le potenti macchine messe in modo dalle due coalizioni nazionali, quella di Cammarata e quella di Orlando, hanno letteralmente annullato gli altri candidati.

La maggior parte degli elettori vota il candidato deputato all'ARS o consigliere senza sapere che in questo caso il suo voto vale anche per il presidente/sindaco al quale magari non vorrebbe dare il proprio voto. Diverso e veramente disgiunto sarebbe il voto se le elezioni del presidente o del sindaco avvenissero almeno un mese prima del rinnovo dell'ARS e dei consigli. Una lotta delle intelligenze e dei programmi insomma. Solo così si potrebbe affermare senza tema di smentite che il presidente o il sindaco è scelto dagli elettori e la maggioranza all'ARS e nei consigli realmente quella rappresentativa dei partiti.
La Francia e gli Stati Uniti ai quali spesso i nostri politici per mancanza di idee si richiamano ci mostrano cosa vuol dire libera espressione del voto.
v In Francia hanno votato il Presidente della Repubblica e fra qualche giorno voterano per il Parlamento, negli Stati Uniti l'anno prossimo si voterà per il presidente ma hanno già avuto luogo le elezioni del mid term che hanno dato la maggioranza del Parlamento ai democratici che non sono del partito del presidente Bush. Fintanto che la legge elettorale non permetterà veramente di eleggere il presidente o il sindaco direttamente e senza inciuci, non si potrà parlare di libera espressione del voto e di presidente/sindaco eletto direttamente dal popolo.
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