Leonardo da Vinci e "le infinite ragioni" in scena a Roma il 14 dicembre

Leonardo da Vinci e "le infinite ragioni" in scena a Roma. In occasione delle celebrazioni, nel 2019, dei cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, venerdì 14 dicembre (ore 18) andrà in scena a Roma un evento in forma scenica tratto dal romanzo storico "Le infinite ragioni, il manoscritto segreto di Leonardo da Vinci" un diario intimo che l’autore, Giuseppe Bresciani, immagina scritto dal Genio fiorentino negli ultimi anni della sua esistenza, trascorsi ad Amboise.
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Venerdì 14 dicembre avrà inizio il tour di presentazioni e conferenze legate al romanzo Le infinite ragioni. La “prima” andrà in scena a Roma, presso Palazzo Firenze, storica dimora romana della famiglia Medici e oggi sede della Società Dante Alighieri. Ed è giusto parlare di scena poiché l’attore Riccardo Mei interpreterà Leonardo da Vinci nella raffinata cornice della Galleria del Primaticcio recitando un monologo in sei parti tratto dall’opera, accompagnato dalle note di alcune danze rinascimentali eseguite con il traversiere (il flauto antico). Sarò un Leonardo insolito, l’uomo al tramonto che sente la paura della morte e ancor più la frustrazione del suo isolamento, presso lo stesso re che tanto lo aveva amato, strappandolo all’Italia che lo aveva di fatto rifiutato. Con l’escamotage del Manoscritto di Amboise, si immagina il grande umanista in un autoritratto giornaliero che diventa anche un affresco della corte di Francia e delle sue ambizioni, attraverso il mecenatismo; una panoramica sugli intellettuali e in particolare sugli artisti italiani del tempo e anche una pennellata dello spirito del Rinascimento e della vena esoterica che ha percorso quest’epoca al pari della riscoperta dei classici. Nella dimora di Cloux, sulle rive della Loira, Leonardo spende le residue energie per compiacere la corte e consolidare la sua fama: ne emerge il ritratto di un uomo tormentato, fragile, incline alla vanità, bisognoso di riconoscimenti altrui e di grande modernità. Si sente un apolide e ne è fiero dopo che ha lasciato la sua Firenze dalla quale fu deluso. Emergono tanto le rivalità, segnatamente quella con Michelangelo, come le amicizie che tenne in gran conto, in particolare quella con Sandro Botticelli.
Leonardo è assetato di conoscenza e della vita in genere, incantato dalla natura – l’acqua e i cavalli lo hanno da sempre stregato – ama il buon cibo e vino, forse vegetariano, secondo la tesi che sposa l’autore; si arrovella per mettere in opera la creatività dell’uomo non solo come fantasia quanto come tecnica, ma è anche e soprattutto un uomo sofferente, complesso, con una probabile omosessualità latente, affascinato dall’umanità e insieme pauroso di sperimentarsi nell’amore, amante del bel vivere soprattutto in gioventù, sempre più malinconico.
Colpisce il linguaggio dotto del libro che cerca di avvicinarsi quanto più allo stile del tempo e alla conoscenza della lingua adoperata con Leonardo che ad esempio aveva studiato tardivamente il latino e non lo conosceva bene, pur non disdegnando di inserire dei termini.

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