Il 2025 si preannuncia come un anno decisivo per il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Iran. Donald Trump sta per tornare alla Casa Bianca intenzionato a limitare o distruggere il programma nucleare iraniano, ma con meno tempo per decidere e, apparentemente, meno opzioni rispetto a otto anni fa. “Può succedere di tutto,” ha detto Trump a Time a novembre, rispondendo a una domanda sulla possibilità di una guerra con l’Iran.
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Approfondimenti:
Un lavoro complesso. Una triangolazione tra Iran, Italia e Stati Uniti su cui il governo preferisce mantenere il massimo riserbo. Giorgia Meloni ha descritto così l’operazione che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala. I dettagli saranno forniti solo nelle sedi opportune. Ma ora la partita può giocarsi ora su un altro livello, quello del dialogo tra Teheran e l’Occidente. La Repubblica islamica è da tempo che lancia segnali al resto del mondo.
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Nei confronti dell’Iran serve una «diplomazia intelligente», ha dichiarato più di un volta James Vance, il vice di Trump, ex marine reduce dall’Iraq nel 2005. La “carta” iraniana e sciita rispunta da queste trattative per la liberazione di Cecilia Sala – per altro, con la sorte incerta di Abedini, un caso ancora aperto e «da chiarire con gli americani» per Meloni stessa – come in un’azzardata carambola da biliardo tra Roma-Washington e Teheran
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Mentre il presidente eletto Donald Trump è in cerca di opzioni per un premio Nobel per la pace e tutti gli occhi sono puntati sulla guerra della Russia all’Ucraina, un candidato meno inverosimile per un accordo potrebbe essere il programma nucleare iraniano e la sicurezza del Golfo. E l’Europa potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel facilitarlo. Per essere chiari: il Medio Oriente è su una traiettoria di escalation.
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L’Iran sta fremendo. E la ragione è molto semplice. Teme l’ormai imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Non è un mistero che il presidente americano in pectore abbia intenzione di rispolverare la politica della “massima pressione” su Teheran. Il suo obiettivo non è quello di un regime change. Vuole semmai mettere gli ayatollah con le spalle al muro per costringerli a rinegoziare radicalmente il controverso accordo sul nucleare che, siglato dall’amministrazione Obama nel 2015, Trump aveva abbandonato…
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(Adnkronos) – All’interno i disordini sociali e una crisi economica sempre più profonda. All’esterno il collasso degli alleati, con la leadership di Hamas e Hezbollah decimata da Israele e il regime di Bashar al-Assad deposto dal gruppo jihadista guidato da Abu Mohammed al-Jawlani. E’ un Iran indebolito quello che si appresta ad affrontare il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La cui Amministrazione starebbe già valutando nuove sanzioni contro Teheran oltre che raid aerei…
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Un’ultima possibilità per l’Iran prima di un attacco americano al programma nucleare di Teheran. Si può riassumere così l’analisi pubblicata nelle scorse ore dalla rivista specializzata Foreign Affairs. A sorprendere gli osservatori non è solo la constatazione che la finestra temporale per risolvere il complicato dossier internazionale si stia per chiudere ma anche il fatto che l’autore dell'intervento sia Richard Nephew, ex…
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Di Giuseppe Gagliano – Negli ultimi giorni del suo mandato il presidente statunitense Joe Biden e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, hanno discusso sulle opzioni militari contro i siti nucleari iraniani. Lo ha reso noto il portale di informazione Axios, indicando questioni di estrema rilevanza geopolitica e strategico-militare. L’incontro, avvenuto in un momento di crescente tensione nell’arena internazionale, evidenzia la complessità della posizione degli Stati Uniti nei confronti del programma…
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