Il crocifisso simbolo della Fondazione Fevoss Santa Toscana nella chiesa inferiore di San Fermo

Sabato 14 ottobre il trasferimento dell’opera che rappresenta la missione della neonata realtà
Verona, (informazione.it - comunicati stampa - non profit) Sabato 14 ottobre sarà la chiesa inferiore di San Fermo ad accogliere l’opera d’arte che la neonata Fondazione Fevoss Santa Toscana ha scelto quale simbolo concreto del proprio operare al servizio del prossimo.
La scultura, un crocifisso realizzato dall’artista Walter Pancheri, è rimasta per dieci giorni in esposizione al Polo Confortini dell’Azienda Ospedaliera di Verona. Durante la Messa delle 18.15 celebrata nella Chiesa inferiore di San Fermo, il parroco, don Maurizio Viviani, illustrerà la scultura che rimarrà visibile per alcuni mesi nei consueti orari di apertura (giorni feriali ore 10-18 e festivi ore 13-18).

«L’iconografia cristiana rappresenta nel crocifisso il sacrificio estremo, l’atto salvifico che rende l’uomo libero dal male e gli permette di maturare e realizzarsi», motiva il presidente della Fondazione Fevoss Santa Toscana, Alfredo Dal Corso, esortando i cittadini a soffermarsi sull’unicità della creazione lignea. Essa rivela plasticamente la sola “sindone”, emblema di ogni umana sofferenza, ed è espressione artistica dai vari significati: «Ogni persona può vedere se stessa nel “sudario” per cercarvi conforto dai problemi esistenziali. È come se ciascuno potesse sentirsi avvolto da Cristo e trovare la forza per superare le difficoltà in cui si dibatte».
Per la Fondazione, sottolinea, «l’immagine esprime concretamente gli obiettivi che si è data: prendersi cura della persona in difficoltà, circondandola di iniziative e servizi, per darle sostegno e conforto, rispettandone i diritti umani fondamentali e costituzionali». La Fondazione, conclude Dal Corso, è alla ricerca di benefattori mossi da compassione, da mecenati ispirati dalla bellezza dell’arte che esorta alla fraternità, di operatori che ne rendano possibile la missione.

L’essenziale scultura di Pancheri, evidenzia don Maurizio Viviani, è realizzata da soli due elementi: «Una sottile cornice di tiglio cruciforme e un lenzuolo acrilico disteso. Questo segue l’andamento sinuoso di un corpo crocifisso alla guisa dei grandi crocifissi di Cimabue e Giotto. La nobile curvatura della tela ricalca la postura di tale corpo col capo chino, ormai privo di vita, assegnando alla stessa un movimento elegante. L’unica nota di colore è il rosso carminio del sangue che fuoriesce dalla tela lacerata nella zona corrispondente al costato.
La maestria dell’artista di Ortisei, prosegue, «si nota nell’originale sottolineatura teologica: gli basta una semplice sottile cornice di legno e una tela arricciata ad arte per permettere di identificare l’opera come una rappresentazione di Gesù in croce. La scultura sembra andare oltre: il lenzuolo di lino, che sostituisce il corpo, collega la sua morte alla successiva, pietosa sepoltura. La scomparsa del corpo è in linea con una riflessione teologica dei primi secoli del cristianesimo: il morire di Gesù, come gesto supremo di amore senza condizioni, contiene in sé il germe della sua vita piena; ed è l’istante in cui la sua presenza travalica, e per sempre, i legami dello spazio e del tempo».
Per maggiori informazioni
Contatto
Ufficio stampa
Fevoss Onlus
(Verona) Italia
Ufficio Stampa
Fevoss Onlus Verona
Fevoss Onlus
(Verona) Italia
[email protected]