Chirurgia vertebrale: interventi sempre più brevi e meno invasivi, anche per i non più giovani

A Roma la XXXV edizione del Congresso Nazionale della Società di Chirurgia Vertebrale G.I.S. (Gruppo Italiano Scoliosi), per fare il punto dello stato dell’arte di una disciplina in velocissima evoluzione che, grazie alla disponibilità di tecnologie sempre più sofisticate e di materiali altamente biocompatibili, è in grado di affrontare la patologia degenerativa e le instabilità della colonna vertebrale secondo metodiche sempre più individualizzate.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) I progressi della Chirurgia vertebrale al centro dell’attenzione medica: se ne parla in questi giorni al XXXV Congresso Nazionale della Società di Chirurgia Vertebrale G.I.S. (Gruppo Italiano Scoliosi), in corso a Roma.
Le patologie della colonna vertebrale sono estremamente diffuse nei Paesi industrializzati e impongono ai pazienti notevoli limitazioni e forte scadimento della Qualità della Vita: per le persone con problemi o traumi alla colonna vertebrale anche le più semplici attività quotidiane possono causare dolore e sofferenza.
Il cosiddetto mal di schiena, ad esempio, colpisce dal 60 all’80% degli adulti, è la causa più rilevante d’infermità lavorativa e di disabilità sotto i 45 anni e si calcola che almeno 15.000.000 di persone soffrano di ernia del disco lombare, una malattia molto dolorosa e invalidante, che colpisce prevalentemente i giovani e gli adulti in piena età lavorativa, tra i 20 e i 50 anni, creando enormi problemi sul piano socio-sanitario ed economico. Le statistiche sanitarie indicano infatti che ogni anno vengono effettuati oltre 50.000 interventi chirurgici per tentare di risolvere problemi legati a questo problema.
Aumento dell’età media della popolazione e stili di vita troppo sedentari sono i fattori che rendono sempre più nutrite le schiere di persone che soffrono di tali patologie: i dischi cedono, le articolazioni si deformano, la colonna perde di elasticità per il poco movimento.
Fino a qualche decennio fa l’intervento chirurgico nell’ambito vertebrale era caratterizzato da operazioni estremamente complesse e invasive, come nel caso della scoliosi, per la quale si utilizzava un sistema a due barre con uncini e viti agganciati a ogni vertebra in modo da tener dritta la colonna. Chi si sottoponeva a questo intervento, inoltre, doveva rimanere ingessato e immobile per svariati mesi. Per quanto riguarda l’ernia del disco, all’intervento classico di reimpostazione dell’ernia si sono andate associando altre tecniche che sono tecniche riabilitative, che utilizzano microscopio, laser, sistemi di radiofrequenza.
Oggi, rileva il professor Giuseppe Costanzo, Chirurgo Ortopedico, Professore ordinario al Polo Pontino presso la Facoltà di Farmacia e Medicina della Sapienza Università di Roma, nonché Presidente del Congresso, «i progressi nelle tecnologie degli impianti e degli strumentari, lo sviluppo della Chirurgia mini-invasiva e assistita dal computer consentono ai pazienti di affrontare gli interventi senza essere costretti a fermare per mesi la loro vita. Siamo in grado di eseguire interventi per scoliosi in 4-5 ore, con risultati decisamente migliori e decorso post-operatorio brevissimo: dopo 1 o 2 giorni i pazienti sono già in piedi».
Le persone con problemi di colonna per i quali è indicato l’intervento chirurgico possono quindi contare su una chirurgia meno invasiva, tempi più rapidi in sala operatoria, più breve degenza, più rapida riabilitazione e minor rischio d’insuccesso. Ottime notizie anche per le persone non più giovani: sono state sviluppate una serie di procedure per i pazienti anziani con fratture osteoporotiche che, utilizzando iniezioni di cemento, consentono l’eliminazione del dolore e l’immediata ripresa del movimento. Esiste inoltre la possibilità, con piccoli interventi ancor meno invasivi in anestesia locale, di applicare degli spessori tra una vertebra e l’altra a soggetti molto anziani, in cui la degenerazione dei dischi e l’ingrossamento delle articolazioni creano una compressione cronica con difficoltà a camminare, ridando un po’ di sollievo e mobilità.
Tuttavia, come in tutti gli altri ambiti della salute, prevenire è sempre meglio di curare, per cui, sottolinea il professor Costanzo, «è bene far lavorare bene la schiena, un organo estremamente complesso che svolge contemporaneamente funzioni di sostegno, movimento e, non meno importante, di protezione del midollo e delle radici nervose. È utile anche solo camminare per 30-40 minuti al giorno, e alzarsi e stirarsi, allungando i muscoli della schiena se si deve stare seduti a lungo; se questo non si può fare, è bene eseguire dell’attività fisica 2-3 volte la settimana e utilizzare delle posizioni di lavoro alla scrivania che siano di buon sostegno della colonna».
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