Finix : le soluzioni per lo SmartWorking & HomeWorking

Finix ha come obiettivo principale aiutare i clienti a trovare il giusto equilibrio tra protezione degli endpoint e user experience, garantendo agli home worker di rimanere protetti durante tutto il lavoro quotidiano.
Milano , (informazione.it - comunicati stampa - elettronica)

Lo Smart Working è arrivato per restare?

Smart working. Una parola che nell’ultimo anno è entrata a far parte del vocabolario di tutti noi, ma non solo. Si è introdotta nelle nostre vite, cambiando il nostro modo di lavorare, le nostre abitudini e, soprattutto, la vita organizzativa di persone e aziende. Finora lo abbiamo visto come una soluzione al distanziamento sociale ma oggi, sempre di più, lo vediamo come un nuovo modello di lavoro, una nuova normalità.

Ma perché? Il distanziamento forzato, l’accelerazione all’uso di tecnologie digitali, ha fatto sparire l’ostilità che ostacolava l’uso dei nuovi modelli di lavoro flessibile, portando le persone ad accettare questa nuova situazione, e, in alcuni casi, a preferirla rispetto alle vecchie modalità organizzative.

Ma vediamo come è avvenuto questo importante passaggio…

Secondo i dati analizzati dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2017, le aziende che avevano avviato esperienze di Smart Working risultavano essere molto poche. Nel 2020, causa pandemia, un gran numero di dipendenti, su richiesta delle aziende, hanno iniziato a lavorare da casa e così, da 570.000 persone che già avevano adottato questa modalità di lavoro almeno una volta a settimana, siamo arrivati a marzo con 6 milioni, portando con sé vantaggi ma anche aspetti negativi.

L’impatto sulla vita delle persone è stato incredibile. Se da una parte lo Smart Working ha dato la possibilità alle persone di scegliere di ridurre gli spostamenti, di gestire al meglio la famiglia e la propria giornata, il suo essere stato improvviso e improvvisato, ha creato molti disagi soprattutto per chi si è trovato a dover condividere piccoli spazi con altre persone, con attrezzature poco adeguate e con scarsità di dispositivi abilitanti.

È da questo momento in poi che sono nati dibattiti online e offline su questa nuova modalità di lavoro, dove pensieri contrastanti hanno fatto emergere dubbi e paure, ma anche speranza e positività su questo nuovo modo di intendere il lavoro.

Smart Working o Home Working?

Tutti parliamo sempre di “Smart Working”, ma sappiamo cos’è realmente? La parola significa “lavoro agile” e viene utilizzata nel business per indicare una modalità di lavoro non vincolata da orari o luogo di lavoro, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore. Spesso, lo utilizziamo come sinonimo di telelavoro o, per usare un termine più attuale, “Home Working”, in realtà hanno grandi differenze: se nello Smart Working il lavoro è svolto senza una postazione fissa, nell’Home Working il dipendente lavora da casa, con la necessità di raggiungere il posto di lavoro tradizionale una volta alla settimana, o in base agli accordi presi. Se nello Smart Working è presente il diritto alla disconnessione e si lavora per obiettivi, nell’Home Working, no.

Quello che facciamo nei periodi di lockdown, nella maggioranza dei casi, è Home Working e non “lavoro agile” previsto dalla norma, perché spesso l’attività di rimane vincolata da un orario pressoché normale di lavoro.

Il lavoro a distanza è oggi una vera e propria realtà, non più una reazione al Covid-19, ma un’evoluzione a lungo termine, che necessita di sforzi e di alcuni requisiti fondamentali per poter essere svolto in totale sicurezza da casa.

Rinnovare l’Home Working iniziando dalla tecnologia

Secondo alcune ricerche, le aziende che hanno lavorato con successo nel 2020 lo hanno fatto grazie a una forte cultura aziendale pre-Covid, favorita dalla comunicazione e dalla formazione per i dipendenti interni e esterni. Altre invece, come abbiamo già detto, hanno avuto maggiori difficoltà a causa dell’impossibilità di dotare i propri dipendenti degli strumenti giusti per lavorare da casa con poca accessibilità ai dati aziendali.

Tutti noi, soprattutto nei primi mesi di lockdown, ma ancora oggi, siamo stati costretti a utilizzare i nostri smartphone per fare videocall o telefonate di lavoro. Essendo fuori dalla rete aziendale, ci siamo più volte esposti ai pericoli del web come attacchi malware e phishing da parte di hacker che hanno approfittato della nostra vulnerabilità e delle forti lacune in termini di sicurezza. I criminali informatici oggi, sono diventati veri e propri esperti, e aggiungere agli Endpoint un semplice antivirus non è più efficace. Servono strumenti adatti, potenti, perché i rischi sono più elevati e possono portare a conseguenze gravi non solo per il singolo, ma soprattutto per le aziende.

La pandemia da Covid-19, e l’improvviso afflusso dei “Remote Worker“, ha completamente sconvolto i piani aziendali dall’oggi al domani e messo a dura prova i reparti IT delle aziende che hanno dovuto garantire l’accesso sicuro e protetto a tutti i dipendenti e rendere le esperienze fisiche più digitali in pochissimo tempo.

A cambiare è stato sicuramente l’approccio alla cybersecurity, sempre più vicino a una soluzione Zero Trust.

Se la sicurezza tradizionale si basava su firewall, VPN e gateway per separare le zone attendibili dagli utenti non attendibili, con il modello Zero Trust, è possibile prevenire violazioni dei dati di successo basato sul principio “non fidarti mai, verifica sempre“.

Da quando i “dipendenti mobili” hanno iniziato ad accedere alla rete attraverso il proprio account, con i propri dispositivi, i livelli di sicurezza hanno cominciato a frammentarsi, a indebolirsi. Zero Trust nasce proprio per proteggere i moderni ambienti digitali sfruttando la segmentazione della rete, prevenendo il movimento laterale, fornendo la prevenzione delle minacce di livello 7 e semplificando il controllo granulare dell’accesso degli utenti.

La tecnologia, essendo stata il vero fattore abilitante in questo ultimo periodo, ha visto aumentare gli investimenti nel settore in maniera esponenziale. Con questo scenario, nel 2021, la sicurezza IT rappresenterà una priorità strategica per tutte le aziende.

Le soluzioni FINIX

Il vantaggio di Finix, spiega il nostro Sales Specialist Alessio Pozzi, è stato quello di essere arrivati preparati all’emergenza e di disporre di un vasto portfolio completo di soluzioni e servizi in ambito di Server e Storage, di infrastrutture per Data Center e di tecnologie adeguate a lavorare da remoto (notebook, tablet e desktop e strumenti di comunicazione e collaborazione). Oltre a tutto questo, in quanto Hub tecnologico, abbiamo potuto sfruttare le nostre soluzioni innovative, grazie alle competenze maturate nel settore di IT e Digital Transformation.

La quantità di dati che vengono raccolti, elaborati e archiviati è senza precedenti e le aziende devono fare i conti con minacce sempre più sofisticate. Le violazioni possono avere effetti devastanti e i nuovi modi di lavorare come l’Home Working non fanno che accentuare l’importanza della protezione delle reti aziendali. Ecco perché uno dei principali pillar su cui noi ci focalizziamo è la cybersecurity; mettere al sicuro reti, dispositivi, programmi e dati da attacchi o accessi non autorizzati è una lotta costante che richiede strumenti e tecnologie sempre all’avanguardia.

Il nostro obiettivo principale? Aiutare i clienti a trovare il giusto equilibrio tra protezione degli endpoint e user experience, garantendo agli home worker di rimanere protetti durante tutto il lavoro quotidiano.

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