CONTRATTO DI LAVORO RITARDI INACCETTABILI RISORSE INSUFFICIENTI DA PARTE DEL GOVERNO NELL'INDIFFERENZA DI ALCUNI "SINDACATI" ORAMAI CONFUSI E AUTOREFERENZIALI

Oggi subiamo un riordino delle carriere non entusiasmante, un sistema della relazioni sindacali sempre più appesantito, un riassetto organizzativo della nostra amministrazione deciso unilateralmente, che vede ogni giorno i sindacati più come notai che veri attori del sistema quali riformatori e portatori di interessi della nostra categoria
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

      Come è noto, in questi giorni ( 17/09/2020) le organizzazioni sindacali rappresentative della Polizia di Stato, ivi comprese le grandi federazioni come la nostra, hanno incontrato, su convocazione di quest'ultima, il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
      Tralasciamo le forme di comunicazione usate per preannunciare l'incontro, che, da quasi tutte le OO.SS. del microcosmo Polizia,veniva annunciata come una vera e propria vittoria, dalla quale desumere l'importanza o meno di un sindacato, un atteggiamento che nel 2020 oseremmo definire una pura idiozia comunicativa da chiunque venga divulgata come un successo per la nostra categoria.
      I successi di un incontro con la parte governativa si ottengono quando si raggiunge un obiettivo importante, come ad esempio un aumento salariale, o magari la modifica migliorativa di una norma quale la nostra antidemocratica disciplina, o per l'anacronistico regolamento di servizio, oppure per l'ottenimento delle tanto rinomate ed agognate regole d'ingaggio.
      Orbene, mentre tutti i colleghi attendevano con vivo interesse e trepidazione l'esito dell'incontro, per comprendere quale potesse essere l'orientamento dell'attuale governo e del ministro interessato per le forze di Polizia in genere, chi doveva affrontare e sostenere queste importanti tematiche, "IL SINDACATO" contrariamente alle legittime aspettative in sede di riunione cosa fa? invoca la moralizzazione del sindacato attraverso la modifica dell'art 35, ovvero della norma che regola le c.d. aggregazioni sindacali.
      Per poi paradosso dei paradossi sottoscrivere patti federativi, in contrapposizione a quanto richiesto 
nelle c.d. riservate all'amministrazione per abrogare tale possibilità.
O forse l'obbiettivo di costoro è ancora più subdolo, ovvero di provare ad inglobare gli sprovveduti
nuovi partner sindacali.
Ai posteri l'ardua valutazione.
Ma ritorniamo all'auspicata moralizzazione, come se la serietà o la progettualità politico sindacale di un sindacato potesse concretizzarsi attraverso l'eliminazione del pluralismo sindacale all'interno della Polizia di Stato, proponendo l'attivazione delle procedure del nuovo contratto di lavoro non per un importante aumento salariale, oggi improcrastinabile, e neppure per alleggerire i carichi di lavoro del personale sempre più anziano, bensì cercando di soffocare le libertà sindacali sancite dalla nostra costituzione, eliminando, per legge, possibili "concorrenti".

      Una strategia che ovviamente parte da lontano, forse stimolata da una Amministrazione che preferisce il silenzio alle eque rivendicazioni, e che trova una complicità aberrante da parte di chi dovrebbe, inversamente a quello che scrive con documenti riservati all'amministrazione, lottare per le libertà sindacali in genere, sprofondando in un autoreferenzialissimo autocratico, rinnegando la c.d. smilitarizzazione del 1981, quando i padri fondatori del più grande sindacato unitario della Polizia di Stato, rivedendosi nei valori di CGIL CISL e UIL, si spingevano finanche a chiedere l'iscrizione diretta alle confederazioni sindacali esterne, una richiesta che per allora era davvero forte se pensiamo al momento storico e che sono passati ben 39 anni.
      In questi mesi di allarme sanitario, l'amministrazione, pensando di trovare il sindacato stanco e distratto da cose ben più importanti, ha cercato con un appunto "anonimo" inviato a destra e a manca, di modificare catastroficamente la libertà del singolo poliziotto di aderire ad un sindacato, sospendendo tale nefasto tentativo grazie ad una insurrezione popolare e alla puntuale nota della nostra Federazione che ha immediatamente preso posizione respingendo al mittente il becero tentativo di modificare una legge attraverso un'effimera circolare.
      Un tentativo sostenuto dai leader di alcuni sindacati che, secondo un nostro modesto parere, dovrebbero in questo momento pesare e pensare in modo più corretto le parole, adottando una politica di moralizzazione al proprio interno più che auspicarla a favore di altre associazioni sindacali, ed evitando di complicare ancor di più una norma più volte contestata dal Consiglio di
Stato.
      M.P. e PNFD continueranno ad essere una voce libera ed indipendente a favore degli uomini e delle donne della Polizia di Stato, amplificando, quando sarà necessario, le rivendicazioni degli appartenenti alla Forze dell'ordine,con quella scevrità ed onestà che li hanno sempre contraddistinte.
      La modifica dell'art. 35 del D.P.R. 18 giugno 2002, n. 164, non è certamente la panacea per risolvere i molteplici problemi che ha la Polizia di Stato e che non si risolverebbero certamente mettendo il bavaglio ad oltre 10.000 Poliziotti che hanno deciso di sostenere altre sigle rispetto alle c.d. tradizionali che, diciamolo con estrema franchezza, da decenni dicono di voler mutare in meglio la vita dei Poliziotti e che invece cercano solo di cristallizzare la rappresentanza sindacale divenendo sempre più autoreferenziali.
      Il contratto di lavoro, le regole interne ed esterne che non sono mai state affrontate con la giusta determinazione, questi sono i veri temi che vanno affrontati e risolti, evitando le costanti elucubrazioni mentali che tanto male fanno alla nostra Istituzione e alla democrazia nel nostro paese.
      Oggi subiamo un riordino delle carriere non entusiasmante, un sistema della relazioni sindacali sempre più appesantito, un riassetto organizzativo della nostra amministrazione deciso unilateralmente, che vede ogni giorno i sindacati più come notai che veri attori del sistema quali riformatori e portatori di interessi della nostra categoria.
      E poi Taluni osano parlare, dopo un trentennio di duopolio, di moralizzazione del sistema.
      Per Noi che crediamo nel Sindacato con la c.d. "S" maiuscola, quello fatto più di contenuto che di numeri fini a se stessi,  immaginiamo l'azione sindacale libera, democratica e leale nei confronti dei nostri colleghi di ogni ordine e qualifica, volta  esclusivamente all'ottenimento di obiettivi importanti per l'intera categoria. 

      Abbiamo citato dei valori che per Noi sono ineludibili e quindi fondamentali e che forse non lo sono per altri, sempre più coinvolti e assopiti dalla miope e spasmodica ricerca del mantenimento delle posizioni nell'ambita scala della rappresentatività annuale.
      Un'idea per le nostre OO.SS. è e resterà ineluttabile, difendere, con tutti i mezzi democratici in nostro possesso, la libertà altrui di associarsi nei tempi e nei modi voluti, difendendo anche coloro che oggi credono di essere ciò che domani non saranno.
Roma, 24 settembre 2020 I SEGRETARI GENERALI

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