Dati FITOK 2017: +3% aziende che producono a marchio FITOK, 2.550.000 m3 di legno trattato

Nell’ultimo anno quasi 1.500 imprenditori hanno visto nel Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria un’opportunità di sviluppo, consolidando il loro posizionamento sul mercato internazionale.
monza, (informazione.it - comunicati stampa - ambiente) RIFERIMENTO DI RINTRACCIABILITÀ FITOSANITARA: CRESCONO DEL 3% LE AZIENDE ITALIANE CHE HANNO SCELTO DI PRODURRE A MARCHIO FITOK, CON QUASI 2.550.000 m3 DI LEGNO TRATTATO SOLO NEL 2017.

Nell’ultimo anno quasi 1.500 imprenditori hanno visto nel Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria un’opportunità di sviluppo, consolidando il loro posizionamento sul mercato internazionale. “Produrre a marchio FITOK significa godere di significativi margini di vantaggio della propria capacità di penetrazione nei mercati mondiali, riducendo il rischio di utilizzo delle barriere fitosanitarie da parte dei Paesi importatori”, afferma Daniela Frattoloni, Coordinatrice del Comitato Tecnico FITOK

Quando si parla di rintracciabilità il primo pensiero va al cibo e alla sicurezza alimentare. Tale procedura consente infatti ai consumatori di effettuare scelte consapevoli avendo la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. La stessa attenzione deve essere riservata non solo al contenuto ma anche al contenitore che permette alle merci di arrivare integre e puntuali sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo. Un’attenzione che sta riscuotendo un interesse crescente da parte degli imprenditori italiani a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali e dell’aumento del rischio della diffusione di organismi nocivi. Lo confermano i dati forniti da Conlegno, Consorzio Servizi Legno Sughero, che sotto la sorveglianza del Servizio Fitosanitario Nazionale (SFN) dal 2005 ricopre il ruolo di Soggetto Gestore in Italia del Marchio IPPC/FAO per l’ISPM n. 15. Attraverso il Comitato Tecnico FITOK, infatti, il Consorzio organizza e controlla la filiera produttiva relativa agli imballaggi in legno per garantire il corretto trattamento fitosanitario. Con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente, sono 1.486 le aziende licenziatarie del marchio FITOK, di cui 1019 Soggetti Autorizzati, 375 commercianti e 92 commercianti conto terzi. 2.547.637 sono invece i metri cubi di legno complessivamente trattato solo nel 2017, di cui il 63% (1.615.799 m3) lavorato dai Soggetti 7.1 (operatori che eseguono il trattamento termico), mentre il restante 37% (931.838 m3) realizzato dai Soggetti 7.2 (operatori che producono imballaggi in legno con materiale precedentemente trattato). Numeri che evidenziano un leggero calo complessivo del -1,9%, rispetto ai 2.595.954 m3 di materiale trattato nel 2016, dovuto principalmente a un aumento dell’utilizzo di materiali esenti dall’applicazione dello standard ISPM n.15, come per esempio tavole di compensato e pannelli di OSB.
“Tutti gli imballaggi destinati a esportazioni extra-UE devono uscire dall’Italia con il marchio IPPC/FAO-FITOK affiancato dal Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria, garantendo quotidianamente qualità e sicurezza fitosanitaria grazie alle oltre 3.500 ispezioni all’anno effettuate presso le aziende autorizzate FITOK– spiega Daniela Frattoloni, Coordinatrice del Comitato Tecnico FITOK – Un obbligo che si è rivelato un’importante opportunità di crescita per le aziende italiane in quanto, a livello internazionale, si traduce in significativi margini di vantaggio della propria capacità di penetrazione nei mercati, riducendo il rischio di utilizzo delle barriere fitosanitarie da parte dei Paesi importatori e, di conseguenza, abbattendo gli ostacoli che quotidianamente i prodotti devono superare.”

I Servizi Fitosanitari Regionali ed il Soggetto Gestore hanno infatti ritenuto che l'inserimento di un numero di lotto (Riferimenti di Rintracciabilità Fitosanitaria), in grado di creare un collegamento univoco tra trattamento fitosanitario e imballaggi in legno trattati, o prodotti con materia prima già trattata, fosse essenziale per garantire la massima rintracciabilità e sicurezza di avvenuto trattamento.
Di fianco al logo IPPC/FAO, simbolo internazionale riconosciuto, si posiziona infatti il codice identificativo dell'azienda che ha effettuato il trattamento o che ha prodotto l'imballaggio con materia prima già trattata, mentre sotto è presente il Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria formato da sei cifre: le prime quattro rappresentano il numero progressivo con cui viene identificato il lotto di produzione, mentre le ultime due corrispondono all’anno in cui è stato effettuato il trattamento o la produzione con materia prima già trattata.
Ad oggi, solo in Italia e in pochi altri paesi è obbligatorio l'inserimento di un RRF essenziale alle aziende per dimostrare, in caso di contestazione, l'esecuzione del trattamento e la sua efficacia e, in caso di contraffazione del marchio, l'estraneità della ditta a quanto accaduto. Tale obbligo di legge rappresenta in realtà un vantaggio per le aziende perché permette di valorizzare le realtà che scelgono la strada della trasparenza privilegiando sistemi produttivi certificati, in grado di garantire imballaggi di qualità, sicuri e dall’origine controllata.
Così facendo il Consorzio si assume la responsabilità della salvaguardia ambientale difendendo la biodiversità e facendo un passo importante verso la riduzione dei rischi che minacciano il patrimonio forestale mondiale.
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