GERMANIA ED EUROPA, OPPORTUNITA’ E RISCHI

In Banca d’Italia, sede di Milano, presentazione del libro di Bolaffi e Ciocca
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Fonte: Giornale Informazione Quotidiana

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GERMANIA ED EUROPA, OPPORTUNITA’ E RISCHI

Faville – di falò o di stelline di Natale? – alla presentazione alla Banca d’Italia di Milano del libro “Germania/Europa.

Due punti di vista sulle opportunità e i rischi dell’egemonia tedesca” di Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca, Donzelli Editore. A innescarle con la franchezza di una discussione tra amici il console generale aggiunto di Germania Peter von Wesendonk il cui esordio (sintetizziamo) “Voi italiani non soltanto difendete i vostri difetti ma pretendete che gli altri Paesi li accettino” ha vivacizzato non poco il dibattito fino ad allora parecchio interessante, ma obbediente ai crismi di ogni simile evento. Trasformandolo in un confronto tra nord e sud del Continente, con rispettivi portavoce Italia e Germania, appunto.

Dice Angelo Bolaffi :”Il vero segreto dell’odierna leadership tedesca, quello che potremmo chiamare il fondamento della sua capacità egemonica, non è di natura economica, come molti ritengono, ma è in primo luogo di natura spirituale e culturale: consiste in una trasformazione epocale, in una sorta di miracolo etico-politico, un “miracolo democratico””.
Aggiunge Pierluigi Ciocca: “Sul piano geopolitico la Germania ha rilievo se inscritta nell’Euroarea e nell’Unione europea. Ha bisogno dell’Europa non meno di quanto ne abbia l’Europa della Germania. La condizione affinché trovi negli altri Paesi europei piena cooperazione è che sappia comprendere i loro problemi, non ne ostacoli il superamento, contribuisca a risolverli senza imporre le soluzioni”.
La Germania rappresenta, in questo difficile passaggio storico, disseminato di sfide inedite del mondo globale, il baricentro di una Europa sempre più fragile nei suoi equilibri e nella sua stessa esistenza: è innegabile che le sorti di un’unione faticosamente raggiunta dipendano fortemente dagli orientamenti e dalle scelte che è chiamata a compiere, nel prossimo futuro, la nazione tedesca.
È una verità di cui spesso i suoi vicini europei stentano a prendere coscienza, manifestando atteggiamenti di aperta insofferenza e incomprensione nei confronti di un paese la cui storia ha dolorosamente pesato sui destini dell’intero Vecchio continente. Cos’è, dunque, la Germania di oggi? È in grado di esercitare quella leadership all’interno dell’Unione che oggettivamente le spetta? Le sue scelte di politica economica, improntate all’austerità e al rispetto dell’ortodossia delle regole di bilancio comunitarie, sono un modello o un intralcio per la costruzione di una politica economica comune?
Partendo da punti di vista autonomi e non sempre convergenti, Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca affrontano in questo volume i nodi più intricati della vicenda tedesca, e insieme di quella europea, in un confronto serrato su una questione ineludibile per tutti noi europei: cosa ne sarà dell’Europa se la Germania non riuscirà a interpretare con responsabilità e saggezza il suo ruolo di cuore federativo?
A questi interrogativi, che sottintendono di per se’ le risposte, si sono aggiunti, dopo l’articolata presentazione del direttore della Banca d’Italia di Milano Giuseppe Sopranzetti (citando Visco “l’Italia, vittima di un’amnesia collettiva, ha perso vent’anni”) i pareri di Federico Carli, Associazione Guido Carli; dell’economista Giorgio La Malfa; di Giangiacomo Nardozzi, già professore di Economia politica nel Politecnico di Milano; moderati con la consueta pacata autorevolezza dall’editorialista del Corriere della Sera Federico Fubini.
Se, come afferma la saggezza del popolo “non c’è un fosso se non ci sono due rive” ovvero i torti e le ragioni non stanno mai da una parte sola, di particolare interesse è stata l’opinione di La Malfa: “La moneta unica, voluta da Mitterrand per “ingabbiare” lo strapotere del marco tedesco, si è rivelata un errore politico”. L’opinione più diffusa è che i capitali siano affluiti in misura ancora maggiore verso il “centro forte” del Continente, la Germania appunto, la quale continua ad accumulare surplus commerciale. Ma se la Germania che, secondo Fubini, vede aumentare costantemente la presenza di giovani italiani, intende – e ne avrebbe l’obbligo morale e culturale – guidare in tali termini l’Unione Europea, deve aiutare i Paesi meno abbienti (o anche, diciamolo pure, meno virtuosi), non limitarsi a imporre vincoli di austerità. Se ciò continuerà a verificarsi, la situazione diverrà insostenibile. Ci rimetteremmo tutti: Paesi come l’Italia, ma anche la stessa Germania. E alla fine tutta la costruzione dell’Unione Europea.
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