Salario medio in Italia e in Europa
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Nei primi sei mesi del 2024 gli stipendi medi sono aumentati del 3,1 %, rispetto allo stesso periodo del 2023, superando il valore dell’inflazione. Questo significativo incremento del stipendio medio in Italia, dopo un lungo periodo di stasi, è dipeso dalla ratifica di nuovi accordi relativi ai contratti di lavoro. L’industria è il comparto che ha beneficiato maggiormente di questi aumenti contrattuali, in particolare nel settore manifatturiero, e i rinnovi dei contratti hanno migliorato la situazione retributiva anche nei comparti dei servizi, credito, assicurazioni e commercio. La crescita dello stipendio medio nella Pubblica Amministrazione è stata possibile esclusivamente per l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle amministrazioni non statali, e per ulteriori incrementi questo settore resta in attesa di nuovi accordi. A giugno, l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dell'1,2% rispetto a maggio e del 3,6% rispetto a giugno 2023, con crescite del 4,9% nell'industria, 3,7% nei servizi privati e 1,6% nella pubblica amministrazione. Il riallineamento delle retribuzioni per contrastare l'effetto dell'inflazione sul potere d'acquisto potrebbe proseguire nei prossimi mesi, grazie ai rinnovi contrattuali nell’ambito dei servizi. Le previsioni indicano un aumento del 2,7% per il periodo luglio-dicembre 2024 e una crescita media del 3% per l'intero anno.
Dai dati pubblicati dall’ISTAT relativamente ai salari medi 2023 nei vari paesi europei, si può notare come i redditi lordi più elevati si trovino in Svizzera, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Belgio e Norvegia, tutti con valori della retribuzione media annua lorda superiore ai 50 mila €. La Slovacchia è il fanalino di coda, con un reddito lordo che non supera i 20 mila € e netto che arriva a 15 mila €. In Europa la media per il reddito lordo è intorno a 40 mila euro, mentre il reddito netto si attesta quasi a 28 mila €, con una differenza di 12 mila €. L'Italia presenta valori inferiori alla media dell'Unione Europea, con un reddito lordo di circa 33 mila € e un netto di 24 mila €.
Le tre voci che costituiscono il reddito lordo sono il reddito netto, le imposte e i contributi previdenziali. In tutti i paesi europei, il reddito netto rappresenta la quota predominante rispetto a quello lordo, con un range che varia dal 60% in Belgio, Lituania, Germania all'86% di Cipro. È interessante notare come vi sia una forte eterogeneità nell’incidenza della componente delle tasse. Si osserva come questo valore sia generalmente più elevato nei paesi del Centro-Nord Europa, mentre tende a diminuire nei paesi dell’Est europeo. In questi paesi, al contrario, la componente legata alla contribuzione previdenziale riveste un'importanza maggiore; ad esempio, in Romania arriva quasi al 30%.
Negli ultimi dieci anni, la situazione delle retribuzioni lorde in Italia ha mostrato una crescita molto modesta. Tra il 2013 e il 2019, l'incremento medio annuo è stato di appena lo 0,9%. Il 2020 ha segnato una battuta d'arresto, con un calo del 4,3% a causa dell'emergenza sanitaria. Tuttavia, il biennio 2021-2022 ha visto una ripresa significativa, con aumenti rispettivamente del 6,5% e del 5,1%, seguiti da un ulteriore incremento del 2,5% nel 2023. In termini complessivi, dal 2013 al 2023, le retribuzioni lorde annue sono aumentate del 16%, un incremento che risulta poco più della metà rispetto alla media in Europa (30,8%). Mentre il potere d'acquisto nell'Unione Europea è aumentato in media del 3,0%, in Italia è diminuito del 4,5%. A differenza di altre nazioni europee, i salari in Italia non sono stati adeguati all’aumento dei costi della vita, compromettendo la qualità della vita e influenzando negativamente il consumo e la crescita economica. In altri paesi come Francia, Spagna e Germania, le retribuzioni hanno registrato incrementi rispettivi dell'1,1%, del 3,2% e del 5,7%. Inoltre, negli ultimi due anni di alta inflazione, l'Italia ha subito la più grave flessione in termini reali, con un calo del 6,4% rispetto al 2021, seguita dalla Germania con una diminuzione del 4,1%, mentre le perdite in Francia e Spagna sono state più moderate.
La situazione relativa al salario medio in Italia evidenzia una crescita lenta e discontinua, con un impatto negativo significativo sul potere d'acquisto dei lavoratori. La ripresa post-pandemia non è stata sufficiente a colmare il divario rispetto ad altri paesi europei, e mette in luce la necessità di interventi mirati per migliorare le condizioni economiche e retributive dei dipendenti italiani e favorire una maggiore equità rispetto ai partner europei.
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