Monterotondo, Gatto invita la sinistra ad abbassare i toni del dibattito

L’aspirante primo cittadino replica a Lucherini e al candidato sindaco del Pd, poi tende una mano al rivale: “Il momento migliore di questa campagna elettorale è stato quando ho invitato Alessandri al bar”
, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) – “Ancora una volta mi vedo costretto ad intervenire per dare le dovute risposte agli esponenti della sinistra locale che continuano a prodursi in affermazioni errate e infondate nei miei confronti”. Con queste parole Antonino Gatto, candidato a sindaco della città, apre il suo discorso di replica alle recenti dichiarazioni rilasciate ai giornali da Carlo Lucherini e Mauro Alessandri, rispettivamente vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio e candidato sindaco del Pd.
“A Lucherini – spiega Gatto – voglio dire che sbaglia quando sostiene che mentre lui protestava per il finanziamento regionale dirottato sull’ospedale di Colleferro, anziché a Monterotondo, io me ne stavo zitto. Infatti, non solo mi lamentavo di ciò, ma visto il disinteresse della Asl, e del sindaco, nei confronti del SS. Gonfalone, ho fondato un’associazione per raccogliere fondi da destinare al nosocomio e per la ristrutturazione, per gli strumenti ecc. Proprio in quel periodo maturai l’idea di andarmene altrove. Per quanto riguarda la presunta campagna elettorale per Storace, che non ho mai fatto, invito Lucherini a dirmi una sola cena a cui avrei partecipato. La verità è che in quel periodo ho assistito solo a due incontri dove si parlava di sanità e non c’entravano nulla con il colore politico”.
In riferimento alle parole del candidato sindaco della sinistra, che nega di aver insultato Gatto, la sua coalizione o il suo comitato elettorale, il professore sottolinea deciso: “Vorrei ricordare ad Alessandri che dichiarare che non ci capisco «un cavolo», palesa eufemisticamente che non ha una buona opinione di me. Però, mi dispiace deluderlo, credo di aver capito abbastanza da essere sempre più convinto che Monterotondo meriti un cambiamento, specie nella sua classe dirigente. Inoltre, gli rammento che definire «accozzaglia» i rappresentanti dei partiti che mi sostengono o accusare il mio entourage di «ennesima buffonata» o usare epiteti come «delirante, ipocrita e grottesca» riferiti alla mia campagna elettorale, non sono certo dei complimenti, tanto per riportare alcuni esempi delle testuali parole proferite da lui nei miei riguardi”.
Infine, relativamente alla frase pronunciata dal suo avversario («questa non è più l’Italia dell’800 in cui basta essere un uomo presentabile, ma bisogna avere delle qualità per rinnovare e imporre la propria fisionomia progettuale»), Gatto ribatte con forza: “Alessandri dimentica che io, da questo punto di vista, credo già di aver dimostrato moltissime cose. Invece lui, per motivi anagrafici, deve ancora dimostrare tutto”.
Dopo aver fatto queste precisazioni obbligatorie, il professor Gatto invita ad abbassare i toni del dibattito, citando un episodio inedito: “Non vorrei protrarre a lungo queste polemiche. Per stemperare questo clima tengo a precisare che, per quanto mi riguarda, finora il momento più piacevole di questa campagna elettorale è stato proprio alcuni giorni fa, quando ho invitato Alessandri al bar a prendere una bibita. Dopo le elezioni – conclude sereno Gatto – a prescindere da chi vincerà, rimarremo tutti a vivere a Monterotondo, ad incontrarci e a frequentarci; perciò, penso che la competizione deve esserci, ed è giusto che ci sia, ma senza mai superare la soglia della lealtà e del rispetto reciproco”.
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