Ibridi, nuova frontiera dell’arte concettuale

Differentemente dalla messa a fuoco o in abisso, Portulano mette tutto sullo stesso piano, perché la storia non deve per forza continuare , ma può essere completamente distaccata a seconda dei desideri del fruitore . Ci sono simboli, araldiche , parole che lette in modo contrario, unito , obliquo o diverso danno altri significati o che in altre lingue hanno significati diversi. Insomma per evitare che l’occhio si annoi ci sono tutte queste possibilità, quasi come quelle che ci danno i social.
Bologna , (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Differentemente dalla messa a fuoco o in abisso, Portulano mette tutto sullo stesso piano, perché la storia non deve per forza continuare , ma può essere completamente distaccata a seconda dei desideri del fruitore . Ci sono simboli, araldiche , parole che lette in modo contrario, unito , obliquo o diverso danno altri significati o che in altre lingue hanno significati diversi. Insomma per evitare che l’occhio si annoi ci sono tutte queste possibilità, quasi come quelle che ci da’ una schermata di Facebook.
Giuseppe Portulano è un artista nel senso puro del termine, maestro nel catturare l'attenzione della platea con pugnace ironia per attrarla nel gioco della creazione, mostrandone le fasi eppure senza mai svelare nelle minime componenti il meccanismo, lasciando al riguardante la sensazione di averne compreso il significato e nell'attimo che lo afferra, l'opera assume una nuova definizione. Libero dai vincoli dell'obbedienza ai canoni tradizionali, la sua poetica si distringue per la straordinaria duttilità del linguaggio espressivo frutto della profonda ed analitica conoscenza dell'arte del passato, agita fuori da qualsiasi dipendenza reverenziale. Nella serie “Codici”, come sua abitudine, egli procede a destrutturare lo spazio dell'azione pittorica per riorganizzarlo secondo un nuovo registro visivo, ordinato in base a sequenze numeriche attraverso cui esprimere il personale disinganno sugli avvenimenti quotidiani e catastrofici desunti dall'attualità, in un processo dall'imminente dato fenomenico alla sua rappresentazione razionale. Il metodo della crittografia è antico quanto la comparsa dell'uomo sulla Terra, ma in questa Portualno lo usa anche per trasmettere ad un ipotetico destinario messaggi criptati appositamente commissionati dallo spettatore eventuale, ossia il committente che diventa parte integrante del processo creativo. La tela come una superficie mobile diventa il luogo di condivisione delle reciproche riflessioni ed impressioni su tematiche specifiche, apparentemente, indifferenti finché rimangono protette dalla complicità dell'enigma, ovvero sin quando il destinario del messaggio non risolve il rebus. Ma Portulano è un innovatore, sensibile alla lezione di Hilma af Klint, Allan D’Arcangelo, Motherwell e Max Bill per cui “la concezione matematica dell'arte non è la matematica nel senso stretto del termine è piuttosto una configurazione di ritmi e relazioni, di leggi che hanno una origine individuale allo stesso modo in cui la matematica ha i suoi elementi innovatori originari nel pensiero dei suoi innovatori”, e la sua anima anticonformista lo spinge ad ampliare la cerchia degli intercolutori chiamati a decifrare la fattualità contenuta nel codice, divertendosi a disseminare indizi utili per svelare l'arcano, o solo una parte del gioco qualora l'informazione sia riservata solo a pochi adepti. Raffigurazioni connotate da un cromatismo brioso e piacevole, i Codici di Portulano costituiscono una sfida lancaita alla convenzione della rappresentanzione artistica, il punto di partenza da cui ricostruire una presunta oggettività dalla relazione tra artista e osservatore per nuove vie d'interpretazione alla complessità dell'esistere.
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Giuseppe Portulano
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