- Caterina Caselli, cantante e produttrice, ha espresso la sua indignazione per la nuova legge talebana che vieta alle donne afghane di cantare in pubblico, sia in coro che individualmente. In una lettera pubblicata su La Stampa, Caselli ha dichiarato: "Io sono nata libera. Ho potuto scegliere il percorso della mia vita che è stato segnato dalla musica. Quando ho saputo di questa legge odiosa che proibisce alle donne afghane di esprimersi nel canto, corale e collettivo o individuale non importa, pena la galera, ho sentito un moto di ribellione. Perché mai cantare sarebbe qualcosa di intimo, che può indurre in tentazione?".
La reazione di Caselli è solo una delle tante voci che si sono levate contro questa legge. La poetessa afghana in esilio, Shafiqa Khpalwak, ha scritto su X: "I taleban possono provare a ridurci al silenzio con le loro leggi, ma non possono prendere le nostre voci. Noi scriveremo, leggeremo. E resisteremo. Le nostre ferite diventeranno poesie, e la nostra sofferenza si trasformerà in canto eterno". Questo messaggio è uno dei tanti che stanno circolando sui social media, dove le donne afghane stanno trovando modi alternativi per esprimere la loro resistenza.
Oltre al divieto di cantare, i talebani hanno anche bandito le arti marziali miste in Afghanistan, dichiarandole "incompatibili con la legge islamica". Un ufficiale governativo ha spiegato che queste discipline sono "troppo violente, mettono a rischio la vita, potrebbero causare la morte". Il Ministero Talebano per la Propagazione delle Virtù e la Prevenzione dei Vizi ha approvato questa decisione, aggiungendo un ulteriore livello di controllo sulle attività fisiche e culturali nel paese.
Nonostante le restrizioni, le donne afghane continuano a trovare modi per resistere. Cantano Thamina e Mawloda, canta Fawzia. Due studentesse in un bar di un’università americana, una donna truccata col telefonino in mano, un’altra completamente avvolta dal burqa. Il ritornello malinconico è quello di una canzone di Aryana Sayeed, la pop star in esilio dall’Afghanistan, che dà voce alle donne afghane da quando ha lasciato Kabul. Sayeed ha criticato con forza la legge per la “Promozione della virtù e prevenzione del vizio” con cui i taleban hanno vietato alle donne di cantare e persino di parlare.