Russia, Conferenza all’ISPI, “Putin’s Russia: really back"

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) A due anni dallo scoppio della crisi Ucraina la Russia si trova in una situazione complessa e contraddittoria. Il rilevante ruolo politico internazionale, dimostrato con la mediazione nell’accordo con l’Iran e con l’intervento militare in Siria, contrasta con la problematica evoluzione economica del Paese che risente tanto delle sanzioni imposte dall’Occidente quanto del calo del prezzo del greggio.

Il ritorno della Russia sulla scena internazionale è reale o soprattutto mediatico? Il rapporto con l’Occidente è destinato a rimanere conflittuale o ci sono prospettive di ripresa? A queste domande che riguardano da vicino anche l’Italia – basti pensare che le sanzioni ci costano ogni anno diversi miliardi euro – ha tentato di dare una risposta la tavola rotonda organizzata dall’Ispi-Istituto di studi politici ed economici, sulla base del Rapporto Ispi “Putin’s Russia: really back?

Tentato. Perché secondo i relatori – Alessandro Colombo (Ispi e Università degli Studi di Milano), Mikhail Minakov (Università di Kyiv-Mohila Academy) e Paolo Valentino (Corriere della Sera) coordinati dal curatore del Rapporto Aldo Ferrari (Ispi e Università Cà Foscari di Venezia) – il vero ruolo della Russia sarà evidente soltanto tra qualche anno quando finirà, si spera, l’incertezza che domina il quadro geopolitico globale e il ruolo delle potenze sarà più definito. E quando magari anche l’informazione assumerà un ruolo di maggiore obiettività.

Nel frattempo bisogna limitarsi a fotografare la situazione riassumibile in questi punti: Putin agisce con maggiore abilità e spregiudicatezza – come agiscono d’altronde tutti gli altri superpotenti della Terra – sulle divisioni dell’Occidente e sulla crisi di legittimità internazionale; continuando a godere in patria di un consenso enorme. Che non è dovuto soltanto al controllo dell’informazione che, anzi, continua a godere di un certo grado di indipendenza, escludendo la televisione di stato. A questa informazione indipendente (giornali, radio, web)sono dovute, tra l’altro, denunce di corruzione che hanno sfiorato lo stesso governo.

Perché, nonostante la crisi economica (sanzioni più calo del prezzo del petrolio) non si preannunziano, almeno a breve, malcontenti popolari? A favore di Putin giocano l’orgoglio slavo e la convinzione dei russi di essere sotto assedio: della Nato che vuole rafforzare gli interessi occidentali ai confini russi (ma il ruolo della Nato in funzione anti Urss non doveva cambiare con la fine dell’”impero del male”?) e di minoranze, come quella islamica, che talvolta sfociano nel terrorismo. Inoltre sono ben vivi nel ricordo dei russi i disastrosi anni della presidenza di Boris Eltsin che distrusse la società e l’economia: anni che l’informazione occidentale mai ha descritto in maniera equa.

In conclusione. La Russia cerca un proprio status e vede in Putin l’unico leader in grado di raggiungerlo.

Vivace il dibattito seguito agli interventi dei relatori con numerose domande da parte del folto pubblica nel quale si sono notati il presidente della Fondazione Italia Russia Rosario Alessandrello e il giornalista Paolo Garimberti già presidente Rai.
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