Un tè in galleria: Rosa Genoni, la donna che in Italia inventò l’alta moda. Una storia del 1900.

Una tazza di tè, un dolce in compagnia e un racconto dell’arte. Domenica 18 febbraio alle 17 con Penelope Filacchione presso ArtSharing Roma
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Torniamo con la storia di una vera innovatrice: Rosa Genoni (1867-1954) era una semplice sartina poco alfabetizzata, nata nel varesotto da una famiglia contadina di 18 figli. Ciononostante, seppe mettere a frutto la sua intelligenza e le sue capacità arrivando a insegnare sartoria della scuola professionale femminile della Società Umanitaria di Milano per le donne meno abbienti.

Rosa Genoni giunse così a gestire ben duecento persone in una scuola-sartoria per sole donne che, pian piano si trasformava nel nome della giustizia sociale: ottenne per le donne un salario dignitoso, un nido interno affinché non dovessero rinunciare al lavoro per custodire i bimbi, un altissimo livello tecnico che ne valorizzasse le grandi capacità artigiane, un design tutto italiano destinato alla corte Sabauda ispirato ai maestri dell’arte medievale e rinascimentale.

Il tutto mentre aderiva al socialismo, all’insegnamento steineriano, al femminismo, per poi perdere tutto nel 1931 quando rifiutò apertamente di aderire al fascismo.

Nel 1908 divenne testimonial di sé stessa in un contesto all’avanguardia: indossando l’abito Tanagra (ispirato alle eleganti statuette dette tanagrine) tenne un pubblico discorso come delegata della Società Umanitaria al primo Congresso Nazionale delle Donne. Il suo discorso denunciò la mancanza di una moda italiana nel contesto del rinnovamento culturale e industriale del paese, il suo abito – contemporaneamente da giorno e da sera, lo vedete nella foto – raccontava di donne energiche, indipendenti, che non rinunciavano all’eleganza pur nella loro attività politica e lavorativa.

Nel 1915 fu una delle cofondatrici della Women International League for Peace and Freedom : man mano che infuriava la guerra mise sempre più da parte l’attività della sartoria, guidando un movimento di Donne per la Pace che, dall’Italia e non solo, ancora nel 1916 – nel pieno del conflitto – lanciava una petizione per la liberazione di tutti i prigionieri di guerra. Sollecitava le anime delle donne, madri, figlie e mogli dei soldati, affinché riducessero gli uomini al ragionamento, al dialogo e alla pace a qualunque livello sociale e in ogni nazione.

Una forma di femminismo di cui avremo modo di parlare, inquadrandolo nelle diverse sfaccettature che il movimento aveva preso dalla metà del XIX secolo.

Una donna incredibile e poco nota, la cui storia sta emergendo solo di recente: a lei poco tempo fa anche Paolo Mieli le ha dedicato uno speciale televisivo molto importante.

Tra documenti e foto d’epoca, tra abiti fantasmagorici indossati anche dalla Regina Margherita e nel cinema muto da Lydia Borrelli, tra impegno femminista e lotta di classe, seguiremo la storia di questa anticonformista ante litteram.

 

INFO PRATICHE

Domenica 18 febbraio alle 17.00

ArtSharing Roma

Via Giulio Tarra 64, 00151

Prenotazione obbligatoria [email protected] oppure WhatsApp 338-9409180.

Quota di partecipazione e consumazione 15€

Max 20 posti disponibili

Per maggiori informazioni
Ufficio Stampa
Penelope Filacchione
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Viale dei Colli Portuensi, 242
00151 Roma
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+393389409180