Stefano Massini al Palacongressi di Riccione con il Mein Kampf di Adolf Hitler
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La notte dei cristalli, i milioni di libri al rogo nelle piazze di Berlino perchè uno solo ne resti, il Mein Kampf, con il giovane Kessner, scrittore di testi per bambini, costretto ad assistervi: così Stefano Massini al Palacongressi di Riccione apre il Mein Kampf di Adolf Hitler, in tutta la sua sconcertante portata di paranoica autobiografia di un invasato visionario.
E la chiude con la caduta dei cristalli sulla sua testa: immagini potenti, quasi assordanti, memoria perenne per tutti noi.
Ad un secolo di distanza da quando Hitler dettava il suo manifesto politico in una cella di Landsberg am Lech, quelle pagine sono diventate uno dei simboli del male assoluto, e come tali sottoposte all’anatema laico che ne ha fatto un libro proibito. Solo dal 2016 la Germania decise di consentirne nuovamente il ritorno in libreria, ritenendo che soltanto la conoscenza potesse evitare il ripetersi della catastrofe.
“Mein Kampf” è l’autobiografia di un trentacinquenne delirante che odia la mediocrità dell' impiegato, sempre alla ricerca di capri espiatori e di sfoghi esistenziali, con l’aggravante però di una spiccata propensione all’empatia, agli albori di un Novecento che nel carisma avrebbe eletto la propria apoteosi. Da questa formula, ripetibile e tuttora emulata a vari livelli (come l'AFD nella stessa Germania), nel momento in cui la propaganda si è ramificata online.
Dopo molti anni di ricerca e di scrittura, analiizzando parola per parola del testo originario, con l’innesto di centinaia di discorsi e dichiarazioni dello stesso Hitler, Stefano Massini ci consegna la sua biopsia del testo maledetto, un feroce distillato in cui la religione nazista di rabbia e paura, il culto dell’io e l’esaltazione della massa ci appaiono in tutta la loro forza.
Incrociando i testi dei primi comizi del Führer con la prima stesura del libro-manifesto dettato dal giovane Hitler nella cella di Landsberg, Massini propone il Mein Kampf senza filtri, non solo con lo stile ossessivo, barocco ed enfatico del testo originario, ma soprattutto in un millimetrico studio teatrale dei ritmi, dei toni, degli affondi verbali del dittatore tedesco.
La biopsia del testo maledetto, un feroce distillato della religione nazista di rabbia e paura, del culto dell’io e dell’esaltazione della massa.
Solo la consapevolezza di questo meccanismo è l’unico antidoto al suo nefasto replicarsi.

di e con Stefano Massini
da Adolf Hitler
scene Paolo Di Benedetto
luci Manuel Frenda
costumi Micol Joanka Medda
ambienti sonori Andrea Baggio
Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
in collaborazione con Teatro della Toscana
Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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