FRANCO BANCHI SUI CATTOLICI IN POLITICA E LA TOSCANA: MODERATI, SCOMODI... RIVOLUZIONARI

In questa intervista il prof. Franco Banchi affronta il tema dei fondamenti, dello stile e delle frontiere dell’impegno dei cattolici in politica sia a livello nazionale che toscano. E si misura sul severo giudizio che Papa Benedetto XVI diede in relazione all’assenza dei cattolici dalla vita sociale e politica del nostro Paese.
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Firenze, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Prof. Banchi uno dei rilievi più fastidiosi, immagino, che si muovono ai cattolici impegnanti in politica è quello di cavalcare il moderatismo. La sua posizione in merito?

Le parole sono pietre. Chi le lancia deve prima pesarle. Il moderatismo è uno stile pilatesco di chi sceglie per quieto vivere di stare sulla metà per non sbilanciarsi. Poco importa che si tratti di un cattolico o di un laico. Diversi anni fa un notissimo politico italiano, entro un consesso ristretto, ci confessò che, dopo aver letto i giornali ogni mattina, se serviva una sua dichiarazione, giocava facile, andando “nel mezzo”. Essere “moderati” è invece una filosofia, che riassumerei in  quattro  passaggi: osservare, capire, discernere, scegliere la giusta modalità per realizzare lo scopo proposto. In altre parole, il moderatismo è voluta mancanza di coraggio, la filosofia del “moderato” è esercizio di sapienza in vista della concretezza ovvero il raggiungimento del miglior bene possibile nella situazione data.

E vorrei dire, provocatoriamente: diffidate del vero moderato, se riscalda i motori, è destinato ad andare lontano. Proprio da lui verrà la rivoluzione più decisa! 

 Sembra di capire che il problema principale sia quello di avere alle spalle un'inequivocabile carta di identità, da seguire calandola nel tempo e nella storia.

Certo, impossibile non basare tutto su precisi capisaldi, che valgono molto di più di schermaglie partitiche contingenti. Ad esempio non dimentichiamoci che i capisaldi della nostra Costituzione furono concepiti e scritti da grandi giuristi cattolici, in gran parte ispirati dal personalismo comunitario di S. Tommaso. Quando la buona politica, senza mire strumentali o, peggio, egemoniche, si lascia trasportare dall'onda lunga e travolgente delle comunità naturali ed intermedie organizzate in vista del bene comune, siamo nel più proficuo solco della nostra tradizione. 

 Lei più volte ha detto che soprattutto conta che la politica cristianamente ispirata scriva il primo capitolo della “carta etica” dell'Italia che verrà. 

Lo confermo. E questo vale non solo per la politica nazionale, ma anche ( direi soprattutto ) a livello regionale, vista l'aria di cattiva ideologizzazione che soffia in Toscana. Non credo che si debba partire verticisticamente dal parlamento. Diventa fondamentale l'unione culturale ed operativa del variegato mondo legato all'ispirazione cristiana. E' qui che “il progetto antropologico” dovrà contare più di ogni basso tatticismo o ragione di bottega. La scommessa è quella di creare una casa comune strategicamente compatta che abbia la capacità di orientare tutto quel fronte politico che non accetta il radicalismo etico della sinistra. E qui non conta soltanto vincere o perdere numericamente in parlamento.

 Perchè i cattolici in politica sono così scomodi?

 E’ fondamentale comprendere la vera ragione del tentativo  teso ad emarginare, sterilizzare e/o eliminare i cattolici dalla politica.  Risultano sgraditi perché non sono assoggettabili all’anarchia etica, in quanto rispondono alla propria coscienza e alla norma morale fondata sulla natura umana e richiamata dall’insegnamento sociale della Chiesa, e possono quindi non assecondare il leader o l’interesse del momento. Se autentici, devono essere e non solo sembrare “liberi e forti”. I cattolici "domestici" non servono.

I cattolici sanno che la democrazia è la controprova del rispetto reale delle persone e della loro dignità, come scriveva Giovanni Paolo II nella Centesimus annus ( n.46 ).

 Probabilmente in Toscana lo sono ancora di più...

Papa Ratzinger  era solito riaffermare spesso le peculiarità del rapporto fra i cattolici, la società e la politica. Anche attraverso un giudizio storico decisamente severo, ci faceva riflettere sull’assenza dei cattolici dalla vita sociale e politica del nostro Paese. Per quanto riguarda la nostra regione la “presenza” è assolutamente necessaria, vista la deriva etica simboleggiata, ad esempio, dalla legge sul fine vita. Altro che moderatismo!

 

 

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