Alla fine si paga di piu', di Clerici (Assoedilizia)

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

ALLA FINE SI PAGA DI PIU’
di Achille Colombo Clerici

Mi sono stati chiesti chiarimenti in merito alle considerazioni da me svolte in materia di riforma catastale, nelle quali concludevo non poter esserci quel controllo dell’ invarianza del prelievo fiscale che la legge di riforma vorrebbe assicurare. Perche’, in sostanza, non c’e’ invarianza; in quanto il valore imponibile ( legato alla consistenza economica e non al mercato ), e quindi il gettito/prelievo, soprattutto quello derivante dall’ Imu, sono destinati per loro natura a crescere sempre. Conseguenze di tale situazione sono l’ impraticabilita’ e l’inattendibilita’ del sistema dei correttivi previsti dalla legge di riforma.

Debbo dire che il format della rubrica che curo su queste colonne mi impedisce approfondimenti tematici e di consegueza mi costringe spesso a procedere per tesi ed enunciazioni. Questo non significa che manchino le argomentazioni.

E dunque: nel computo del gettito fiscale immobiliare, ed in particolare ai fini dell’applicazione dell’Imu, e’ di tutta evidenza che concorrono tre variabili le quali fanno crescere continuamente la consistenza economica del patrimonio imponibile.

Due sono legate all’ incremento numerico delle unita’ assoggetate all’imposizione tributaria. Esse sono la nuova produzione edilizia da un lato e il recupero dell’evasione fiscale dall’altro.
La terza variabile determina un incremento di valore del patrimonio a regime: ogni intervento di riqualificazione edilizia, dalla manutenzione straordinaria in su, infatti, da’ luogo ad una revisione catastale automatica, con aggiornamento incrementativo delle rendite. Come dunque il cittadino possa verificare che il comune non bari nei controlli di un’ invarianza che non esiste di per se’, e’ tutto da dimostrare. La vera verifica dell’invarianza, a seguito dell’entrata in vigore della riforma, andrebbe compiuta con riferimento non al gettito complessivo, nella cui logica peraltro entra il criterio della media trilussiana, bensi’ riferendosi al prelievo a carico del singolo contribuente.

Qui entra in gioco la logica della perequazione. Con l’attuale alta misura delle aliquote, il livellamento perequativo andrebbe realizzato abbassando le rendite elevate ( che portano a far pagare in modo esorbitante ) e non innalzando quelle basse, che gia’ portano a pagare a sufficienza.
Allora, non ci sarebbe bisogno di alcuna verifica di “invarianza” o di simili meccanismi atti a prender in giro gli italiani, perche’ informati alla logica del ‘lupus et agnus’: «intanto si paga di piu’ e poi si vedra’».

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