Decreto Omnibus: Meritocrazia Italia chiede un approccio più bilanciato, a tutela di competitività e sostenibilità
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L’adozione del Pacchetto Omnibus da parte della Commissione Europea ha acceso un intenso dibattito sul futuro della sostenibilità aziendale e sulle regole ESG (ambientali, sociali e di governance).
Tra le principali modifiche introdotte, l’Omnibus prevede l’esclusione dell’80% delle imprese dagli obblighi CSRD, il posticipo della rendicontazione ESG fino al 2028, l’eliminazione degli standard settoriali e la possibilità di adottare un reporting ESG volontario per le PMI.
Sebbene queste misure riducano il peso amministrativo per le aziende, ci si chiede come sarà garantita in concreto la sostenibilità.
Le nuove regole potrebbero creare disparità tra le imprese, soprattutto per le PMI, che rischiano di essere escluse dal percorso di transizione ecologica per mancanza di strumenti e risorse, con accrescimento del divario con le grandi aziende, che invece restano soggette agli obblighi ESG.
Nel tessuto italiano, dove la struttura economica si basa prevalentemente sulle PMI, questo aspetto diventa ancora più critico. La sostenibilità non è solo una questione normativa, ma anche di accesso a mercati internazionali e di competitività. Se le imprese italiane restano indietro rispetto agli standard richiesti dai grandi gruppi o dai fornitori esteri, perdono inevitabilmente opportunità di crescita e di espansione.
Inoltre, eliminare gli standard settoriali rende più difficile confrontare le aziende dello stesso ambito, mentre il cambiamento normativo all’ultimo minuto può creare incertezza per gli investitori, rendendo gli investimenti ESG meno attraenti.
Questo punto è particolarmente rilevante per l'Italia, dove il tessuto imprenditoriale è molto diversificato tra settori come la moda, l'agroalimentare e la manifattura di qualità. Senza standard di riferimento, le aziende più virtuose non riuscirebbero a distinguersi da chi pratica solo greenwashing, penalizzando chi ha investito seriamente nella sostenibilità.
Infine, lasciare la rendicontazione ESG a discrezione delle aziende tra 250 e 1.000 dipendenti potrebbe favorire il greenwashing: senza obblighi chiari, alcune imprese potrebbero dichiararsi sostenibili senza un reale impegno
Meritocrazia Italia propone un approccio più bilanciato, a tutela sia della competitività delle imprese sia della trasparenza sulla sostenibilità, e in particolare chiede:

- un sistema di rendicontazione ESG semplificato ma obbligatorio per le PMI tra 250 e 1.000 dipendenti, per evitare che restino escluse dal percorso di sostenibilità;
- incentivi economici e fiscali per chi adotta volontariamente il reporting ESG, trasformandolo in un vantaggio competitivo anziché un semplice obbligo;
- la reintroduzione degli standard settoriali, per garantire una valutazione più equa e trasparente delle aziende;
- regole chiare e stabili, con tempistiche di transizione ben definite, per evitare continui cambi normativi che creano incertezza;
- maggiore coinvolgimento delle PMI e della società civile, affinché le nuove normative siano più inclusive e tengano conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti.
Stop war.
Roma, lì 13 Marzo2025
Meritocrazia Italia
Il Presidente Walter Mauriello
Ufficio Stampa
Nicola Barbatelli
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