Debito Pubblico e occasioni perse, di Clerici (Assoedilizia)

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) QN, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione del 23 aprile 2016 - Debito Pubblico e occasioni perse - di Achille Colombo Clerici

Ci hanno provato grandi tecnici-amministratori come Giarda, Bondi, Canzio, Cottarelli, Perotti, ma il taglio alla spesa pubblica, la cosiddetta spending review, “non s’ha da fare”. Nel 2014 il Governo aveva ipotizzato tagli per 7 miliardi di euro, poi 18 miliardi nel 2015 e 33,9 miliardi quest’anno. Invece negli ultimi due anni l’obiettivo è stato portato, complessivamente, a 25 miliardi. Il fallimento è esemplificato dalla riorganizzazione e razionalizzazione delle sedi locali del Ministero dell’Economia e Finanza. Le prime operazioni sugli immobili, in corso nel 2016, portano a risparmiare circa 2 milioni di euro, mentre le iniziative realizzate tra il 2010 e il 2014 hanno prodotto risparmi di 15 milioni; una percentuale irrisoria dei 25 miliardi.

Il Paese ha perso due grandi occasioni per aggiustare il colossale debito pubblico creatosi prevalentemente nel decennio 1982-1992: l’adozione dell’Euro e, più di recente, il crollo del prezzo del petrolio e la riduzione del peso degli interessi. Quest’ultimo evento è stato la causa principale della diminuzione del debito dello 0,85% soltanto in ben cinque anni (2011-2015).

Nel frattempo il Pil è rimasto uguale a quello del 2011 e il welfare costa oggi 28,5 miliardi di euro in più: quanto l’aumento delle tasse. In altre parole, il maggior prelievo fiscale è servito solo a compensare sanità e previdenza.

Eppure le aree dove ampiamente utilizzare l’accetta sono sotto gli occhi di tutti. L’evasione fiscale in primis (viene calcolata da 120 a 180 miliardi l’anno), le pensioni di invalidità fasulle, circa 3 milioni quasi tutte al sud, che registra anche il maggior tasso di inefficienza e di spreco di pubbliche risorse, le spese delle Regioni (un “buco” di oltre 60 miliardi, sempre all’anno). Tagliando qui si salverebbe il Paese, certo, ma si perderebbe consenso elettorale.

Incombe nel frattempo la data del 2018 anno nel quale l’Italia si è impegnata a raggiungere il pareggio "di bilancio" tra entrate e uscite e a tagliare di nove punti il rapporto debito-Pil. Se non ce la faremo, scatteranno le cosiddette clausole di salvaguardia: aumento dell’iva e multe per decine di miliardi dalla Ue.
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