La venticinquesima edizione di Crisalide Festival ospita la prima assoluta di "Macbetto o la chimica della materia" da Giovanni Testori

Lo spettacolo vede cooperare artisticamente, per la prima volta, tre storiche formazioni romagnole, Teatro delle Albe, Masque e Menoventi.
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) A Crisalide Festival di Forlì (teatro Félix Guattari) debutto di "Macbetto o la chimica della materia" da Giovanni Testori, nato dalla collaborazione fra Teatro delle Albe, Masque e Menoventi. Con: Roberto Magnani del Teatro delle Albe, Eleonora Sedioli di Masque teatro e Consuelo Battiston di Menoventi. Il testo riprende in parte la trilogia drammatica, basata sulla rielaborazione di tre opere shakespeariane: Ambleto, Macbetto e Edipus, di Giovanni Testori. Nella sua rielaborazione Macbetto, di ritorno da una battaglia, si ferma davanti ai ruderi dell’abside di una antica chiesa. Dai visceri partorisce una strega che si rivela essere lo specchio della verità della sua coscienza: il suo sogno è quello di essere re, di essere Dio. Macbetto pugnala a morte il re Duncano, con l’aiuto di Ledi. Successivamete poi l’assassinio dell’amico Banco, dei ribelli e della Ledi. Infine trafigge sé stesso davanti agli occhi del coro. Scrive Adriana Morgant: "Alla base della situazione tragica c’è la percezione contraddittoria dell’essere, una sfiducia di fondo che fa identificare la molla d’azione in una fissazione strutturale dell’energia vitale. Il coro è in questa tragedia un vero e proprio personaggio, il suo linguaggio è dato da rantoli, urla, gemiti, tremiti. Sull’immagine del coro si avvia la tragedia, il cui culmine si ha con il sacrificio dell’amico. Tutto ciò che era stato visto come valore si rivela come la tentazione del nulla. Nel monologo finale si esaspera l’interrogativo sul male, le cui radici sono nel cuore stesso della vita. L’eroe si polverizza fra il desiderio di non essere mai nato e la prospettiva del nulla". Roberto Magnani del Teatro delle Albe introduce così "Macbetto o la chimica della materia", spettacolo da lui ideato, diretto e interpretato insieme a Eleonora Sedioli di Masque teatro e a Consuelo Battiston di Menoventi: «Il testo, greve e impuro, è imbevuto e lordato di ogni possibile liquido corporale: feci, sangue, sperma, urina». «Macbetto è infatti un’opera materica, biologica» continua Roberto Magnani «un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso, essendo quest’ultimo, appunto, biologia. Ricorre quindi un continuo sporcarsi, ma contrastato dalla tensione tutta verticale a cui si aggrappa il personaggio di Macbet». Lo spettacolo ha per sottotitolo Trasmutazioni da Giovanni Testori: «A partire dal testo originale si è operata una riduzione, ricavandone solo tre figure, espungendo dunque il Coro e omettendo l’ambientazione della chiesa sconsacrata. Sarà il Teatro in sé a diventare una specie di chiesa s-consacrata, mentre alcune parti del Coro verranno ridistribuite ai tre personaggi principali: Macbet, Ledi Macbet e la Strega. Le tre figure sembrano dettare un continuo e ciclico movimento di generazione vicendevole, come se fossero, ciascuna, una e trina». Eleonora Sedioli di Masque teatro, che ha curato la coreografia di Macbetto, aggiunge: «Nel mio lavoro sul corpo e sul movimento, nella composizione della partitura delle micro-posture il mio riferimento costante è la cronofotografia di Étienne Jules Marey: il corpo in azione crea vuoti nello spazio, sono le posture generali e le microposture a far nascere la sensazione di fondo. Nello specifico, il mio ruolo nel Macbetto trae forza dalle indagini di Michel Leiris a proposito degli sciamani siberiani: la strega è un simulacro, è l’immagine trasposta di una figura che crea il trapasso tra la quotidianità e la pura trance». «Mi sono confrontata con lo scritto di Testori come ci si avvicina a una lingua straniera» riflette Consuelo Battiston di Menoventi «Sono partita dall'esercizio della memoria e dall'ascolto dei suoni. Poi è seguito il lavoro sul ritmo, sulla fluidità, sulla musicalità del dire. Per il corpo tutto dev'essere misurato e necessario: l'energia, il movimento, l'espressione devono sostenere innanzitutto la dilatazione del verso. Le posture di Ledi Macbet sono frutto di una ricerca sulle pose delle donne nei giornali di moda dell'epoca fascista e lavorando per dissonanza ho cercato di raccordarle con movenze aspre e grevi». Conclude Roberto Magnani: «Macbetto, come direbbe lo stesso Giovanni Testori, è un “atto liberativo; ma la liberazione, avvenendo per la via direttissima del dialetto, ha qui la sgradevolezza e l’insostenibilità d’una vera e propria emorragia; se non già d’un vomito”». Info sul Festival e sulle tre Compagnie: http://www.crisalidefestival.eu/, http://www.teatrodellealbe.com/, http://www.masque.it/, http://menoventi.com/
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