MSD ottiene l'autorizzazione della Commissione Europea all'immissione in commercio di ZEPATIER™ (elbasvir/grazoprevir) per il trattamento dell'epatite C cronica

Nei trial clinici di fase 3, elbasvir/grazoprevir hanno raggiunto alti tassi (SVR) di guarigione in popolazioni diverse di pazienti con epatite C cronica, comprese quelle di pazienti con cirrosi compensata, insufficienza renale oppure in terapia agonistica con oppiacei
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) MSD, nota come Merck & Co. in USA e in Canada, ha annunciato oggi che la Commissione Europea ha approvato ZEPATIER (elbasvir/grazoprevir) con o senza ribavirina (RBV) per il trattamento dell’epatite cronica da virus C (HCV) genotipo (GT)1 oppure GT4 negli adulti. Il farmaco, una compressa combinata a dose fissa, da assumere una volta al giorno, contiene elbasvir, un inibitore di NS5A (50mg) e grazoprevir, un inibitore della proteasi NS3/4A (100mg). L'approvazione ottenuta oggi consente la commercializzazione del farmaco nei 28 Paesi membri dell'Unione Europea, così come negli Stati membri dell'Area Economica Europea, Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
«L'approvazione di elbasvir/grazoprevir nell'Unione Europea, che segue le approvazioni già ottenute all’inizio del 2016 negli Stati Uniti e in Canada, è un passo importante nel trattamento di questa devastante patologia» dichiara Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia. “Da oltre 25 anni MSD è impegnata nella lotta all'epatite C cronica: una lunga storia di lavoro e di ricerca, finalizzata a rendere disponibili opzioni terapeutiche dall’elevato profilo di efficacia, tollerabilità e sicurezza al maggior numero di pazienti, con l’obiettivo ambizioso di aiutare a ridurre in tutto il mondo il carico della malattia».
MSD continua a lavorare per rifornire il mercato europeo. I lanci del prodotto cominceranno tra l’ultimo trimestre 2016 e il primo trimestre 2017, e continueranno in Europa per tutto il 2017.
Migliaia di pazienti con epatite C cronica in tutto il mondo hanno partecipato al programma di sviluppo clinico del farmaco, che è stato progettato per rispondere anche ai bisogni terapeutici di pazienti fragili: con cirrosi compensata o con precedente fallimento al trattamento con peg-interferone più RBV, con o senza un inibitore della proteasi.
Nei trial clinici, la risposta virologica sostenuta (SVR) a 12 settimane dopo il completamento della terapia (SVR 12, considerata “cura virologica” basata su livelli non rilevabili di HCV RNA) è stata raggiunta nel 96% (301/312) dei pazienti con infezione da HCV GT1b trattati con elbasvir/grazoprevir per 12 settimane.
Nei pazienti con infezione cronica da HCV GT1a, il 93% (483/519) e il 95% (55/58) ha raggiunto la cura seguendo il trattamento, rispettivamente, con elbasvir/grazoprevir per 12 settimane o con elbasvir/grazoprevir più RBV per 16 settimane. Inoltre, il 94% (61/65) e il 100% (8/8) dei pazienti con infezione cronica da HCV GT4 ha raggiunto la cura seguendo il trattamento, rispettivamente, con elbasvir/grazoprevir per 12 settimane o elbasvir/grazoprevir più RBV per 16 settimane.
L'infezione cronica da HCV, causata dalla presenza del virus dell’epatite C nel sangue, è una delle maggiori criticità per la salute pubblica, e colpisce globalmente più di 170 milioni di persone, 15 milioni delle quali vivono in Europa. Dei sei genotipi di HCV che causano infezione cronica, il GT1 è il più comune in Europa rappresentando circa il 66% dei casi e il genotipo 1b è il più diffuso sub-genotipo nella maggior parte dei Paesi Europei. Inoltre, la diffusione dell'infezione da GT4 in Europa è in aumento.
«Data la complessità dell'epatite C cronica, è fondamentale avere una varietà di opzioni di trattamento efficaci, per garantire ai diversi tipi di pazienti la più alta probabilità di raggiungere la guarigione» continua Nicoletta Luppi. «Nei trial clinici, il nostro farmaco ha dimostrato alti tassi di guarigione in una vasta gamma di pazienti con epatite cronica da HCV genotipo 1 o 4, dai pazienti naïve al trattamento a quelli in cui l’infezione cronica da HCV è stata storicamente sempre difficile da trattare, fornendo una nuova importante opzione nella lotta contro questa epidemia che interessa la salute pubblica globale».
Ufficio Stampa
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