Seminario Laboratorio di Auto-Ipnosi, venerdì 15 febbraio 2008, conduce E. Gioacchini

L’Atelier di Drammaterapia Liberamente si apre ufficialmente alla sua terza annualità venerdì 15 febbraio 2008, con un seminario-laboratorio di Auto-Ipnosi rivolto a professionisti e non ed inserito nell’ambito del programma del corso. Questo primo incontro addestrativo all’autoipnosi è aperto anche ai non iscritti, proprio per dare modo di valutare esperenzialmente insegnamenti e modalità didattiche dell’Atelier. La partecipazione è gratuita e non è vincolante.
, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) La domanda che sorge più immediata è: perché l’ipnosi in un corso di drammaterapia? Una breve precisazione ci aiuterà a capire.

La metodologia dell’Atelier “Liberamente”, diretto da Ermanno Gioacchini, medico psichiatra e psicoterapeuta, segue i principi della drama therapy già descritti dagli orientamenti della letteratura internazionale e, fondamentalmente dalle due grandi scuole, quella americana di R. J. Landy e quella britannica di S, Jennings. Il percorso che questi due differenti autori hanno fatto per giungere alla precisazione di alcuni principi fondamentali nella materia è autorevole, anche se, legittimamente, tende a sottolineare differenti aspetti del lavoro drammaterapico per giungere quindi a metodologie coerentemente diverse, almeno in parte. Se Landy, con il suo “concetto di ruolo”, intende il processo dramma terapico come assimilabile fondamentalmente al percorso psicoterapeutico, Jennings lo legittima maggiormente all’interno del processo artistico proprio del teatro. Negli ultimi anni, proprio la professionale e fertile disputa tra i due orientamenti di pensiero ha portato ad una ricca produzione di proposte ed articolazioni metodologiche.

I punti fondamentali per i quali la drammaterapia dell’Atelier Liberamente si differenzia da altri percorsi, nasce fondamentalmente da fattori autobiografici. Per il direttore dell’Atelier, E. Gioacchini, essersi interessato da trentacinque anni di “stati modificati di coscienza”, passando attraverso la competente conoscenza dell’ipnosi formale, sperimentale e clinica, e molte delle sue applicazioni, anche al di fuori del campo ristretto della psicoterapia ipnotica, ha comportato l’utilità di disporne nello strumentario dell’operazione dramma terapica. Di qui l’importanza che l’allievo acquisisca dimestichezza con le fluttuazioni della propria coscienza, che , si sa bene, non è sempre ed assolutamente “ordinaria” e vigile nel corso del processo artistico, interpretativo e comunque espressivo. La particolare competenza nel campo dell’hypnodrama moreniano (dove allo psicodramma si aggiunge la presenza di stati induttivi la trance), porta così il lavoro drammaterapico assai vicino alla consapevolezza di quello che lo stesso Grotowsky chiamava “la Trance dell’Attore”, pura espressione dell’autenticità di un‘anima nell’atto di donazione all’altro (pubblico) dinnanzi a lui. L’atto di “autopenetrazione” che tanto sottolinea il Maestro, passa dunque per uno speciale stato di consapevolezza cosciente, ma all’interno di una condizione di trance, elementi questi che permettono all’attore di “non fingere di fingere” e qualificare il suo “come se” sulla scena appunto come atto autentico.

La propria storia, invisibile, fluisce all’interno della parte, anche al di fuori di quel gioco di immedesimazione all’interno del personaggio come propone il grande Stanislavskij. Se il suo metodo si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore, la metodologia dell’Atelier sposa maggiormente lo statuto Grotowskiano. Come questa ultima scuola insegna, è inoltre ridotto all’essenziale il rito scenico, impoverita la macchina teatrale, ridotta generalmente all’essenziale dell’attore e dello spettatore. Quello che rimane sono i corpi, e questi non possono che essere corpi in cerca di vita ed espressione. Gli esercizi di autoipnosi, come quelli sul corpo che propone Grotowsky, in tal senso, intendono sollecitare la consapevolezza e la libertà emotiva del soma, in funzione del sentimento di libertà e scelta che l’attore deve sempre saper comunicare a chi assiste al suo lavoro.

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