Sut (M5S) risponde a Unindustria su Dl Dignità: “L’imprenditoria sana non ha nulla da temere, a rimetterci saranno solo i prenditori”

Il neoeletto alla Camera per il M5S placa l’allarmismo lanciato ieri da Unindustria Pordenone in merito alle ricadute negative che si preannuncerebbero per il mondo aziendale con il restringimento dei tempi del lavoro a termine.
Pordenone, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Luca Sut, neoletto a Montecitorio nelle file del M5s corregge il tiro in merito alle dichiarazioni rilasciate ieri dagli esponenti di Unindustria Pordenone Michelangelo Agrusti e Paolo Candotti, intervenuti nel corso del convegno organizzato dall’ associazione territoriale di Confindustria sul Dl Dignità, attualmente in esame alla Camera: “Il decreto non vuol penalizzare ma, semmai, favorire l’imprenditoria che attua un approccio etico alla gestione contrattuale delle risorse umane. A rimetterci non saranno i veri imprenditori, bensì i prenditori che accedono a finanziamenti pubblici per poi delocalizzare, che creano precariato senza stabilizzare, abusando del tempo determinato e della somministrazione. I nostri giovani e meno giovani certi meccanismi oramai li conoscono molto bene”.
Sut ha poi chiosato: “Non voglio puntare il dito contro le imprese del nostro territorio, ma solo fare chiarezza a seguito dell’immotivata levata di scudi che il Dl Dignità sta generando”. Le sue parole si rivolgono inoltre all’accento negativo posto da Candotti sugli effetti del limite ai contratti a termine sugli investimenti, nonchè sui tempi delle assunzioni stabiliti dalle normative di altri Paesi europei: “Non è vero che ci saranno ricadute controproducenti in tal senso perché a provocarne, in questi casi, è la diminuzione delle aspettative di profitto, a loro volta dipendenti dall’andamento dei consumi e della domanda interna. Voglio infine sottolineare che la riduzione a 12 mesi del lavoro a termine riguarda unicamente i casi in cui la causale della mancata trasformazione del rapporto di lavoro in tempo indeterminato non venga indicata. Diversamente, varrà lo stop dei 24 mesi. Nulla di così terribile come prefigurato, dunque. In tal senso, si guardi agli esempi di Francia, Germania e Spagna che adottano vincoli ancor più restrittivi di quelli da noi proposti”.
“A segnare un punto a favore della lotta al precariato e al sostegno economico alle imprese che scelgono la strada dell’assunzione - sottolinea Sut in chiusura - anche un incentivo al contratto indeterminato, inserito nella prossima Legge di Bilancio e in grado di produrre un risparmio apprezzabile per le casse aziendali. Sarebbe questo il castigo in arrivo?
Ufficio Stampa