Meritocrazia Italia chiede maggiori tutele per i caregiver familiari: si trasformi l’assegno sociale in pensione di vecchiaia

Meritocrazia Italia propone di trasformare l’assegno sociale in pensione di vecchiaia per coloro che, al raggiungimento dei 67 anni d’età, non hanno maturato i vent’anni di contribuzione in quanto impossibilitati dalla necessità di accudire un familiare con disAbilità
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Secondo le stime dell’Inps, sono oltre 600.000 le persone che ogni giorno si prendono cura di un familiare gravemente disAbile.

Si può diventare caregiver in età già avanzata, ma molto spesso lo si è per quasi tutta la vita in caso di figlio disAbile. Per queste persone svolgere un lavoro a tempo pieno è impossibile. La maggior parte di loro deve rimanere in casa ad accudire il familiare, e quelli che hanno un lavoro, molto spesso, devono rinunciarvi.

Molte donne non arrivano nemmeno a maturare i contributi per avere la pensione di vecchiaia, per la quale occorrono 20 anni di contribuzione e 67 anni d’età.

Oggi Meritocrazia Italia propone di trasformare l’assegno sociale in pensione di vecchiaia per coloro che, al raggiungimento dei 67 anni d’età, non hanno maturato i vent’anni di contribuzione in quanto impossibilitati dalla necessità di accudire un familiare con disAbilità.

L’assegno sociale, che dal 1996 ha sostituito la vecchia pensione sociale, non è una pensione avente carattere contributivo, ma una prestazione di natura economica e assistenziale che viene erogata, in favore delle persone che hanno raggiunto l’età pensionabile a e vivono a basso reddito. L’importo è di 534,41 euro per 13 mensilità.

La logica della proposta sta nel fatto che, raggiunta l’età pensionabile, coloro che non abbiano maturato i contributi necessari e abbiano diritto all’assegno sociale, possano vedere trasformato tale sussidio in pensione e non debbano essere più sottoposti al controllo annuale dei redditi.

Si attende da tempo il riconoscimento di contributi figurativi per il periodo di lavoro di assistenza e cura effettivamente svolto per un familiare gravemente disAbile convivente. Tale soluzione porterebbe, infatti, a completare gli anni di contribuzione necessari al raggiungimento della pensione di vecchiaia e sarebbe il giusto riconoscimento per chi, oggettivamente e per un bene superiore, non può svolgere altre attività.

Oltre il riconoscimento de facto del lavoro di cura svolto, la trasformazione dell’assegno sociale in pensione consentirebbe di ottenere tutti quei benefici che sono esclusi ai percettori di sussidi come l’erogazione di prestiti/finanziamenti.

Dando corso a questa proposta si potrebbe quantomeno iniziare a risolvere la situazione di tutti quei caregivers che si ritrovano a vivere una vecchiaia in condizione di povertà.

 

Potrebbe essere un passo avanti, nell’attesa di una regolazione strutturale volta a dare dignità e tutela a questa figura. Per la vera equità sociale.

Stop war.

Roma, lì 24/04/24                      

Meritocrazia Italia 

Il Presidente Walter Mauriell

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