La reintroduzione della starna lungo la vallata del Cesano

L’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) PS2 in collaborazione con l’ENCI delegazione provinciale di Pesaro e Urbino, ha avviato, sulla scorta delle indicazioni fornite dal Piano nazionale citato, un ambizioso progetto di reintroduzione della starna lungo la vallata del Cesano.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - agricoltura) Ma cos’è un progetto virtuoso? E virtuoso per chi? E fatto da chi? Le domande potrebbero essere tante, ma per una volta c’è un’idea che può mettere d’accordo tutti, cacciatori, agricoltori, ambientalisti. Sì, perché questa volta si sta tentando di ricostituire popolazioni di uccelli selvatici una volta comuni, molto comuni in tante zone del pesarese. Fino agli anni ’60-’70 del XX secolo la Starna, Galliforme simile ad un giovane fagiano ma di più nobili origini, era un abitante stabile ed abbondante dell’insieme di campi, pascoli, prati e praterie, arbusteti, siepi e filari tipici della campagna marchigiana. Un insieme di fattori negativi, tra cui il cambiamento dei metodi di coltivazione, un’agricoltura intensiva e un po’ troppo aggressiva, l’abbandono dei coltivi in aree marginali, cementificazione, patologie ed una caccia eccessiva l’hanno decimata in tutta Europa. Oggi, un po’ ovunque, si tenta di tornare ai vecchi tempi e mettere una pezza ai danni arrecati. Recentemente, infatti, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha incaricato ISPRA di predisporre il Piano Nazionale di Gestione per la Starna (Perdix perdix), la cui sottospecie autoctona dell’Italia Perdix perdix italica, è inserita nell’allegato A della Direttiva Uccelli (2009/147/CE); la popolazione europea è considerata vulnerabile ed in diminuzione, in Italia quasi scomparsa. In ambito provinciale, uno dei due enti gestori della fauna selvatica, l’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) PS2 in collaborazione con l’ENCI delegazione provinciale di Pesaro e Urbino, ha avviato, sulla scorta delle indicazioni fornite dal Piano nazionale citato, un ambizioso progetto di reintroduzione di questa specie. In particolare è stata scelta la vallata del fiume Cesano, dove, lungo la rete di istituti di protezione, è stata avviata la complessa operazione di reintroduzione. Obiettivo principale è ricostituire popolazioni stabili ed auto-riproducentisi di Starna; importanti obiettivi secondari sono incrementare la biodiversità, innalzare la qualità ambientale (considerato il ruolo di “indicatore di qualità” che la specie ricopre), costituire una “base operativa” di valore per incentivare l’attività cinofila di qualità.

Le operazioni hanno interessato 33 diversi siti, con il rilascio in natura di coppie in primavera, e di giovani accompagnati da un maschio adulto con funzione di richiamo, tra luglio e settembre.

Tutti gli animali vengono inanellati con anelli metallici, con codice numerico di riconoscimento proprio dell’ATC PS2.

Prima del rilascio in natura le starne vengono ambientate in appositi gabbioni al fine di cementare l’unione della coppia o della brigata in formazione. Dopo il rilascio in natura, il progetto prevede il monitoraggio costante della popolazione, attraverso censimenti al canto in periodo primaverile, censimenti delle nidiate in agosto, censimenti con cani specializzati nel periodo autunnale.

Ma il progetto non si esaurisce qui. Insieme alle operazioni precedenti, esso prevede, oltre al divieto di caccia alla starna durante il periodo del progetto ed una vigilanza specifica, anche i cosiddetti interventi agronomici.

Infatti, questi animali rimangono sul nostro territorio se anche l’ambiente migliora. Per questo sono state attivate varie pratiche agricole (colture a perdere, ritardo dell’aratura delle stoppie, impianto di nuove siepi, mantenimento e realizzazione di punti d’acqua in estate, ritardo della trinciatura in frutteti e oliveti), che incrementano l’ospitalità non solo per le starne ma anche per tutti gli altri animali che frequentano gli agroecosistemi: fagiani, quaglie, allodole, rapaci come le albanelle ma anche mammiferi come lepri e caprioli. E’ evidente quale grande coinvolgimento di volontari necessitano le diverse operazioni!

Il progetto ha valore pluriennale; iniziato nel 2017, proseguirà per almeno 3 anni, sotto la vigilanza della Regione Marche, con l’approvazione di ISPRA, tentando di riportare una specie come la Starna, con un elevato valore naturalistico, culturale e sociale, quindi godibile ed apprezzabile da tutti i cittadini, non solo dai cacciatori.

In questi giorni si sono effettuati gli ultimi rilasci dell’anno, pertanto si invita tutti coloro che frequentano la vallata del Cesano a prestare attenzione per non disturbare le starne né nelle strutture di ambientamento, né con i cani, né durante l’attività venatoria, segnalando eventuali presenze o denunciando atti illeciti.

I primi risultati sono incoraggianti; l’involo di una brigata di starne nelle nostre campagne è spettacolo raccomandato per tutti!
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