- Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, ha scritto una lettera ai genitori, allegata agli atti del processo e pubblicata integralmente dal Corriere della Sera, in cui esprime un profondo senso di colpa e disperazione. Nella missiva, Turetta afferma di comprendere e accettare l'eventualità che i suoi genitori possano volerlo dimenticare e rinnegare come figlio, riconoscendo di aver causato loro un dolore immenso. Egli ammette di non avere più il coraggio di guardarli in faccia e di pensare che sarebbe stato meglio per loro avere un figlio morto piuttosto che un figlio come lui.
La Corte di Assise di Venezia ha recentemente deciso di non ammettere la costituzione di parte civile delle associazioni femministe nel processo a carico di Turetta, imputato per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Questa decisione, motivata dalla volontà di evitare il clamore mediatico e la spettacolarizzazione del processo, ha suscitato diverse reazioni. Vittorio Coletti, su HuffPost, ha espresso dubbi sulla validità di tale argomentazione, sottolineando che le femministe non desiderano trasformare un processo per femminicidio in un palcoscenico per le morbosità di cronaca rosa o nera, ma piuttosto combattere contro tali fenomeni.
Durante l'interrogatorio, Turetta ha fornito dettagli sulla notte dell'11 novembre 2023, quando Giulia Cecchettin è scomparsa e poi è stata uccisa. Ha rivelato particolari che saranno probabilmente incrociati con le prove nel corso del processo, in relazione alla possibile aggravante dello stalking e della premeditazione. Turetta ha confessato di aver ucciso Giulia dopo che lei gli aveva detto che non sarebbe mai più tornata con lui. Queste dichiarazioni sono state trasmesse in esclusiva da Quarto Grado, aggiungendo ulteriori elementi alla già complessa vicenda giudiziaria.
La lettera di Turetta ai genitori rappresenta un grido di dolore e pentimento, un tentativo di spiegare l'inspiegabile e di trovare un senso in un atto che ha distrutto due famiglie.