Un accordo per l’ Europa, di Clerici (Assoedilizia).

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Un accordo per l’ Europa – Il Giorno del 17 ottobre 2017 di Achille Colombo Clerici

L’ euro, nato da un accordo “politico” tra Francia e Germania in concomitanza con la riunificazione di quest’ultima, è stato codificato dal Trattato di Maastricht, ma si è dimostrato inadeguato a fronte della grande prova della recessione del 2007, partita dagli Usa, ma con ricaduta più pesante in Europa, dove si trascina ancora generando quel fenomeno di rigetto da parte degli elettori che viene indicato come “populismo”. Lo ha affermato Lucrezia Reichlin, professore alla London Business School, editorialista di economia, intervenendo con Enrico Letta al XXVI Incontro organizzato dalla famiglia Belgiojoso nel Castello di Caidate (Varese).

Il banco di prova dell’inadeguatezza delle norme della moneta unica è stata la Grecia (ma potevano esserlo l’Italia, la Spagna, il Portogallo). Le regole dell’euro si basano, sostanzialmente su: limiti al deficit di bilancio ed al debito sovrano, niente aiuti da uno Stato a un altro, piombatura del sistema bancario, niente emissione nazionale di nuova moneta. In tali condizioni la ristrutturazione del debito pubblico di un Paese in difficoltà – cioè ripagare i creditori solo in parte – si dimostra una via non praticabile anche per l’interconnessione del sistema finanziario internazionale.

Quanto poi al risanamento dei sistemi bancari, alcuni Stati, fra cui la Germania, hanno potuto procedere alla copertura della massa dei derivati, dei futures e dei non performing loans, addossandone il carico alla spesa pubblica. Altri, come l’Italia, non l’hanno fatto a causa dell’elevato ammontare del debito pubblico e, avendo rinviata l’operazione, si trovano oggi a far i conti con le regole del “bail in”, che impediscono l’aiuto di Stato.

In concreto: un Paese in crisi non può, in pratica, uscire dall’euro, ma non può neppure essere aiutato ad uscire dalla crisi stessa. E non tutti gli stati, e l’Italia in particolare, sono fuori pericolo.

In Europa, tutti concordano che è necessaria una riforma delle regole sull’euro. Ma si confrontano due scuole di pensiero tra chi ritiene (Germania) di affidare tutto al mercato e chi (Francia) punta ad avere una condivisione dei rischi tra Paesi più forti e Paesi più deboli.

Se non si trova un accordo, la moneta unica rischia di saltare e di far fallire il grandioso sogno di un’ Europa faro di civiltà per il mondo.
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