I rischi del trading, per Pignatari la soluzione ha un nome: Hedge Funds

Si tratta di “veicoli finanziari” nati negli Usa per ottenere elevati rendimenti con un'ottima gestione del rischio. “Vanno diffusi anche in Italia, dove la cultura finanziaria è modesta”, dice l’esperto internazionale Stefano Lokar Pignatari
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - economia)

381 siti illegali bloccati dalla Consob in meno di tre anni. Fare trading online, lo dimostrano i fatti, comporta dei rischi importanti. Eppure, la tradingmania non si ferma. In quest’ultimo anno, ad esempio, Google ha spiegato che ricerche su questi temi si sono di fatto centuplicate, dando ragione a chi crede che il settore sia in fase di grande espansione. Ma ovviamente, per evitare raggiri, occorre fare attenzione e rivolgersi a chi se ne occupa per mestiere.

“Ma i problemi che ne derivano - spiega Stefano Lokar Pignatari, esperto internazionale di finanza - non riguardano solo quelle che definiamo truffe. Il trading online ha diverse sfaccettature e sono tutte degne di massima attenzione. Potrei fare molti esempi come il non avere un sistema o un piano di trading oggettivo e validato nel tempo che consenta di sapere sempre cosa fare; la mancanza della gestione del rischio (Risk and Money Management) poiché si pensa solo al rendimento; oppure l’incapacità di tagliare le perdite quando le cose vanno male o il lasciar correre i profitti quando le cose vanno bene. Sono tutti elementi da valutare, ma il problema principale è che nessuno dei trader sa se il mercato salirà oppure scenderà. Proprio per questo la maggioranza dei metodi che vengono proposti online sono destinati a fallire perché hanno la pretesa di fare una cosa impossibile: prevedere il futuro. Infatti la maggioranza dei trader perde soldi”.

Ma una soluzione esiste ed è importata dagli Stati Uniti: “Gli hedge funds (in inglese significa “coprirsi dai rischi” ma anche “assicurare”) -spiega Pignatari- utilizzano una strategia completamente diversa che, basata sul trading “non direzionale”, può portare a guadagni molti più semplici e sicuri. Si tratta di strumenti che hanno affinato strategie di copertura per proteggere i propri investimenti dalla volatilità dei mercati e, conseguentemente, dai rischi. In questo modo guadagnano quando il mercato sale, quando scende entro un certo limite e quando lateralizza, cioè quando rimane stabile. Proprio per questo, i grandi fondi d’investimento come ad esempio Bridgewater, Citadel, Two Sigma Investments, Elliott Management usano uno strumento poco conosciuto chiamato ‘Opzioni Vanilla’. Ma chiariamo subito una cosa fondamentale: queste opzioni non hanno nulla a che fare con quelle definite binarie, quelle sono spazzatura! Le ‘Opzioni Vanilla’ sono un tipo di derivato finanziario molto usato negli Stati Uniti ma poco conosciuto qui in Italia”. 

Ma non è questo l’unico strumento per limitare i rischi del trading online. Una seconda soluzione consiste nella vendita di ‘opzioni put’. “Per spiegarla in modo semplice -dice ancora Pignatari- significa assicurare un certo sottostante, ovvero un'azione, un indice, una valuta, un titolo di Stato, un future o comunque un qualsiasi altro valore mobiliare, come ad esempio Apple, FTSE MIB, USD/EUR, per cui sia possibile rilevare prezzi ufficiale. In questo modo il trader non cerca più di prevedere il mercato ma ne trae vantaggio. In pratica si analizza lo storico di un certo sottostante e si decide il rapporto ottimale tra il rendimento e il rischio. Sì perché il trading comporta sempre dei rischi ma un conto è andare alla cieca, un altro è prendere dei rischi calcolati. E sempre più persone lo stanno capendo”.

Serve dunque una rivoluzione culturale anche in questo delicato settore e bisogna fare i conti con una scarsa cultura finanziaria che contraddistingue il nostro Paese: “Il livello di educazione finanziaria in Italia - conclude Pignatari- è sempre stato il nostro punto debole tanto è vero che ci classifichiamo agli ultimi posti fra i Paesi Ocse in termini di competenze. Per fortuna sto annotando un grande interesse dei nostri connazionali desiderosi di colmare questo gap. Solo per fare un esempio personale ma che può fotografare questa inversione di tendenza, con il gruppo Facebook Plutonis Community  che amministro, abbiamo superato i 1000 iscritti in pochissime settimane. Trovo insomma estremamente positivo che anche qui da noi si possano divulgare e insegnare i metodi di trading professionali usati dagli Hedge Funds nella speranza che queste strategie possano aiutare a superare l’attuale stato di crisi economica nella quale versano le ‘nostre’ famiglie italiane”.

Ufficio Stampa
Anna Novelli
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