ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett al TEATRO DEHON di BOLOGNA dal 20 al 25 ottobre 2009

Con Guido Ferrarini (unico attore italiano ad aver collaborato direttamente con Samuel Beckett) e Aldo Sassi , regia di Piero Ferrarini
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TEATROAPERTO/TEATRO DEHON- Via Libia, 59- BOLOGNA
Teatro Stabile dell’Emilia-Romagna
Dal 2 al 25 ottobre 2009, ore 21,00 (domenica 25 ore 16,00)

ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett, con Guido Ferrarini (unico attore italiano ad aver collaborato direttamente con Samuel Beckett) e Aldo Sassi.
Regia Piero Ferrarini

Scene Gian Marco Montesano
Costumi Renata Fiorentini
Luci Poppy Marcolin
Fotografo di scena Gino Rosa
Organizzazione e produzione Tiziano Tommesani

Personaggi e interpreti:
GUIDO FERRARINI Vladimiro
ALDO SASSI Estragone
MASSIMO MACCHIAVELLI Pozzo
ALESSANDRO FORNARI Lucky
TANIA PASSARINI Ragazzo
Piero Ferrarini.

Note di regia:
La problematicità di messa in scena del testo beckettiano costituisce, com'è noto, un banco di prova importante, sia sotto il profilo interpretativo, sia per ciò che attiene all’elaborazione registica. Uno degli scogli più insidiosi, tra i molti celati entro il mare magnum dei simboli e delle suggestioni che animano la pagina del premio Nobel irlandese, è senz’altro rappresentato dall'estenuazione del linguaggio drammaturgico, laddove la parola, esautorata dal proprio ruolo di vettore emozionale, svapora nella reiterazione (rievocazione) circolare e indefinita di strutture formali e frammenti di memoria, estranei alla diegesi scenica di superficie. Rielaborando provocatoriamente le coordinate fondamentali del pensiero esistenzialista, il "presente" di Beckett si risolve in assenza abissale, spazio vuoto delimitato dalle vacuità quintessenziali costituite dal "passato" e dal "futuro". E proprio tale destoricizzazione del divenire si concretizza nell’immagine desolante del deserto che circonda e compenetra Vladimiro ed Estragone, non-luogo formato dalla sabbia di infinite clessidre infrante. Alla ricerca di un espediente visivo efficace, Gianmarco Montesano ed io abbiamo propeso per l’esclusione di spazi eccessivamente spogli, forse inconsciamente alla ricerca di una possibilità d’evasione dal sartiano carcere senza mura; al contrario, si è scelto di estremizzare la presenza in scena delle strutture contenitive: ipostasi morfologica dei perimetri delle identità recitanti, e strumenti penitenziari (richiamo / omaggio all’ex ergastolano e amico di Beckett, Rick Cluchey che mise in scena il testo nel carcere di San Quentin) destinati ad arginare la protervia dinamica degli attori. Lo sforzo centrale compiuto durante il lavoro di regia per questa edizione di "Aspettando Godot", infatti, tende innanzitutto ad erodere il margine espressivo a disposizione degli interpreti. Ho inteso procedere à rebours, rispetto a convinzioni e convenzioni estetiche ancora oggi in voga, espungendo dalla scena qualsiasi elemento di conforto per gli attori e per il pubblico (clownerie, macchiettismi et similia), ed anzi rinforzando deliberatamente gli elementi più estremi che sostanziano la teologia atea e nichilista di Samuel Beckett.

TEATROAPERTO/TEATRO DEHON
Teatro Stabile dell'Emilia-Romagna
V. Libia, 59 - 40138 BOLOGNA - Tel. 051 342934 - Fax 051 307488
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Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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