I cattivi pagatori delle aziende italiane: prevalgono le insolvenze delle società di capitali e dei clienti ubicati nella stessa area geografica del creditore

Secondo uno studio condotto da Assicom S.p.A., società specializzata nel recupero crediti e nelle informazioni commerciali di qualità, tra i principali cattivi pagatori delle aziende italiane, a differenza del periodo pre-crisi, figurano i partner commerciali considerati un tempo più affidabili, ovvero le società di capitali e le aziende ubicate nella stessa area geografica del creditore. “Per le imprese è strategico, – afferma Alessandro Salvatelli, presidente Assicom S.p.A. – in uno scenario d
Udine, (informazione.it - comunicati stampa - economia) La congiuntura economica negativa, l’aumento delle imprese con rilevanti squilibri di liquidità corrente e l’incremento dei ritardi nei pagamenti hanno determinato un cambiamento nelle abitudini commerciali. In questo periodo di sofferenza del mercato, inaspettate sorprese arrivano dai partner considerati un tempo più affidabili. E’ quanto emerge dall’indagine sui cattivi pagatori delle aziende italiane condotta da Assicom S.p.A., società specializzata nel recupero crediti e nelle informazioni commerciali di qualità. L’analisi prende in esame le pratiche di recupero crediti e informazioni commerciali richieste ad Assicom nel periodo intercorso dal 1° gennaio 2007 al 31 settembre 2011. In particolare lo studio ha messo in luce, rispetto al periodo pre-crisi, una prevalenza delle insolvenze verso le società di capitali e i clienti ubicati nella stessa area geografica del creditore e una significativa criticità verso le aziende estere.

Principali evidenze per area Nielsen:

Area Nielsen 1


_ dal 2007 al 2010 il peso delle società di capitali tra i cattivi pagatori è aumentato di 5 punti percentuali, passando dal 38% al 43%. Il trend sembra mantenersi costante: al terzo trimestre 2011 si è registrata un’incidenza del 41%.
_ il valore dei recuperi verso i clienti della propria area Nielsen è diminuito dal 35% del 2007 al 33% del 2010, dato in crescita però di 3 punti percentuali al terzo trimestre 2011. Il peso dell’estero si attesta al 14%.

Area Nielsen 2


_ l’incidenza delle società di capitali tra i cattivi pagatori dal 2007 al terzo trimestre 2011 è aumentata di 17 punti percentuali, variando dal 32% al 49%.
_ il peso degli insoluti dei debitori situati nell’area Nielsen del creditore dal 2007 al 2010 è aumentato di 5 punti percentuali, passando dal 32% al 37%. Al terzo trimestre 2011 il dato si attesta al 32%. L’estero rappresenta il 13% del totale insoluti.

Area Nielsen 3


_ dal 2007 al 2010 il peso delle società di capitali tra i cattivi pagatori è passato dal 38% al 44% (+ 6 punti percentuali). Il dato è stabile al terzo trimestre 2011.
_ il peso degli insoluti dei debitori situati nella propria area Nielsen è aumentato dal 44% del 2007 al 57% del 2010 (+13 punti percentuali). Al terzo trimestre 2011 si registra un calo di 6 punti percentuali sul 2010. Il peso dell’estero, più alto rispetto alle altre aree Nielsen, è del 17%.

Area Nielsen 4


_ qui l’incidenza delle società di capitali tra i cattivi pagatori dal 2007 al 2010 è aumentata di 10 punti percentuali, passando dal 41% al 51%. Al terzo trimestre 2011 il valore è tornato al 41%.
_ dal 2007 al 2011 il valore dei recuperi verso i clienti della propria area Nielsen hanno avuto un andamento altalenante attestandosi al terzo trimestre 2011 al 64%, rispetto al 63% del 2007. L’estero rappresenta il 12% del totale insoluti.

Lo studio dell’atteggiamento preventivo delle aziende italiane ha fatto emergere una obiettiva difficoltà nel gestire il rischio anche nelle zone geograficamente più vicine e quindi meglio conosciute. Diversamente, in riferimento alla forma giuridica del debitore, sembra che le attività di prevenzione siano più mirate e meglio gestite soprattutto nei confronti di quei soggetti che generano più insoluti.

“Le tendenze emerse dall’analisi, – commenta Alessandro Salvatelli, presidente di Assicom S.p.A. – rovesciano di fatto la situazione rispetto al periodo pre-crisi, dove le società di capitali erano meno insolventi rispetto alle altre forme societarie e le imprese vicine per territorio erano le meno pericolose perché direttamente conosciute o con rapporti consolidati. In uno scenario di mercato sempre più complesso, è strategico – conclude Salvatelli - avviare un’attenta gestione dei crediti commerciali estesa all’intero portafoglio clienti e non solo verso le situazioni potenzialmente più rischiose, avvalendosi di strumenti utili a contenere il rischio.”

Per maggiori informazioni
Ufficio Stampa