L'Osteopatia in Africa per aiutare i bambini: è questo il progetto Furaha Onlus

“Il progetto – spiega a Tuttosteopatia.it Luca Bregant – si basa sulla centralità del bambino e della madre, evitando di incentrare l’intervento sull’importazione di medicine costose"
Bisceglie, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Furaha in swahili vuol dire “felicità”, quella che il gruppo fondatore dell’associazione fiorentina Furaha Onlus si propone di portare in Tanzania, attraverso un ambizioso progetto di volontariato basato sulla medicina integrata e sull'Osteopatia. E’ uno studente di Osteopatia al VI° anno il suo co-fondatore Luca Bregant impegnato, insieme ad un nucleo di altri 10 volontari tra cui anche l’osteopata Helga Zocchi, nella regione di Ilula, nel Sud Ovest della Tanzania. In questo luogo come in tante altre parti dell’Africa la sopravvivenza richiede grandi sforzi e - ci racconta Luca Bregant – “non esiste una figura che possa dirsi osteopata e nessun progetto simile che si occupi di medicina integrata”.
Furaha Onlus è dunque un progetto “ecosostenibile” e sperimentale in un contesto di assoluta povertà in cui, in maniera del tutto innovativa, è stato consentito di far operare non solo medici, ma anche Osteopati col fine di creare un “modus operandi” facilmente trasmissibile che, a partire dalla Tanzania, possa estendersi anche ad altre zone dell’Africa.
“L'auspicio – confida Bregant – è che il riconoscimento del progetto da parte del ROI (Registro Osteopati Italiani) si concretizzi, da un lato in una formalizzazione da parte del presidente Eduardo Rossi e nell’avvio di una partnership solidale sulla comunicazione del progetto presso le scuole e gli osteopati italiani, dall’altro nella partecipazione delle scuole italiane di osteopatia che vogliano aderire attivamente al progetto in Tanzania”.

Ad oggi sono 34 gli Osteopati italiani in attesa di partire per la Missione di Ilula in Tanzania e che presteranno la loro opera di volontariato alternandosi per tutto l’anno. Le candidature sono sempre aperte per osteopati o studenti al V° e VI° anno di osteopatia.
Nove invece sono i medici impegnati in Africa, tra medici generici, ortopedici, ginecologi e ostetriche.

Per candidarsi clicca qui: Modulo Richiesta Volontariato

In questi villaggi è determinante l’aiuto del personale volontario che, oltre ad offrire il proprio contributo sul campo, nel pomeriggio terrà delle lezioni pratiche e teoriche rivolte alle infermiere e altro personale del posto, portando avanti la loro formazione professionale.
“Anche gli osteopati – spiega Luca - oltre a prestare il proprio servizio concreto alla popolazione, hanno la preziosa opportunità di insegnare e passare alcuni concetti e principi base dell’osteopatia, e non da ultimo avere un interscambio di idee”.

Perché l’Osteopatia
“Il progetto – spiega a Tuttosteopatia.it Luca Bregant – si basa sulla centralità del bambino e della madre, evitando di incentrare l’intervento sull’importazione di medicine costose. In questo quadro l’osteopatia assume un ruolo determinante sia in campo preventivo che terapeutico; da un lato permette di fare prevenzione su bambini sani ma potenzialmente esposti ad infezioni (prima fra tutte la malaria) quindi provvedendo a dotare i campi dei mezzi necessari a proteggersi, dall’altro integrandosi con la medicina tradizionale, consente di trattare i pazienti con terapie cranio-sacrali, per esempio nei casi di tubercolosi”.

Secondo un’anagrafica stilata dai volontari del progetto sono 120mila i bambini della regione di Iringa distribuiti in 34 villaggi. Più della metà sono bambini sotto i 12 anni e moltissimi di loro soffrono di paralisi cerebrale infantile. Grazie ai volontari italiani si è scoperto che a causare paralisi cerebrale infantile è la malaria cerebrale che distrugge i neuroni attaccando il cervelletto. Ad oggi sono circa 200 i bambini ospiti della missione e che quotidianamente usufruiscono dei 3 centri di medicina integrata e pediatria. Di questi, 70 sono colpiti da malaria cerebrale, quindi tetra-para-emiplegici, e gli altri sono albini (sottoposti a gravi discriminazioni sociali), disabili o orfani, nati da madri sieropositive o con tubercolosi.
“Lungi dall’essere considerata solo come sintomatica, ossia volta a trattare un disturbo, l’osteopatia è importante perché ha un potenziale infinito – sottolinea il coordinatore di Furaha Onlus – ed è per questo che ci proponiamo di impiegare questa pratica secondo le intuizioni del suo fondatore A.T. Still, il quale ha definito l’osteopatia nella sua portata olistica, disciplina che va oltre la manifestazione del sintomo e diretta alla ricerca della sua causa. In questi paesi è dunque importantissimo implementare l’Osteopatia soprattutto in ambito pediatrico, perché si possano salvare più vite umane”.

Fonte: www.tuttosteopatia.it
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