MERITOCRAZIA ITALIA, Guerra - Il ruolo strategico della Diplomazia: costruire ponti

Meritocrazia Italia: la diplomazia serve per costruire ponti.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

L’incapacità di tenere rapporti diplomatici basati sul dialogo è una minaccia alla stabilità politica e alla pace mondiale.

Ma che cos’è la diplomazia e perché ha un ruolo chiave la tenuta degli equilibri del mondo moderno?

La parola ‘diplomazia’ proviene dal greco ‘diploos’, ossia diploma. Il termine si riferisce al messaggio scritto su due assi di legno o su un foglio piegato in due con il quale si attestava e provava la legittimazione conferita dal proprio sovrano, da esibirsi o trasmettersi a quello dello Stato nel quale il diplomatico era inviato in missione. Il compito affidato era sempre tenere la serenità tra parti in conflitto di interessi.

Ancora oggi la diplomazia serve a eliminare le cause di ogni contrasto, favorendo accordi e promuovendo la riconciliazione.

Ogni conflitto ha radici profonde nella sfera del sociale, politica, economica e culturale. Per questo, la diplomazia è fondamentale per trovare punti di convergenza, fare chiarezza sulle reciproche intenzioni, cercare soluzioni di compromesso accettabili, agevolare il processo di negoziazione e mediazione.

Secondo il terzo Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, «la diplomazia e gli equilibri dei poteri hanno plasmato il Mondo in cui viviamo, fra protocolli severi, frutto di una saggezza e di una tradizione antica, che oggi debbono fare i conti con le novità che arrivano dalle evoluzioni delle economie frutto dalle nuove frontiere delle comunicazioni online».

La diplomazia serve, insomma, per costruire ponti.

Un compito molto delicato, per il quale occorrono capacità di mediazione, di dialogo, di ascolto, e di confronto costruttivo, ma anche coraggio e determinazione, specie in situazioni particolarmente critiche.

Le nuove tecniche di comunicazione globale hanno portato infinite opportunità a livello internazionale, ma non sempre ci si dimostra all’altezza dell’incarico. La superficialità delle informazioni, la mancanza delle caratteristiche di professionalità e la preparazione dilettantistica sono i peggiori nemici di un vero diplomatico, che, operando in maniera maldestra, incerta o impropria, può trasformare occasioni di pace in fratture insanabili.

Giocano un ruolo decisivo le competenze.

Fondamentali conoscenze in ambito giuridico, economico, commerciale. Essenziale un adeguato bagaglio culturale e soprattutto competenze linguistiche, perché la non perfetta conoscenza delle lingue può portare a pericolose incomprensioni.

La predisposizione alle relazioni umane, la curiosità, la capacità di vedere gli interessi di entrambe le parti, la grande determinazione e la resistenza a stress e tensioni sono alla base della capacità di armonizzazione delle diversità.

Un diplomatico deve conoscere le situazioni delle quali si discute e non cedere alla tentazione di alzare barriere. Anzi, deve saper abbattere i muri e costruire canali di mediazione.

Una diplomazia costruita sul desiderio di autoaffermazione e su intenti di prevaricazione decreta il fallimento di qualunque tentativo di armonia tra i Popoli. Il braccio di ferro tra potenti mortifica le speranze di chi è più fragile, verso guerre senza vincitori, per il fallimento dell’Umanità.

Nella storia del ventesimo secolo, si possono raccontare storie di lavori di diplomazia importanti e di successo, come la mediazione nella crisi dei missili a Cuba del 1962 tra URSS e USA. Ma non mancano casi di diplomazia fallita, che ha portato a guerre e a disastri umanitari, come la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda.

Il ventunesimo secolo non è molto diverso. La strada del dialogo sembra più impervia del passato.

La diplomazia è ampiamente invocata anche ai fini della risoluzione dell’attuale conflitto bellico in Ucraina, anche se quasi nulla sembra muoversi rispetto agli originari attriti.

La rilevanza strategica della diplomazia impone un impegno maggiore nella formazione al dialogo, nella preparazione di giovani pronti a prendere in carico la responsabilità di contribuire alla tenuta degli equilibri internazionali.

Una adeguata educazione alla Cultura e all’ascolto, fin dalla prima età, può evitare che il treno verso il futuro deragli irrimediabilmente.

Stop war.

Roma, lì 30 Maggio 2022                       

Meritocrazia Italia 

Il Presidente Walter Mauriell

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