Intervista a Giuseppe Alviti, guardia giurata dell’anno

È napoletana la guardia giurata dell'anno, Giuseppe Alviti, ai nostri microfoni per un'intervista: “Un premio è sempre come un primo bacio”
NAPOLI, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) È di Napoli la guardia giurata dell’anno: Giuseppe Alviti, un uomo che crede in quello che fa. Alla sua professione, Giuseppe affianca l’attività di sindacalista, sempre in prima linea per migliorare le condizioni lavorative della sua categoria: gentilmente, ci ha concesso un’intervista.

L’intervista
Caro Giuseppe, innanzitutto grazie per l’intervista. Parto con una domanda la cui risposta non darei per scontata: come mai hai scelto questo lavoro?

“Grazie a voi per dare in questo modo voce all’intera categoria che rappresento in qualità di presidente nazionale dell’Associazione nazionale guardie particolari giurate. Questo lavoro non l’ho scelto, all’inizio mi scelse lui. Mi spiego meglio: ero appena congedato dalla marina militare, dove ero incursore, e un imprenditore campano mi propose di entrare a lavorare nel suo istituto di vigilanza”.

Che emozione hai provato vincendo il premio di guardia giurata dell’anno?

“Un premio è sempre come un primo bacio, e come sempre lo dedico a mia figlia. Come scritto dalla motivazione, il riconoscimento viene dato anche a seguito della mia carriera”.

Buona parte di tale riconoscimento lo devi al fatto di aver salvato una donna da un attacco cardiaco: come ti sei sentito in quel momento?

“Ovviamente l’adrenalina la fa sempre da padrona, ma salvare una vita umana è una sensazione inspiegabile che ancora ora ti fa tremare i polsi; tuttavia, ho fatto solamente il mio lavoro come tanti avranno fatto anche prima di me”.

Credi che la tua categoria di lavoro debba essere equiparata alle forze dell’ordine?

“La categoria delle guardie particolari giurate, in acronimo GPG, deve essere rivoluzionata totalmente dal punto di vista legislativo: basti pensare che siamo ancora rimasti al Regio decreto 1931 e non abbiamo poteri né autoritativi né certificativi. La categoria deve essere informata e formata seguendo stand europei e portarla alla dignità di forza dell’ordine, ma attualmente è solo pura utopia”.

La tua figura professionale, per antonomasia, è a tutela della legalità: credi che lo stato, invece, tuteli adeguatamente le guardie giurate?

“Ribadisco quello che ho setto prima: attualmente, lo stato in materia di guardie giurate è «latitante», purtroppo”.

Considerando il tuo impegno sindacale, in cosa credi possano esservi miglioramenti a riguardo?

“Radicalmente. Bisogna rivoluzionare il tutto, bisogna ricostruire la categoria anzi, sarò più diretto: bisogna prima che tutti noi guardie giurate ci sentissimo una categoria e poi avanzare le giuste pretese”.

È molto difficile svolgere il tuo lavoro a Napoli? Che rapporto hai con la città?

“Napoli è strabellissima come è invivibile, la micro e macro delinquenza la fanno da padrona: ecco perché le guardie giurate potrebbero essere un valido aiuto. Personalmente sono di origini austriache anche se legato al mio territorio auspico sempre di ritornare un giorno a vivere a Innsbruck, appunto, paese di origine della mia famiglia”.
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