Svelato un segreto di un dipinto del Pintoricchio

All’Open Space di Roma, il Comunication Hub del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Mercoledì 10 aprile 2024, ore 18:00. Ospite il Prof. Francesco Buranelli che dialogherà con il Consigliere del CNI, Alberto Romagnoli.
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

 

L' ORIGINE DI UNO SCANDALO

Mercoledì 10 aprile, dalle ore 18:00, all’Open Space, il Comunication Hub del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Via XX Settembre 5, Roma) verrà svelato uno dei più iconici segreti dell'arte italiana del ‘400, in un dialogo sul potere delle immagini che giunge sino ai nostri giorni. Ospite il Prof. Francesco Buranelli che dialogherà con il Consigliere del CNI, Alberto Romagnoli.

Fra il marcare un territorio per mezzo di un edificio o di un’opera d’arte e la capacità di progettare i lineamenti della vicenda umana e ricostruire una pagina inedita della storia, esiste un legame profondo. Entrambe le cose dipendono da un’illuminata committenza e da un’alta professionalità.


Il felice abbinamento di questi due ruoli ha sempre costituito, nella storia passata e recente del nostro Belpaese, il necessario “cambio di marcia” per la sua crescita culturale ed economica. Vedere affermata la propria visione in un modello ingegneristico ed architettonico o in un’opera d’arte contribuisce a dar forma al mondo che si vorrebbe costruire e governare. Visioni. Fisionomie d’ingegno è una riflessione sull’itinerario storico della relazione tra la potenza dell’immagine e dell’architettura e tra il decidere e il concepire una visione di arte e di architettura, anche per mezzo della potenza delle immagini, come avverrà nell’Open Space, innovativo Comunication Hub del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, sorto come uno spazio aperto di confronto, un’area di approfondimento e di incontri su temi di stringente attualità e di portata epocale, come, ad esempio, la transizione ecologica, l’innovazione digitale, le più avanzate frontiere della formazione, le sfide demografiche, le nuove concezioni dello spazio urbano.

Mercoledì 10 aprile, dalle ore 18.00, alla sede del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Via XX Settembre 5, Roma), la fantasia artistica e la sua costante forza iconica e comunicativa saranno protagoniste di una serata all’insegna di un mistero secolare che verrà finalmente svelato. Il prof. Francesco Buranelli, Presidente della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici ed Artistici della Santa Sede dialogherà con Alberto Romagnoli, consigliere CNI, approfondendo il suo sguardo acuto su uno dei maggiori presunti “scandali” della pittura italiana.

Da un frammento di dipinto murale di Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio, raffigurante la Madonna oggi in collezione privata e un tempo nell’appartamento Borgia dei Palazzi Vaticani, sarà gettata – dopo oltre seicento anni – nuova luce sui veleni di palazzo, calunnie, gelosie ed intrghi che caratterizzarono i rapporti tra le famiglie avverse al potere assoluto dei Borgia e dei Farnese nel Rinascimento. Questo rinvenimento, infatti, ha permesso di smascherare la versione di Giorgio Vasari pubblicata nelle sue “Vite”: che per primo volle riconoscere dietro le sembianze della Vergine il ritratto di Giulia Farnese, la giovanissima raffinata ed avvenente dama di corte, chiamata “Giulia la Bella”, amante di papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia, 1492-1503), che viene ritratto in ginocchio davanti alla Vergine.

Una recente mostra romana dedicata appunto alle opere del perugino Bernardino di Betto (Perugia c. 1454 – Siena 1513), meglio conosciuto come Pintoricchio o Pinturicchio, ha riportato alla ribalta delle cronache quello che per secoli è stato un grande mistero della storia: il ritratto di Giulia Farnese, sorella del cardinale Alessandro Farnese senior e amante di papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia).

In particolare, tra le opere esposte nella mostra, erano presenti due frammenti di un dipinto murale che si trovava in una camera degli appartamenti Borgia nel Palazzo Apostolico Vaticano ed esattamente la testa della Vergine Maria ed un Gesù Bambino, denominato il Gesù delle mani. I frammenti facevano parte di un affresco ove era raffigurato Papa Alessandro VI Borgia in ginocchio, davanti alla Madonna con il Bambino in braccio, denominato l’Investitura divina di Alessandro VI. Secondo quanto scritto dal Vasari, il quale non fece altro che riproporre i pettegolezzi che da molto tempo venivano raccontati a Roma, nel volto della Madonna il pittore avrebbe riprodotto i lineamenti di Giulia Farnese [1].

Lo scandalo suscitato da quella che, come poi è stato dimostrato, era in raltà soltanto una maldicenza, segnò il destino dell’opera: dapprima l’affresco venne coperto, poi addirittura staccato; probabilmente grazie alla forte devozione mariana e per una iniziale attribuzione al Perugino, si salvarono soltanto i due frammenti esposti nella mostra.

Ufficio Stampa