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Torino, manifestazione antirazzista in sostegno di Moises Pirela e Yang Jing Xiao

TORINO – Quello vissuto da Moises Pirela e Yang Jing Xiao è stato un attacco razzista da parte della polizia. È questo il messaggio dietro la protesta che si svolgerà oggi 13 giugno alle 17 in piazza Carlo Alberto a Torino.
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TORINO – Quello vissuto da Moises Pirela e Yang Jing Xiao è stato un attacco razzista da parte della polizia. È questo il messaggio dietro la protesta che si svolgerà oggi 13 giugno alle 17 in piazza Carlo Alberto a Torino.

I due ragazzi, infatti, il 3 giugno sono stati fermati da degli agenti in borghese nel corso di quello che è stato definito dalla procura un “normale controllo”. In un video ripreso da dei passanti e pubblicato da diverse testate, però, i due – ammanettati e costretti ad entrare in un’auto anche a costo di essere trascinati – appaiono chiaramente terrorizzati.

Pirela ha denunciato il fatto pubblicamente, e le indagini in merito a quanto avvenuto sono partite. Nel frattempo, in una situazione in cui sembra vi sia stato un caso di profilazione razziale, è stata organizzata una manifestazione a sostegno dei giovani. Queste le motivazioni dichiarate dall'organizzatrice, l'attivista Elena Cogato:

“Il 3 Giugno 2021, alle 17:30, nei pressi di Porta Nuova, due persone sono state fermate, aggredite, minacciate di morte, sequestrate e perseguite nei locali della polizia ferroviaria.

In uno Stato che si definisce libero, e in un momento storico in cui la liberta di circolare è ritornata di primo piano per altre ragioni, Moises Pirela e Yang Jing Xiao, “la sua fidanzata” (così la stampa la nomina, eliminandone persino la dignità del nome), non avevano colpe se non una cittadinanza diversa da quella italiana: venezuelano lui e cinese lei.

“Resistenza a un normale controllo” e “errore durante la ricerca di due criminali della stessa nazionalità” sono stati tra i maldestri tentativi della polizia di riparare a un gravissimo atto di razzismo e violenza capillare: è sufficiente osservare le riprese della scena per rendersi conto che si è trattato di un puro episodio di terrore armato.

Noi non vogliamo solo esprimere la nostra solidarietà a chi ha subito questo trattamento incompatibile con qualsiasi stato di diritto: vogliamo soprattutto alzare la voce e dire che non si tratta di un caso isolato, l’ennesimo caso isolato.

È ora di riconoscere una volta per tutte, pubblicamente e istituzionalmente, che questo paese vive in un clima di razzismo sistematico e di violenza armata per le strade.

Non ci arrenderemo finché ciò non sarò riconosciuto.

Finché ci saranno stranieri trattati in questo modo, saremo tutti stranieri.”

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Chiara Venuto
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