La telemedicina e l'ipertensione arteriosa

Brescia, 31/03/2015 (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) In Italia l’ipertensione arteriosa è una condizione molto comune, talmente comune che la manifesta un terzo degli over 35enni e il 60% di coloro che superano i 65 anni; non esiste distinzione tra sessi, se non in età giovanile quando più rilevante è la percentuale maschile.

L’utilizzo di strumenti telematici e di un sistema informatico evoluto (Fascicolo Sanitario Elettronico) facilita una maggiore interazione tra medico/farmacista e paziente migliorando la vigilanza clinica ed il supporto assistenziale con conseguente maggiore tempestività ed appropriatezza delle cure.

La telemedicina consente oggi, con le nuove tecnologie wireless, il ricorso all’automisurazione domiciliare della pressione arteriosa che presenta numerosi vantaggi, tra cui l’assenza dell’“effetto da camice bianco”, la possibilità di numerose misurazioni nel tempo assieme alla facilità di utilizzo e al basso costo.
I dati vengono inviati per via telematica ad un Centro Servizi che provvede alla teleassistenza garantendo un monitoraggio continuo e, se necessario, provvedendo a una riformulazione farmacologica.

I dati ottenuti tramite l’automisurazione domiciliare vengono processati e analizzati assieme ad altri fattori di rischio cardiovascolare (peso corporeo, fumo, diabete, ipercolesterolemia) al fine di monitorizzare il paziente e di impostare il trattamento terapeutico più adeguato.

Le categorie di pazienti che più degli altri possono trarre vantaggio da questa metodica sono gli anziani, le donne in gravidanza o in menopausa, i pazienti diabetici e, come già detto, assieme ai pazienti affetti da ipertensione da camice bianco, quelli affetti da “ipertensione mascherata”, condizione meno rara di quanto si possa pensare, in cui all’esatto opposto dell’ipertensione da camice bianco, l’ipertensione è normale in ambiente medico ma alta nelle misurazioni domiciliari.

L’automisurazione pressoria domiciliare, come dimostrano recenti studi clinici, correla meglio con il danno d’organo cardiaco e cerebrale e produce innumerevoli vantaggi pratici: maggiore consapevolezza della propria malattia, migliore aderenza alla terapia, migliore qualità di vita e, infine, assieme ad uno snellimento delle strutture centrali, un notevole risparmio per il SSN.

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